toccare

Ritorna dagli amici vestito da spiga, Lui che se n’era andato via vestito da chicco di grano. E’ il medesimo, l’identica persona, lo stesso gigantesco Amore: lo aveva (pre)detto che «se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane da solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Cadere a terra, venire sepolto sotto terra, poi marcire: non per il gusto macabro di morire, ma per il sogno nascosto di tramutarsi in una spiga, la spiga più bella. (Diospiga bellissima, ora pro nobis!) Loro, quando udirono la storiella, forse fecero cenni col capo a mò d’apertura, o forse non ci dettero più di tanto peso (“E’ una delle tante storie del nostro amico narratore. E’ per gli altri” si saranno detti tra di loro gli amici): di certo non acciuffarono al volo il nettare di quel messaggio. Erano, pure loro, uomini da tutto-e-subito: il sugo di pesce pronto, la ricetta di una torta veloce, una cena surgelata, la fotocamera istantanea. Lui, Chicco aspirante Spiga, s’intestardì nell’insegnare loro l’arte della pazienza. Quando sentiva di fallire il bersaglio, si ripeteva che occorreva tanta pazienza per imparare bene la pazienza: nel frattempo, si mostrò Re della pazienza. D’allora ogni potere umano è composto di tempo (tanto) e pazienza (altrettanta): perdere la pazienza, Cristo lo sa bene, significa perdere la guerra, anche la testa. La guerra, però, è tutta da vincere: una battaglia si può anche perdere, ma la guerra quella no. E nella guerra, un sorriso può fare molto, anzi moltissimo, certamente di più di uno sghignazzo: «Perchè siete turbati, e perchè sorgono dubbi nel vostro cuore?» La spiga non è un fantasma, è il chicco che ha mantenuto la promessa di diventare grande.
Anche da Risorto, come quand’era in vita, soffre per l’incredulità degli amici suoi. Oggi ancora più di ieri, perchè la croce Gli è passata sopra come un trattore nelle ossa. Patisce – è la seconda passione del Cristo, tutt’ora in corso d’opera – che alla morte gli amici ci abbiano creduto così tanto da scappare via sotto la contraerea delle minacce, delle ritorsioni, dei dubbi. La risurrezione, invece, non è materia affidabile per loro, pare ancora un espediente lasciato per soffrire meno il viaggio d’addio, sembra fuffa in confronto al rumore dei chiodi. Dunque, Cristo, che facciamo? “Il maggior disprezzo che io conosca è quello di lasciare qualcuno morire di dubbi. A maggior ragione se amico!” ribatte all’interlocutore esitante. Per questo ricomincia: riprende dalla materia-prima di comprensione per uomini avvezzi al pesce. Ricomincia dal pesce la festa del grande ritorno dell’Amico. A Gennesaret, quella volta, il Chicco disse ai pescatori di abbandonare tutto e di andare dietro a Lui. Stavolta, stessa storia, ma vestito da Spiga: «Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». L’invito a toccare, per i creduloni, parrà quasi una bestemmia: “Dio è intoccabile, bisogna mantenere le distanze del galateo. Gli va dato del Lei, cos’è tutta questa vostra confidenza, gente? É pur sempre Dio, portategli rispetto”, dicono gli scettici. Lui, invece, alza l’asticella: «Toccatemi!» L’intoccabile diventa toccabile, dopo essersi fatto mangiabile, deglutibile: prendete e mangiate(mi). Chiede d’essere toccato, perchè il tatto è una memoria, il tocco ha una sua memoria innata. Guarire è (ri)toccare con amore ciò che prima è stato toccato, o anche solo guardato, con tanta paura: «Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture». L’odore di quella pelle risorta fu per gli amici una musica da toccare: senza nemmeno toccarlo, nonostante l’invito a farlo, fu così chiaro che s’illuminò loro la vita. “Ciao piccolo dubbio – ribattè Andrea ripensando al suo passato, alla sua fatica di credere -: adesso mi ricordo di te, di quando eri solo un piccolo dubbio. Adesso non sei più nemmeno un dubbio: è Lui!” Tornato dagli amici suoi, preme l’interruttore e accende in loro la luce della memoria. É strana la Risurrezione: è una lampada che fa luce indietro, il presente illumina il passato, la speranza riaccende la memoria. S’accorgono, tempo di una cena a base di pesce, che stando con Lui non s’illumina il futuro, ma si comprende ciò che è stato. Trovando la forza di continuare a fidarsi, visto com’è andata l’ultima volta. La spiga non è un chicco che ti abbandona, è un chicco pronto a sposarti.

