La danza del Re

Una gioia disprezzata: il re Davide danza davanti all’Arca dell’Alleanza, Mical (sua moglie) lo giudica in modo negativo.

La gioia di Davide

Oggi, come nel mondo antico, pur potendo comunicare moltissime altre emozioni[1], la danza è abitualmente associata alla gioia. Per questo, tanti ragazzi condividono video sui social come TikTok; per questo, tanti sportivi arrivano ad associare la celebrazione di un’impresa sportiva con qualche passo di danza, improvvisata o studiata che sia. Anche Davide balla. Non solo, si toglie gli abiti regali ed indossa solo un abito di lino, quasi a suggerire che, di fronte a Dio, re o straccione, siam solo figli suoi!

Oltre il codice

Eppure, questa danza non piace a sua moglie che lo sdegna. Non si addice ad un re il ballo come un popolano. Oltremodo disdicevole, no? Sembra palese un oltrepassamento del codice morale, della dignità dei costumi, delle convenzioni sociali. Forse, istintivamente, anche noi daremmo ragione a Mical. Un po’ di decenza non guasta: nei musei, a scuola, di fronte alle opere d’arte… a maggior ragione per un re, di fronte ai propri sudditi!


Nudità… dai panni regali


Talvolta si tende – distorsione significativa! – a connotare in modo sessuale questa “scopertura” di Davide innanzi al Signore. Non sembra essere questo l’aspetto principale; ma, se anche lo fosse, sono stati i grandi santi come Francesco d’Assisi ad evidenziare come siano le motivazioni a tracciare il confine tra spogliazione ed indecenza, fra povertà e sconcezza, fra una ritorno al Padre ed un rinnegamento paterno.

Questione di sguardo

Dio, del resto, non apprezza le premure di Mical. Al contrario! Perché Dio ha compreso perfettamente il gesto di Davide. Che non si è scoperto di fronte ai serve e alle serve, bensì, si è spogliato delle vesti regali di fronte a Dio, affinché fosse chiaro, anche al popolo, che la regalità appartiene solo a Dio: l’unico che siede sul trono d’Israele.

Cristo, nostra arca

Nel Nuovo Patto, Cristo diventa nostra Arca, perché è lui che si pone come mediatore, per mettere pace tra il cielo e la terra. Anch’egli della stirpe di Davide secondo i canoni terreni, nuovo Mosè e rinnovato Abele, dovrebbe indurci alla danza ogni giorno. Perché è lui che ha dischiuso i cieli, come fece Noè dopo il diluvio, in una nuova alleanza, questa volta eterna ed indissolubili, perché, in Lui, Figlio Unigenito, anche noi siamo divenuti, eternamente, figli nel Figlio. E allora… diamo inizio alle danze!


Rif. prima lettura festiva ambrosiana, nella IX domenica dopo Pentecoste :
2Sam 6, 12b-22
Fonte immagine: Pixabay

Allargando lo sguardo: un commento del Papa al medesimo brano


[1] Basti pensare al più famoso balletto in assoluto, che narra la morte del cigno e, dunque, si immagini ne comunichi, pur con grazia, la tristezza

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