Chissà quante volte Dio, prima d’allora, sarà rimasto chiuso fuori dai sogni dell’uomo, aspettando che lo lasciasse entrare. Satàn, farabutto, l’ha combinata grossa: ha sparso voce che Dio fosse irraggiungibile, che fosse con la testa tra le nuvole, ignaro delle sorti dell’umanità. L’uomo, nel tempo, diede un po’ troppo credito a quell’arlecchino. Che taceva – a fregarti sui particolari è un genio – la cosa più sanguinolenta: che se non segui i tuoi sogni, qualcuno prima o poi ti obbligherà a seguire i suoi. Il risultato è che, all’alba, i bidoni della spazzatura sono pieni di sogni abortiti ancor prima di nascere. Dio, nel frattempo, sapeva il fatto suo. Quando Lucifero pensava se ne andasse a dormire, in realtà andava a sognare come organizzare il recupero dell’uomo giù in terra: “Vado a dormire che mi scappa da sognare!” avrebbe risposto a Satàn se, solo, avesse avuto il coraggio d’interrogarlo. Invece niente: fa il forte coi deboli, è debole coi forti. Per anni pensò d’aver sbaragliato la concorrenza: “In tutto il circondario non c’è più nessuno disposto a credere alle buffonate di Dio” concluse frettolosamente, un po’ (troppo) distratto. Distratti lo erano un po’ tutti. Eccetto una, la Gesuina.
Gesuina era l’unica immacolata della zona: immacolata perfezione perchè d’immacolata concezione. Viveva a Nazareth, in pieno bailamme di colori, di aspettative e di pensieri. Accortosi di lei, vestito in borghese Dio s’intrufolò nella sua storia per mandare in onda il suo sogno: che non ci fosse più distanza tra Terra e Cielo. Dall’alto appariva chiaro, a Dio, che la storia si fosse abituata alla sua mancanza. Lui, con occhio di lince, intravide l’ultima finestra rimasta aperta, l’unica anima rimasta immacolata alle arlecchinate del demonio. Decise di non apparirle in sogno: in sogno apparirà al suo sposo per fargli capire che non c’è stato nessun pasticciaccio in quella pancia gonfia. Alla Gesuina andò incontro in viva-voce: Rallegrati, bellissima che non sei altro! Lei, spaventata, avvertì che qualcosa stava accadendo in lei, perchè qualcuno lo stava facendo accadere: si sentiva d’essere un sogno sognato, un pensiero pensato, sguardo guardato. È strano persino a dirsi, ma se sognare ad occhi chiusi è pericoloso, la ricetta non è non sognare più ma sognare ad occhi aperti: “La realtà – le dice Dio – è molto più suggestiva di ciò che immagini nella tua fantasia”. A Nazareth le voci che si rincorrevano erano immusonite e borbottanti: per paura del futuro, continuavano a rivangare il passato, perdendosi il tempo presente. Per la paura di morire avevano accettato di non vivere. Va detto, in onestà, che Satàn aveva fatto un lavoro certosino di infiacchimento: aveva mandato in coma la speranza.
La Gesuina, invece, l’aveva protetta dal peccato-truffa del Male: «Gesuina concepita senza peccato originale» recita la gente quando si lecca le labbra con le litanie. Satàn, in parole povere, non avea nessun appiglio in lei: il peccato è il gancio che il Pipistrello ha per far breccia e svaligiare il cuore dell’uomo. In Lei, invece, nessun peccato, nessun aggancio: per un singolare privilegio nacque pulita. “E’ senza peccato originale” diciamo di qualcuno che mostra d’essere un puro, senza macchia d’ingenuità, al netto di ogni malizia. Lo diciamo sapendo, però, ch’è peccatore come tutti. Gesuina, invece, lo è davvero: è come vedere la nostra faccia, ciò che saremmo potuti essere, se quella bestia di Satàn non ci avesse presi per il collo con la sua furia. Rimase Gesuina come memoriale, Dio protesse un esemplare per salvare la specie: per poter, un giorno, ripartire nella restaurazione della storia. A Nazareth, quella mattina, tutto era pronto: come un sarto accorcia un paio di pantaloni, Dio accorciò la distanza tra Cielo e Terra. Si decise di andare in affitto da Gesuina: con Lei firmò il “contratto d’affetto” per il suo sogno. Vero: è stata favorita. Ma avrebbe potuto benissimo dire no: invece ha detto sì. Fu così che nacque al mondo Maria, il Gesù in miniatura. Gesuina è il nome più sincero: incontrare Gesuina è stare già nella sala d’aspetto di Gesù.
(da Il Sussidiario, 19 dicembre 2020)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei (Luca 1,26-38).
Tutti gli editoriali d’Avvento
I^ Domenica d’Avvento, RipartiAmo, da Il Sussidiario, 28 novembre 2020
II^ Domenica d’Avvento, Pazzo scatenato, da Il Sussidiario, 5 dicembre 2020
III^ Domenica d’Avvento, Io (non) sono Dio, da Il Sussidiario, 12 dicembre 2020
Dal 9 ottobre, in tutte le librerie, Ciò che vuoto non è (San Paolo, 2020), il nuovo libro di Marco Pozza
Il vuoto: «Mesi di vuoto dappertutto: dentro, fuori, in basso, qualcuno temeva pure lassù. Non è stato così: eppure “benvenuti alla resa finale!” hanno pensato in tanti». E se quel vuoto fosse stata una misura: “Quanto ti manco?” In una casa, l’unica stanza piena è quella vuota: è tutta colma del suo vuoto, di se stessa. E’ davvero necessario riempire ogni vuoto a tutti i costi?
In Ciò che vuoto non è l’autore ripercorre gli articoli del Credo cristiano alla luce del vuoto dei mesi di pandemia: «L’uomo ha diritto di voto, la bellezza ha diritto di vuoto per brillare» scrive. Che nome dare a quel vuoto? Per chi crede il vuoto è una mancanza piena di nostalgia, per chi non crede è pur sempre un’esperienza mistica: certe domande, comunque, hanno bisogno di vuoto attorno per respirare. Ripartiamo, dunque! Da quel sepolcro che le donne, a Gerusalemme, hanno trovato vuoto il mattino di Pasqua. E’ d’allora che quella cristiana è fede fondata sul vuoto, fede che ha diritto di vuoto.
Tra memorie paesane e sprazzi di attualità, l’autore si concede delle lezioni di lentezza per cercare una risposta alla domanda che ci interpella ovunque, soprattutto sul ciglio dell’afflizione: “Perchè credere quando attorno è buio”? Nell’emergenza il Vangelo resta uno spicchio di luna a forma di falce: la parte fulgente illumina quella oscura. Che vuota non è (dall’aletta di copertina).
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