“Io Brunetta Renato accolgo te Giovannoni Tommasa come mia sposa (e viceversa, si spera). Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Che tenero il nostro Renato FunzionarioDoc: finalmente quei fiori d’arancio diventano una splendida conferma. In tempi di crisi matrimoniale, un ministro che si sposa (ultimamente c’abbiamo un governo davvero avvezzo ai sacramenti) è una bella cartolina dell’Italia nel mondo: chissà se nel pacchetto-nozze Renato inserirà anche la promessa di coerenza, vale a dire la certezza per la sua bella amata Titti che lui nella vita sarà ciò che davvero dice. Insomma, il sogno di ogni donna ormai prossima al grande passo, anche se in questo caso si dovrà accontentare di tanti piccoli passi messi assieme vista la statura del promesso sposo. Statura fisica, s’intende: su quella morale – a parte il ministro Tremonti che l’ha bollato in mondovisione come un “cretino” – nessuno ci mette dubbio. Nessuno o quasi: siamo rispettosi delle diversità.
A sentire il Governo questa è l’Italia migliore. L’Italia peggiore sono quei quattro fannulloni ai quali il ministro non si è nemmeno degnato di riservare una battuta di spiegazione: adesso sappiamo che era veramente una questione di tempistica. Quel giorno c’era la lista nozze da perfezionare: 54 lampade, 10 tappeti, 7 tavoli, 6 fioriere, 2 cristalliere, comò, librerie console, capitelli e due testiere del letto matrimoniale. E poi i fiori: tre ulivi (del valore non inferiore ai 4500 euro), 4 melograni, due palme (minimo di 2000 euro al pezzo), un ciliegio, un mandorlo, un susino e un fico. Siamo in piena era del “governo del fare”: gente che scende in politica per un senso della responsabilità che li induce a sopportare stress e pressioni che qualsiasi altro comune mortale nemmeno oserebbe immaginare. Ci piace e un po’ ci commuove la coerenza esemplare di questo ministro prossimo alle nozze: almeno vogliamo essere certi che a 62 anni il passo sarà fatto con avvedutezza e convinzione.
Probabilmente sul lungomare amalfitano il suo matrimonio sarà più affollato del previsto (se le forze di Polizia non saranno costrette a blindare la chiesa per paura di sommosse): lì si sono dati appuntamento quelli che con il prezzo di un ulivo quasi si pagherebbero un anno di affitto, che al posto di due palme sognerebbero un’auto usata di terza mano, che sostituirebbero volentieri le 54 lampade con altrettante pagnotte da portare a casa a pranzo. Sarà veramente un matrimonio affollato di fannulloni perché, in fin dei conti, per non continuare ad essere tali qualcosa bisognerà pur fare di questi tempi: così magari si raduneranno all’esterno della Chiesa e chiederanno ancora spiegazioni su quella domanda così riluttante al faraone. Poveri ministri, nemmeno la possibilità di scindere il pubblico dal privato: anche le nozze vogliono rovinare loro. Sono davvero quattro fannulloni se non trovano di meglio in una domenica di piena estate di rovinare la festa a due piccioncini. D’altronde bisogna in qualche modo esprimere simpatia a così grato ministro che al mantenimento delle promesse ha scelto poco dopo la comodità della poltrona.
Tremonti come regalo-nozze gli ha affibiato la qualifica di “cretino”. Sacconi ha assicurato a Tremonti che lui il Renato Funzionario nemmeno lo sta ascoltando. Speriamo che almeno la buona Titti dia retta al nostro cucciolo veneziano. Anche se – ci spiace fare la parte del diavolo – di questo tempo per credere alle promesse di un ministro bisogna mostrare una buona dose di ingenuità. Cin-cin Renato: c’auguriamo che almeno quella di oggi possa essere una promessa che manterrai.