Come ti cucino il terrore in salamoia: istruzioni per l’uso. Commedia di genere, dal sapore grottesco/demenziale, ambientata a Rozzano (MI).
Moralità play in tre atti. Protagonisti: un preside pavido, genitori infuriati e islamici ancora di più.
Atto primo: un preside annulla i canti natalizi del tradizionale concerto dicembrino, sostituendolo con un concerto posticipato a gennaio, col nome cambiato in “concerto d’inverno”; motivo addotto (cito testualmente): gli sembrava “una provocazione pericolosa  nei confronti dell’Islam, dopo i recenti avvenimenti di Parigi”.
Atto secondo: protesta dei genitori del suddetto istituto.
Atto terzo: all’ora degli islamici per non aver fatto i canti natalizi, il preside decide di dimettersi.
Non fosse tutto dannatamente vero, sarebbe terribilmente ridicolo. No, anzi: forse lo è appunto perché è tutto vero e non il copione di qualche show televisivo.
Dichiarazioni del genere significa non sapere cosa sia il terrorismo, né cosa sia l’integrazione. Ma, forse, più semplicemente, si tratta di ignorare cosa sia l’integrità.
paris attacks vigil bannerVero, probabilmente, qualche media ha gonfiato i fatti reali, parlando di voler cancellare il Natale, vietare la festa o il Presepe (la citazione di quest’ultimo, in particolare, mi pare fuori luogo: non con le festività natalizie, beninteso, bensì con il citato fatto di cronaca locale, dal momento che il preside non aveva accennato minimamente a provvedimenti nei riguardi di esso). Vero, sicuramente, tanti politici hanno deciso di “marciarci su” e girare al frittata a proprio favore: è il loro mestiere, è quello che hanno sempre fatto, non mi stupisce che lo facciano e mi aspetto di vederglielo fare.
In realtà, però, nessuno di questi è il problema. dobbiamo tornare all’inizio per trovare cosa non vada. A me bastano quelle affermazioni, citate poco sopra, che sono la trascrizione precisa del pensiero al riguardo, mettendolo lui stesso in relazione ai fatti di Parigi e parlandone come di un fatto di “rispetto nei confronti della sensibilità di chi ha altri credo religiosi”. Trovo più pericoloso questo del pericolo paventato dal preside. Questo sì  che è un pensiero – killer. o, forse, meglio dire un killer – pensiero, nel senso che uccide il pensiero.

L’assurdità è dimostrata dal fatto che, tra i genitori che sono intervenuti, lamentandosi, ce ne sono alcuni che sono musulmani. Se davvero fossero tanto infastiditi dai canti natalizi, dovrebbero battere le mani a questo preside, unirsi ai laicisti e combattere insieme il Natale. Peccato non sia così.E non è il primo caso.
Ricordo cosa pensavano, durante le Crociate, di un cristiano che si convertiva sotto tortura. Lo consideravano un miserabile. Chi, per paura della morte o del dolore, rinuncia a ciò in cui crede per un’altra religione, potrà essere credibile? In realtà, avevano tutte le ragioni: la risposta è, verosimilmente, no.
Un altro ricordo, forse più banale, e solo apparentemente contrastante conferma questa mia tesi: ad un coadiutore in una parrocchia della Brianza, ora parroco, qualcuno chiedeva conto dei suoi rapporti con gli islamici, se fossero infastiditi dal Cristianesimo e lui rispondeva in modo semplice ed asciutto: “ A Natale sono i primi a farmi gli auguri!”.
No, non voglio negare che ci siano dei problemi. Gli attentati terroristici che si susseguono (non solo in Europa, né soprattutto) sono senz’altro un problema, da affrontare, seriamente.
Ma porci dei problemi anche dove non ce ne sono  non lo vedo d’aiuto.
alla voce terrorismo leggo “’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili”. Dunque, se l’obiettivo è incutere terrore, ragionamenti come quelli del preside sono più pericolosi del terrorismo stesso, perché ne sono il risultato della loro più evidente vittoria.
Se abbiamo paura di cantare canti natalizi perché li vediamo provocatori e li sentiamo irrispettosi verso altre fedi, allora abbiamo già perso il rispetto di noi stessi, insieme con la concezione di rispetto. non è da questo che passa né passerà mai l’integrazione, né il rispetto, né (casomai ci sia mai stata un’illusione al riguardo) non è in questo modo che si pone fine al terrorismo. Casomai, lo si alimenta, perché gli si procura, piuttosto, al sensazione di poterci manovrare, manipolare.
Cambiare un’abitudine perché la si ritiene inadeguata dopo un attentato.
Niente di più rassicurante. Per gli attentatori, naturalmente, e per la loro autostima: se davvero c’è qualcosa che può favorire il terrorismo, questa è la mancanza di spina dorsale, non l’esecuzione dei canti natalizi!


Per un approfondimento:

Il giornale di Vicenza: i bimbi islamici cantano sotto l’albero
La stampa: il leader islamico difende i canti di Natale
QN:genitori cattolici e islamici uniti
Video, Corriere – intervista al preside

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