Scacchi
Poteva almeno
portarsi via lo sgabello! Tutt’intento a maneggiare affari, destreggiarsi tra
fardelli di carte e truffe da tratteggiare, Matteo fu rapito da un imperativo
secco: "Seguimi" (Mt 9). Quel dito
steso pennellato dal Caravaggio sembra custodire l’eco dell’urlo primigenio. "Egli si alzò e lo seguì". Peccato che
qualcuno si sia buttato su quello scranno lasciato libero. Scambiando "seguimi"
con "siediti". Cioè fischi per fiaschi! Poveri ministri del Regno: Lui chiama a
mutarsi in itineranti per Amore, loro diventano i ragionieri di Dio. Proprio
vero: tra chi viene chiamato e Chi chiama c’è sempre uno sgabello di mezzo.
Chissà cosa passeggerà oggi nella testa dei novelli sacerdoti: si alzeranno,
rimarranno seduti, indietreggeranno? Saranno contabili, ragionieri o battitori
per conto di Dio? Matteo obbedisce al richiamo della strada: oggi troppi se ne
stanno inchiodati nelle sedie delle scrivanie, nelle stanze dei bottoni.
Comunque sia, oggi è la loro festa. Ed è giusto che sia festa: c’è un Amore da
celebrare. Magari dopo un lungo ed estenuante appostamento.
Tutti a
pregare per loro: per affetto, per costrizione, per delicatezza. Saranno sacerdoti
per l’umanità. Spezzeranno il pane, distribuiranno la Parola, parleranno di
Cristo. Brividi oggi danzeranno sulla pelle: quando il cielo lambisce la terra
germoglia l’emozione. Chissà se qualcuno si ricorderà anche di chi quest’anno
ha fatto "inversione di marcia", di chi ha deciso di concludere il suo
ministero. Dopo tanti anni. Magari pochi mesi. Chissà la loro anima oggi come
sarà: in festa o triste, vincente o tremolante, spaventata o euforica. Sono
sacerdoti in eterno: forse con qualche delusione in più o, ne son convinto, con
una nostalgia di Cristo maggiore. Chissà perché se ne sono andati. Per
stanchezza o per delusione, per rabbia o per malinconia. Per solitudine.
O forse
per essere felici davvero.
Rimane un
mistero tremendo la pedagogia celeste!
A ballare
con i lupi è eccitante: non t’è concesso di distrarti. Però Cristo ci ha
mandati a due a due. Senza borsa,
senza bisaccia. Ma non senza amici. E’ legge divina: sarà un’avventura spettacolare
se questi giovani preti troveranno un parroco che li sta attendendo per porgere
una mano, una carezza, un bisbiglio all’orecchio. Un gesto di stima: l’animo di
un giovane prete è delicatissimo. Fragile. Prezioso agli occhi del suo Dio. Un
parroco e una comunità sono responsabili dei loro preti, le cui mani profumano
ancora dell’olio profetico. Altri, purtroppo, non avranno questa fortuna: a
loro Dio chiederà da subito gli "straordinari". Di rimboccarsi le maniche. Di
piangere per crescere.

Speriamo
solo che nessun parroco giochi a scacchi con un giovane prete.
Sono
"proprietà gelosa di Dio", non fanti-cavalli-re sulla Piazza di Marostica!

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