C’è chi della Croce ha fatto il manifesto della blasfemia, come le Pussy Riots a Mosca, e c’è chi di fronte alla Croce ha firmato la scommessa più bella: credere che lì dietro c’è una Risurrezione pronta a brillare. Perché nelle pagine del Vangelo abita un’ambiziosa certezza: la Croce è sempre e solo in collocazione provvisoria. Stasera Prato della Valle a Padova si trasformerà in una cattedrale della speranza: non ci saranno gli incensi delle navate, i paramenti impreziositi da lapislazzuli, monsignori decorati di insegne e fasce. Ci sarà un popolo in t-shirt e scarpe da ginnastica, pronto per celebrare la liturgia più bella: quella che trasforma una corsa in una metafora della vita stessa. Sarà una celebrazione di altissimo ecumenismo: correranno credenti e non credenti, gente che della fede ha fatto il suo stile e gente che della fede non ne capisce ancora il senso. Uomini e donne che hanno incontrato Cristo e altrettanti che di Cristo purtroppo hanno solamente sentito raccontare il lato morale e se ne sono allontanati. Gente di estrazione diversa a condividere il medesimo Vangelo, quello della speranza che rinasce sopra le macerie di qualsiasi distruzione. La “Città della Speranza” è una struttura ospedaliera ma è molto di più: è un sogno e un desiderio, è una speranza e una battaglia, è un fremito del cuore e un invito alla gioia, è una scommessa sull’uomo e un inno alla vita. E’ l’arena nella quale quotidianamente si combatte la strenua lotta tra la vita e la morte, il campo di battaglia nel quale s’abbracciano i grandi cervelli della medicina e i corpi semidistrutti di troppi bambini, è il “punto panoramico” dal quale scorgere di cosa sono capaci le donne: stare sotto la Croce non è umano, è proprietà inimitabile di chi nasce donna per custodire la vita, anche in punto di morte.
Correre per aiutare la Città della Speranza è correre per aiutare la vita a risorgere. Stasera Padova vedrà un popolo di corsa, la vita delle sue piazze sarà disturbata da questa frotta di uomini e donne vestiti tutti con la stessa maglietta, sarà invasa da una felice urgenza: rimboccarci le maniche non tanto per salvare l’umanità ma per aiutare la fiamma della speranza a non spegnersi dentro gli abissi della solitudine e della malattia. Stasera sarà una di quelle sere in cui lo sport diverrà l’eco di un messaggio umanizzante prima che agonistico: non conterà vincere o perdere, migliorare primati o fare un allenamento finalizzato. Stasera la vera vittoria è esserci per spingere la vita un millimetro più in là. E allacciarsi le scarpe avrà il significato splendido di “allacciare” alla nostra corsa tutto quel popolo che abita dentro la Città della Speranza.
In contemporanea allo Stadio Euganeo ci sarà il Meeting Città di Padova: campioni osannati, stelle dello sport, fisici mozzafiato a richiamare il popolo dello sport. Per riempire lo stadio l’ingresso sarà gratuito. In Prato della Valle, invece, ci sarà l’ingresso a pagamento: dieci euro da devolvere alla ricerca. Con la sorpresa di trovare tutt’altro spettacolo: il volto di bambini anonimi, di guerrieri della vita, di fisici semidistrutti dalla malattia. In tempo di crisi e di passione la moda spingerebbe verso lo stadio, ma sono mesi che ci dicono che l’Italia è un paese dove succedono cose strane. Ce lo dicono come segno di scoraggiamento e di protesta, come invito alla rassegnazione e alla ribellione. Stasera una di quelle “cose strane” ci farà battere il cuore di gioia: tradire i riflettori della notorietà per inabissarsi nell’oscurità della malattia. Una corsa “a pagamento” davvero strana; e che per una sera ci farà sentire orgogliosi di essere costruttori e artefici di diecimila metri di speranza e di passione. Nel nome della Vita: quella che anche se distrutta riesce ancor oggi a farci correre per immaginare un mondo intero che sia gemellato con la Speranza.