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Biglietto da visita più credibile la Serbia non poteva presentare all’Europa. Desiderosa di entrare nella Comunità Europea per condividere il libero scambio di merci, traiettorie e nazionalità, è stata protagonista di una serata che tutto ha favorito all’infuori dell’integrazione. Perché se l’ecumenismo sportivo non riesce nella patria dove il calcio è una religione, allora siamo incappati in una grossa crisi di fede che rilancia la possibilità di vecchie crociate.
All’idiota di quell’ultras mascherato sulle barriere dello stadio Marassi di Genova, andrebbe spiegato che in Europa si entra per le porte e senza passamontagna sul volto, perché per noi i volti sono pagine che parlano. Negli occhi dei telespettatori, dopo una serata di follia mostrata in diretta, è rimasto il volto esterrefatto di quella bambina sugli spalti che, tutta tremante, s’aggrappava al papà. Quasi a dire: “Cosa sta succedendo, papà?”. Davvero: cosa stava succedendo?
Scusate bambini se vi avevamo invitati allo stadio per contemplare gli assist di un Cassano elegante e ritrovato, l’esordio di Viviano in maglia azzurra e la classe di un Cesare Prandelli ricco di umanità. Scusateci davvero se vi abbiamo fatto perdere una serata seduti a contemplare degli animali scatenati: forse avevate ragione a volervene stare a guardare i vostri cartoni animati, a rivedere quei film che la sera vi danno la buonanotte. O rimanere sdraiati sul lettone accanto a mamma e papà. Pensavamo fosse un bel regalo (e il vostro volto sugli spalti sarebbe stata una tifoseria commovente) per mostrarvi ciò che unisce e crea fratellanza, per farvi fare esperienza di uno sport la cui passione si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione fino a comporre un alfabeto comune capace di parlare a tutti indistintamente.
Invece tutti abbiamo potuto vedere i vostri occhi esterrefatti a chiedere il perché di tanta ferocia. Avete ragione: sarebbe stato più bello passare una serata nell’acquario di Genova a vedere come s’innamorano i delfini, come nuotano i pesci giganti, come danzano e si muovono le belle meduse. Ci siamo resi conto pure noi e vi chiediamo di perdonarci. Voi sapete che l’Europa sta diventando una casa con tante porte: quando uno entra a casa ci entra per la porta, saluta, si siede con educazione e rispetto. Anche l’animale domestico s’abitua facilmente alla vita di casa e si adegua ai ritmi del cibo, del riposo, a fare le fusa come gesto di riconoscenza. Solo gli animali selvaggi, quelli con le bave alla bocca, stanno fuori di casa perché i piccoli vanno protetti dalla furia. L’Europa forse un giorno diventerà una casa comune, ma in questa casa ci saranno degli orari, delle cose da rispettare, uno stile da adottare. Immaginate se a casa vostra uno entrasse sfondando il tetto o infrangendo il vetro d’ingresso con la cassetta della posta: chiamereste subito i carabinieri perché quello è un brigante. Voi avete assistito con i vostri occhi alla ferocia di un gruppo di pazzi che hanno sporcato l’immagine anche di tantissimi bambini che come voi vorrebbero correre e giocare al di là dell’Adriatico. E non possono.
Scusate davvero a nome di chi ancora crede e sostiene un’etica dello sport dove si vince, si perde ma si rimane uomini e donne. Il mondo dello sport non è quello che avete visto. E se quell’uomo suona il campanello non aprite.
Questo vuole dire la nonna quando raccomanda di “non prendere caramelle dagli sconosciuti”. Ma se avete una caramella in tasca e l’estate prossima andate a prendere il sole al di là dell’Adriatico, datela ad un vostro coetaneo: perché anche lui l’altra sera ha avuto paura. Sopratutto del futuro del suo paese.

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* Nonostante le dichiarazioni di Di Pietro e del PD di Bersani (come sono prevedibili, noiosi e fatiscenti), un plauso speciale alle forze dell’ordine: bistrattate e reiette dagli ultras, hanno mostrato sangue freddo e compostezza di fronte ad una situazione che volutamente si voleva far scoppiare. Per mettere a repentaglio la sicurezza di 40.000 persone radunatesi per celebrare una liturgia di sport. Anche dietro quella tenuta anti-sommossa c’erano padri di famiglia, donne e fidanzate, giovani arruolati in servizio: complimenti per il lavoro svolto. Se imperfezioni ci sono state, sono altri i modi per correggerle.

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