Aprire la porta di casa ad uno che bussa è un gesto nobile d’altruismo. Lo è anche donare una moneta al clochard che, inginocchiato, staziona sulla via di casa. Ma c’è un gesto ancora più grande del soccorrere chi dimostra di essere in difficoltà: è quello di giocare in anticipo sui suoi bisogni. Di aiutare qualcuno il cui volto, forse, non lo conoscerai mai, forse. È una liturgia della magnificenza quella che si vivrà in questo fine settimana fuori da tutti i supermercati d’Italia: la chiamano la Colletta del Banco Alimentare, ma è molto di più. E’ la liturgia della generosità, una processione della bontà:, esattamente affascinante come quella con il Santissimo nella festa del Corpus Domini: «E’ frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Lo presentiamo a te, Signore, perchè diventi per noi cibo e bevanda di salvezza» recita il prete a messa. In questo week-end, fuori dai supermercati, si farà lo stesso. Il buon Dio, senza le nostre mani, è un Dio senza mani.

Mi ha sempre incuriosito questo gesto che andrà in onda davanti ai market del centro di Torino, della periferia di Napoli, delle borgate romane nei paesetti sperduti delle isole. Dentro il ventre delle patrie galere: anche lì alla generosità riesce di aprire “succursali autorizzate” del buon cuore. È geniale questo gesto: una sorta di “la miglior difesa è l’attacco”. Stavolta non busserà nessuno, è per questo che ha un po’ di magia. A chi andrà a fare la spesa con la sua lista delle cose da prendere, gli verrà voglia – in quella lista – di fare un po’ di spazio per aggiungere dell’altro: un kg di pasta, un litro d’olio, una scatoletta di tonno. Nulla di eroico, molto di umano: come se, con le nostre urgenze scritte sotto gli occhi, noi le allargasse un po’ per trovare uno spazio dove poter ospitare, per il tempo di una spesa, l’urgenza di qualcun’altra persona. E, indirettamente, ospitare l’altro. È accorgersi che un gesto piccolissimo – quanto pesa nell’economia di una spesa un kg di pasta? – può andare ad influenzare la traiettoria della vita di una persona. Una famiglia. «Ciascuno cresce solo se sognato» scrisse il poeta Danilo Dolci. Non si cresce soltanto se si è capaci di sognare: si cresce meglio quando si scopre d’esser stati sognati, pensati, cercati. Ospitati nei sogni altrui.

L’Atalanta di Bergamo si allena e cresce sotto il diktat del mister Gasperini: «Non credo e non crederò mai nell’idea di aspettare che il tuo avversario sbagli, devi provare a rubare palla per attaccare». Aspettare che l’uomo chieda aiuto? Anche no: mi piace pensare che, qualche volta, amare sia giocare in anticipo.

(da Specchio de La Stampa, 19 novembre 2023)

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