Tortura

Nella scansione liturgica ambrosiana, ha grande rilievo un evento che nel rito romano, attualmente, sembra passare in secondo piano: il martirio di Giovanni Battista.

Rispetto alla vita di Gesù, in effetti, si tratta di un evento eminente. Gesù e suo cugino disegnano una sorta di “campanile”: quando il secondo raggiunge l’apice della popolarità, è incarcerato da Erode e, poco tempo dopo, la danza galeotta di Salomè conduce il Battista alla morte, tocca al più giovane incarnare un nuovo tipo di predicazione, questa volta per le strade della Galilea.

Il martirio dei Maccabei

La pagina del martirio dei Maccabei sa essere cruda e toccante al medesimo tempo, diventando una pagina capace di scuotere gli uomini di ogni epoca. Nell’asciutta narrazione, sette giovani fratelli e la loro madre muoiono sotto le torture, pur di non abiurare alla fede “dei loro padri”. In questi eventi vediamo ripetersi il dramma della violenza, ma anche il mistero del martirio. Mistero perché comprensibile solo alla luce della possibilità di qualcosa che possa sovrastare questa nostra vita. Altrimenti, risulta semplicemente incomprensibile che una giovane vita possa essere non portata via, bensì consapevolmente offerta, pur di non contravvenire ad un comando divino. Basti pensare come, statisticamente parlando, atti penitenziali e precetti della Chiesa, sono per lo più accolti con indifferenza persino da chi si ritiene cattolico. Segnale di come risulti inattuale ed anacronistico, al giorno d’oggi, l’utilizzo della parola martirio.

Il ruolo della madre

In questa narrazione, la madre ha un ruolo cogente e – a suo modo – incredibile. Non può lasciare indifferenti quell’insieme di tenerezza, forza virile e sagacia che mostra questa donna, approfittando dell’ostacolo culturale della lingua, che si frappone fra lei ed il sovrano. Puntando su ciò, potrà dire al proprio ultimogenito secondo le proprie convinzioni personali e non secondo le indicazioni ricevute. Proprio qui, però, risiede la straordinarietà. L’amore materno, viscerale, profondo porterebbe il lettore a pensare che la donna concordi con il re nel tentativo di salvare il proprio figlio, l’ultimo rimasto, da una morte cruenta, crudele e atroce. Al contrario, lo incoraggerà a non essere da meno dei fratelli, nonostante la giovane età, morendo nel rispetto della fede dei padri, piuttosto che rinnegarla, pur di avere salva la pelle. Strazia, ancora oggi, questa scena. Questa madre dilaniata dal dolore, scissa tra il desiderio – umanissimo e intangibile – della salvezza del figlio che ha generato e l’amore per una vita oltre la morte, in comunione con Dio, che è solo auspicabile, immaginabile, sulla cui speranza accettare anche la morte e il dolore più atroci.

Solo in vista di un bene

Parlare di martirio, oggi, risulta ostico. Forse, anzitutto, perché ci dà problemi anche solo accettare vi sia la morte. Figuriamoci una morte violenta, per un ideale. Il perché è comprensibile. Per quanto il dolore affligga la nostra vita, tendiamo comunque a vederla come un bene. Possiamo rinunciarvi solo in vista di uno che riteniamo migliore e più desiderabile. Siccome, però, difficilmente è considerata l’opzione di una vita oltre la morte, non solo morire “in odium fidei”, ma anche l’eroismo è ormai considerato follia. Se non vi è nulla dopo la morte, a che pro anticipare la fine? Chi ricorderà il sacrificio compiuto, se nulla attende chi lo compie? Senza un’eternità, è difficile perfino pensare alla condivisione di valori universali nell’aldiqua…

I Maccabei e Cristo

Ancora più sconcertante è pensare che i Maccabei sono considerati prefigurazione della morte di Cristo. Considerando che nessuno, appunto, rinuncia alla propria vita, se non per qualcosa che ritiene più importante, ecco che è possibile comprendere la cifra dell’amore di Dio per l’uomo. Cristo non accetta la Croce per un sentimento di autolesionismo, di spregio di sé. È solo in vista della salvezza, che Cristo l’accoglie. È in vista del fine, non unicamente come mezzo, che Egli la può trovare desiderabile. È desiderabile perché salva l’uomo, non perché Cristo desideri la crocefissione. Ci fosse stato un altro modo, quello sarebbe stato più desiderabile, ai suoi occhi. Perché l’amore di Dio è in cerca del cuore dell’uomo, che, solo quando riposa in Lui, trova ciò che cerca – invano – in altri luoghi.


Fonte immagine: Pixabay
Rif. letture festive ambrosiane, nella Domenica che precede il martirio di san Giovanni Battista

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