E’ l’altra Italia, quella che dice grazie alla vita e che non smette di sperare. Qualcuno di loro emigra all’estero ripercorrendo le rotte dei suoi antenati alla ricerca di occasioni migliori per far fruttare l’inventiva. Chi di loro rimane raccoglie la sfida dei suoi padri e s’arrabatta nel ripensare la sua creatività in un paese di dinosauri. Fino a qualche giorno fa ad accomunarli c’era la convinzione che i dinosauri non molleranno facilmente. Ma loro nemmeno.
Che l’Italia non sia un paese per giovani ( ma nemmeno per gli anziani e i bambini, però) non occorre più che ce lo ripetano. Nel dopoguerra si emigrava alla ricerca di un sogno chiamato riscatto, oggi si emigra perchè quel sogno non ce lo rubino con una condotta di pensiero funesta e dittatoriale. Eppure questa settimana è successo qualcosa di meraviglioso, fatti che tengono un’insopportabile bellezza per chi non smette di sperare: l’arresto di Dominique Strauss-Kahn, il Presidente del Fondo Monetario Internazionale e l’arresto di don Riccardo Seppia, parroco di un paese del genovese. Oltrechè l’inghippo delle elezioni amministrative di Milano che stanno conducendo al ballottaggio la vecchia guardia. Tre fatti di cronaca e una convinzione errata che li ha traditi tutti e tre: quella di pensarsi immuni da tutto e da tutti. Avessero praticato sport da bambini, avrebbero imparato a loro spese che qualunque competizione termina al fischio finale. In caso contrario si corre il rischio di sperimentare che quando tu li pensi sconfitti, loro scattino in contropiede. E ti ribaltino la partita.
Sono fatti di cronaca triste – che a volte infastidisce più della cronaca nera – che potremmo leggere come l’inizio della confutazione del “teorema del pisello”: ovverosia l’inizio di una nuova fase di storia in cui il senso di onnipotenza – emblematicamente collegato con la virilità da tutti e tre – venga smascherato da se stesso. Chiaramente – e non poteva essere il contrario – nessuno di chi sta sopra loro tre poteva esserne al corrente: lo devono dire per posizione presa, in caso contrario l’accusa di insabbiamento sarebbe feroce, sopratutto se si sta ai vertici di un potere, qualunque esso sia. Eppure sono fatti emblematici perchè la Diocesi di Genova non è una diocesi qualsiasi: è la diocesi del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Perchè il Fondo Monetario Internazionale non è la cassa peota di un oratorio ma l’ente che dovrebbe regolare la convivenza economica e favorire lo sviluppo del Sud del Mondo. Perchè Milano non è Calvene (il mio paese, ndr) ma l’avevano fatto diventare l’ago della bilancia di un referendum ad personam. E’ il potere che acceca e tradisce quando meno te l’aspetti. Eppure dietro questa tristezza qualcuno ode le prove di una nuova sinfonia che sta per entrare. Ce l’ha dura a farsi strada, ma si sa che sin nella pagine della Scrittura Sacra il canto e la poesia sono gli strumenti che i contrattaccanti hanno in mano per abbattere i giganti del potere. E a conti fatti, se ci sedessimo sul davanzale del Mare Mediterraneo tanti paesi approverebbero tale intuizione raccontandoci la loro storia attuale.
Peccato per la caduta di stile (e della Borsa) causata dallo stupro di Strauss-Kahn; peccato anche per la mancata qualità di stile di una certo modo di fare politica. Piangiamo sopratutto per l’ennesimo (non l’ultimo) tradimento di un confratello sacerdote: inapprensibile, inappuntabile, pure con clergyman e colletto. Fra poco la Digos ci aggiungerà pure “satanico”. Ma lasciamo alle indagini (e speriamo ai superiori) la tristezza delle conclusioni.
“Spesso il male di vivere ho incontrato” scriveva il Montale nella raccolta Ossi di Seppia: pure don Riccardo di cognome fa seppia. Eppure le ossa rotte non sono solo le sue, ma quelle dell’intera Chiesa di Dio. Purtroppo o per fortuna.