«Signore e signori, benvenuti alla sesta puntata del quiz “Chi vuole essere cristiano?” che va in onda quotidianamente sulle reti dei pescatori di uomini. Oggi abbiamo con noi alcuni concorrenti -i discepoli- che si sfideranno a suon di risposte. La regola del quiz la conoscete: chi avrà risposto correttamente a tutte le domande, prenderá la sua croce ogni giorno, felice di rinnegare se stesso e di mettersi alla sequela».
«Ma non perdiamo tempo, cominciamo subito con la prima domanda: «Le folle, chi dicono che sia Gesù?». La prima opzione é: Giovanni il Battista; la seconda: Elìa; la terza: un antico profeta; la quarta: Geremia. Ricordo ai concorrenti che possono usufruire dell’aiuto da casa, usufruire dell’opzione ’50 e 50′, oppure chiedere l’aiuto del pubblico! É di Simone, detto ‘la roccia’, il dito più veloce! Siamo proprio curiosi di scoprire la sua risposta! Andiamo a vedere quale sarà la casella che si illuminerá… Attenzione!!! Non era mai successo nella storia di questo programma: tutte e quattro le risposte possibili sono completamente errate, nessun ‘la accendiamo’!». «Più che l’aiuto da casa, ho chiesto l’aiuto del cuore, -dice Pietro!- per me la risposta esatta non é tra queste». Silenzio. Si chiude il sipario, la claque interrompe gli applausi, é il bello della diretta. «La trasmissione é interrotta, arrivederci alla prossima puntata! Ci scusiamo per il disagio».
Si, é proprio il disagio ciò che incombe tra chi fa una domanda carica di attese e chi formula risposte per sentito dire, basandosi sul dato comune- quello svuotato di una coscienza, fatto di proiezioni proprie, di etichette, di definizioni da manuale che hanno il potere del contagio psicologico ad una velocità direttamente proporzionale al propagarsi del (suo) suono. ‘Le folle’, infatti, era il soggetto sottinteso della domanda. Quelle capaci delle più originali messinscena, le stesse che un giorno gridano “Osanna” e sei giorni dopo “Crocifiggilo”. Per coerenza. I classici duri: di cervice e di cuore.
Il programma continuò dietro le quinte –in disparte e dopo aver pregato– condizioni necessarie e predilette. Pietro assieme ai concorrenti-discepoli si trovò faccia a faccia con l’Autore della trasmissione; celebre inventore di “Lascia o raddoppia”, lo stesso che di puntate, dritte negli occhi, era uno specialista. Un casting, una puntatina, una recluta: funzionava così. Poi via… dietro le quinte, dove tutto é da imparare, dove i primi piani dei volti non sono filtrati da una telecamera né il talco della cipria opacizza le goccioline di emozione e agitazione che si trasformano in sudore. «Ma voi, chi dite che io sia?», la domanda dell’Autore non ha i toni prevedibili e ciarlatani dei conduttori di reality, ma quelli morbidi e sinceri propri di chi parla da amico ad un amico, da amante all’amato- vita vera: “Chi sono io per te? Quanto sono importante per te?”. La risposta potrebbe essere nascosta nella domanda. Per questo prima chiede: «La folla, chi dice che io sia?», per marcare la differenza tra chi risponde per sentito dire e chi, invece, con Lui c’ha a che fare tutti i giorni. «Per sentito dire ti conoscevo, ma ora i miei occhi ti vedono», disse Giobbe (cfr. Gb 42, 5). «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» disse Paolo (cfr. Gal 2, 20), che appena lo incontrò e ne fece esperienza direttamente, rimase talmente folgorato che se la fece di corsa verso la meta celeste (cfr. Fil 3, 14), ardendo di una sete insaziabile di conoscenza per quell’Uomo che si era presentato a lui come “Colui che tu perseguiti” (cfr. At 22, 8). A Pietro tocca di prendere parola a nome di tutti e di fare la professione di fede. «Tu sei il Cristo di Dio» (cfr. Lc 9, 20). Proprio lui prestó anzitempo la voce a tutta una Chiesa, diffusa adesso in tutto il mondo; prestò la voce a me e a te, perché ciascuno potesse ammettere di non saperne nulla circa il Figlio dell’Uomo; o di volerne sapere sempre di più sul suo conto. “Chissà chi sei, chissà che sarai, chissà che sarà di noi? Lo scopriremo solo vivendo(Lo)”, cantava Battisti. Perchè per dire di conoscere davvero una persona devi frequentarla, ascoltare ciò che dice, scrutare ogni comportamento; e spesso capita che dopo averla frequentata per anni, si scoprono ancora cose nuove di lei. Non era il Messia che avrebbe riscattato il popolo dall’oppressione romana come pensavano anche i suoi, coloro che erano stati con Lui giorno e notte -«Il mio Regno non é di questo mondo» avrebbe detto più tardi (cfr. Gv 18, 36)- e non era venuto per punire i peccatori- isolandoli e separandoli dai buoni, tracciando linee di confine tra spettatori e protagonisti- ma per salvarli: da quando Lui si è incarnato ha preso il copyright sulla storia della salvezza, tutti possono partecipare al programma! Del Figlio del Dio Vivente non si può disquisire attenendosi al copione di un format preconfezionato: Egli fu l’unico Autore della Vita venuto nel mondo per morire, per dare la sua vita in riscatto per molti (cfr. Mc 10, 45)- troppo all’avanguardia, forse, per essere capito e apprezzato, anche ai nostri tempi. L’unico format che si ripropone -anche in noi- resta quello di Pietro, che lo rinnegò quando l’immagine che s’era fatto del Messia lasciò il posto al Messia vero: quello che salva il mondo perdendo se stesso. E quel gallo canterino valse più di cento picchi di ascolto messi insieme, uno share che gli valse il primato e una testimonianza di vita e di speranza senza paragoni. Dio usò il canto di un gallo all’alba come elemento di conversione: da quel gallo canterino Pietro imparò a rinnegare se stesso, e noi da Pietro possiamo imparare a fare altrettanto. Se vorremo, nella libertà, quella vera. Consapevoli che Cristo non é ciò che dico di Lui, ma ciò che vivo di Lui.
E’ tempo di nuove puntate, sono aperte le iscrizioni per la nuova edizione di “Chi vuol essere cristiano?”. Per partecipare basta rispondere alla domanda:
– “Chi è Gesù per me?”
– “…
– “La accendiamo?”