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni» (Luca 24,35-48).


Editoriali della Quaresima e del Tempo di Pasqua
Mercoledì delle Ceneri, Ricordati che sei polvere (di stelle), 17 febbraio 2021
I^ Domenica di Quaresima, Cristo in controvento, 20 febbraio 2021
II^ Domenica di Quaresima, Il divino Lavandaio27 febbraio 2021
III^ Domenica di Quaresima, Vendono il sole per comprare una candela, 6 marzo 2021
IV^ Domenica di Quaresima, Chiaroscuri sui pipistrelli13 marzo 2021
V^ Domenica di Quaresima, La voglia di Te è più forte della voglia di me20 marzo 2021
Domenica delle Palme, Il Diomendicante e il frutto della Passione, 27 marzo 2021
Giovedì Santo, Masticami, Giuda. Ovverosia del Giovedì Santo, 1 aprile 2021
Venerdì Santo, Pilato e Veronica. Ovverosia, del Venerdì Santo, 2 aprile 2021
Sabato Santo, Silenzio per cena. Ovverosia, del Sabato Santo, 3 aprile 2023
Domenica di Pasqua, Tana libera tutti. Ovverosia, del mattino di Pasqua, 4 aprile 2021
Domenica in Albis, Ferite da leccare o da lucidare11 aprile 2021

 

INVIDIAsatan


Da lunedì 19 aprile 2021, in tutte le librerie, L’invidia di Satàn (San Paolo, 2021), il nuovo libro di Marco Pozza su Maria di Nazareth.

(dalla quarta di copertina) – Adesso è facile, «basta il suo nome, Maria, perchè gli uomini esagerino, non capiscano più nulla. La chiamano povera donna, Madonna, bella donna. L’Immacolata, l’Avvocata, la Regina. I poeti hanno grattato il fondo del barile per escogitare le parole più giuste, le meno slabbrate, le più ardite». Lei, però, ama presentarsi con passi felpati, raccontata dalle nonne ai bambini, pregata dai bambini per i nonni. Invocata da santi, delinquenti e criminali.
Marco Pozza, “alla prova di Maria”, ne celebra l’unicità tessendo in armonia la devozione popolare, la teologia cattolica, i racconti paesani. Rievoca la storia di Gesuina, una vecchia amica della nonna che, solo nel nome, teneva nascosto l’agguato di Maria. Del suo Figliolo: «Perchè Gesuina è la versione femminile del maschile Gesù». Maria è il Gesù in miniatura, «la versione umana più vicina al Dio (dis)umano». Dalla nonna, mentre cucinava i broccoli impastava i dolci, faceva la pasta a mano: l’ha conosciuta lì, l’autore, la Vergine di Nazareth.
L’invidia di Satàn, l’imbecille fatto carne.
Il libro è un viaggio dissacrante e profondo attraverso le quattro stagioni della Vergine, con sullo sfondo i venti misteri del santo Rosario, «la corda di impiccagione di Satàn». Una storia ch’è tutt’ora muro di cinta tra il tempo e il non-tempo. Tra l’uomo mortale e il suo Dio.
Storia di una Madre, affidata alle labbra: «Dovevate sentire nonna recitare il rosario!»

(per acquistarlo clicca qui)

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