Non c’è accusa più grave che il Vangelo muova all’uomo di quella d’essere uno che si accontenta: di restare sempre dentro la cornice, dentro casa sua, dentro il recinto di mille abitudini. Di non tuffarsi nella vertigine dello Spirito Santo. Il peccato, tra le righe del Vangelo, è una cosa così evidente che la capiscono persino i bambini: è il non volere troppo, il non pretendere il tutto, il non cercare la pienezza. Peccato, insomma, è non desiderare altro da quello che si è. Troppi intellettuali, nel tempo, hanno anestetizzato il cristianesimo: l’hanno spiegato, interpretato, ripulito, addolcito, ammorbidito. È come se ne avessero disinnescato la sua carica esplosiva, finendo per ridurlo ad una sorta di equilibrio, un qualcosa di innocuo. La speranza che volevano ottenere? Che rendendolo più facile, la gente di ogni tempo se ne innamorasse oltremisura. Finendo, invece, per ottenere l’effetto contrario: la gente lo evita per il semplice fatto che sembra esigere troppo poco, non perchè esiga troppo. Non è possibile trovare una sola frase che Nostro Signore pronunci dalla sua bocca che ti prometta l’amore del mondo a causa della tua fede. I santi, invece, hanno vissuto da bastian contrari: siccome si sono accorti subito che il cristianesimo è difficile, allora l’hanno tentato. Divenendo, per il semplice fatto di vivere il Vangelo senza precauzioni, una sorta di palla al piede nella vita della gente: invece che andare a relegarsi nel deserto, han scelto di rimanere in città in modo da ritrovarteli tra i piedi al mercato, sulla strada, sulla piazza, negli assembramenti. Suscitando, la maggior parte delle volte, l’ilarità della gente che, vedendoli, li scansa con la scusante di dire: “Ma questi sono matti, esagerano. Un po’ di buonsenso non guasterebbe neanche a casa loro”. È proprio il buonsenso, invece, che tutti loro detestano a gran voce: il buonsenso di chi leviga il Vangelo con sillogismi tanto raffinati d’essere divenuti, nel tempo, una sorta di trattato dell’inconcludenza.
Suggerire loro di usare qualche precauzione quando leggono il Vangelo è sentirsi rinfacciare che vogliono fare di tutto per non ridursi come noi. Che, certe volte, assomigliamo a quelle tigri ben pasciute che camminano avanti e indietro, incessantemente, nei pochi metri quadrati del nostro zoo. Delle nostre chiese. Ci siamo costruiti una gabbia così confortevole che, manco ce ne accorgiamo, è diventata anche la nostra galera. “Il mondo è più grande, il possibile arriva fino all’impossibile: rifuggite dalla mediocrità, spingetevi alla follia” gridano i santi, sino allo stremo delle forze. “Pensassero per loro invece che stare qui a romperci le uova. Che ognuno faccia la vita che gli pare!” rinfacciamo loro. Non capiamo, noi, che più un’anima è cristiana più si sente responsabile delle mancanze del mondo. “Vabbè, non dirmi che loro non hanno peccato, perchè non ci credo!” dirà qualcuno. Han ragione a non crederci: sono stati peccatori, alcuni di loro lo sono stati in maniera così accesa da vergognarsene, poi, all’infinito: «Il grande peccatore diveniva il più grande innamorato del mondo» scrisse J. Green di Francesco d’Assisi. L’essere peccatori non è stato per loro un problema perchè, a differenza mia, non si sono rassegnati al peccato ma da ogni peccato hanno cercato di risollevarsi andando a supplicare la misericordia di Dio. Finendo per innamorarsene alla follia: non si passa da peccatori a santi, come s’aspetterebbe il mondo. Si passa da peccatori a innamorati, come si aspetta Dio. Vivendo il Vangelo senza precauzioni perchè i santi sognano esattamente ciò che le precauzioni riducono: di rimanere incinta di Dio e del suo Vangelo.
I persecutori – ogni santo ha i suoi persecutori – non si accorgono di offrire loro il gradito omaggio dell’ostilità: quando il malvagio odia un’anima innamorata di Gesù, dimostra di sapere bene che quell’amore è una dichiarazione di morte al male che lo tormenta: chi crede che il cristianesimo sia una scappatoia guardi al Crocifisso. È per questo che i santi esistono ed, esistendo, sono pure degli importuni. La loro coscienza è pungente come il mal di denti che ti dice: “Vai dal dottore!”. Perchè la nostra, spesso, è una strada che non conduce più a Dio. “Tornate a Dio!” ci urlano dietro. Per questo li zittiamo imprigionandoli nei capitelli.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Vangelo di Matteo 5,1-12).
9 risposte
Per me santo è colui che pur vivendo nella “sua quotidianità” ha uno sguardo rivolto al cielo la mia mamma una perfetta sconosciuta per il mondo ma non per noi figli …. Pur ammirando il carisma dei grandi che nella storia hanno lasciato grandi segni del loro passaggio mai come oggi in questo chiasso ricerco quella figura!
Grazie mille della tua condivisione,
buona Solennità di Tutti i Santi.
dm
I santi sono lo specchio riflesso di Dio , operano per lui intercedono per lui . Io ne ho uno anzi due a me cari . San Pio x per la sua vita Santa . Albino perché mi ha cresimato quando era vescovo di Vittorio Veneto. Ricordo ancora il suo sorriso la sua umiltà !
Grazie mille della sua condivisione,
Dio la benedica!
dm
Che bella riflessione riflessione don Marco!! I santi che hanno vissuto da bastian contrari, controcorrente, ma liberi…non come facciamo spesso cioè vivere nelle nostre ” nicchie” , negli ambienti privilegiati che spesso ci creiamo….anche le nostre parrocchie spesso non sono aperte agli altri…comunque continuiamo a camminare verso la santità, che per molti di noi è già qui sulla terra, e penso spt a coloro che lottano tutti i giorni per la propria sopravvivenza( in tutti i sensi) , penso ai tuoi parrocchiani che vivono nel tormento e che spesso incontrano Gesù proprio nella mancanza di libertà aiutati da persone come te, ma penso a tutti noi con le proprie difficoltà e nonostante tutto in cammino ….
I Santi ? Persone normali, innamorarsi pazzamente di Dio al punto di inzupparcisi dentro e….non uscirne più. “Va, e anche tu fa lo stesso”, se vuoi essere felice. (e se…. ci riesci), dice anche a me, a tutti noi Gesù Cristo.
Credo che la santità’ sia una forma di “pazzia “
che nasce da un grande innamoramento di Gesù,che si porta dietro anche i limiti le imperfezioni i deserti della nostra umanità.
Io spesso mi rivolgo ai Santi perché mi ha sempre colpito la loro determinazione nel perseguire lo stile di vita chiesto da Gesù e l’hanno fanno con gioia vera. La mia santa del cuore è Bakhita che in un periodo difficile della mia vita ho percepito molto vicina. E poi tanti santi che non sono ancora negli altari e mai lo saranno, ma hanno sparso semi di bene ovunque siano stati.
“Non si passa da peccatori a santi ma da peccatori a innamorati”: bellissima questa sintesi dell’ Incontro tra l’essere umano e il Dio cristiano, tra la possibilità di “stare” (ad esempio nei capitelli o nelle nicchie) ed il rischio di “accendere” percorsi e traiettorie lungo le strade.
Grazie, don Marco, per questa energica “scossa”!
Buonanotte!