La vita è proprio strana: un momento prima non ci sei, e quello dopo cominci ad esserci. Sei solo un grumo di cellule ma ci sei: fino a pochi secondi prima, invece, il nulla.
Io però penso che non sia solo questione di cellule. C’è un cammino dietro, un’anima (o più di una!) che arriva a te, Qualcuno che l’ha guidata fin lì e che ascolta i tuoi pensieri.
Io lo so da quando ho ricordi: la mia è una fede semplice fatta sicuramente di molte domande, di qualche arrabbiatura, ma costruita sulla convinzione che non sia tutto qui.
Così, quando con Laura abbiamo cominciato a desiderare una famiglia e ci siamo sposati il 21 Maggio 2016, ero sicuro che il Signore sarebbe stato dalla mia parte: avevamo ricevuto la Sua benedizione nel giorno del nostro matrimonio, abbiamo sempre cercato di costruire le nostre priorità alla luce del Vangelo. Doveva essere così: sicuramente stavo simpatico a quel Dio che pregavo, a cui credevo anche quando mi riusciva difficile. Invece, quel nostro desiderio, dopo qualche anno di matrimonio, mi sembrava sempre più inascoltato. Ma perché stava succedendo proprio a noi, che pensavamo di essere dei bravi cristiani, che non abbiamo mai smesso di avere fiducia in Lui? Ci sono stati momenti di difficoltà, momenti in cui avrei voluto chiederGli dove fosse finito e perché mi sembrava sordo alle nostre preghiere.
Quando la mia fede fatica, da sempre cerco i Santi: persone come noi, che hanno fatto a loro volta fatica, che però hanno dimostrato che proprio nella fatica la fede risplende, potente come non avrebbe mai potuto essere prima.
Domenica 17 Novembre 2019 mi trovo, un po’ per caso a Schio (accompagnavo mia madre da mia zia a Ca’ Trenta). Così, non so nemmeno il perché, mi viene in mente che questa è la città della “Santa Moretta”, come la chiamano nell’Alto Vicentino: a Schio, infatti, si trova il Santuario di Santa Giuseppina Bakhita. Allora, in un momento libero del pomeriggio, decido di farle visita per cercare conforto nella mia, nella nostra fatica. Quel 17 novembre, Giornata mondiale dei Poveri, al santuario di Bakhita mi accoglie Suor Rinella, che con serena mitezza mi racconta la storia incredibile di questa Santa: prima la prigionia e la schiavitù, poi la sua vendita, infine la nascita della vocazione e il suo operato in mezzo ai bambini. Quello di Bakhita è un Santuario costellato di ex-voto per i bambini nati per sua intercessione: così dentro di me comincia ad accendersi una piccola fiammella, che subito ho scambiato solamente per una fortunata coincidenza. Lo era, in fondo; anzi, direi che sulle coincidenze di solito il Signore ci mette del suo: c’è chi le chiama Dio-incidenze. Me ne vado dal santuario col cuore un po’ turbato ma forse anche un po’ più leggero e decido che mio fratello Don Marco doveva vedere quel posto così “potente” e vicino a casa nostra (solo 17 km).
È il 21 dicembre dello stesso anno quando in occasione dei 40 anni di Marco veniamo accolti entrambi nel santuario dalle suore Canossiane, sorelle di Bakhita. Al termine della visita, viene donata a Marco una reliquia della Santa. Marco in quel momento sente di doverla consegnare a me: anche in questo, mio fratello è stato tramite della Provvidenza. Quella reliquia rimarrà sempre con me da quel momento in poi. Sento che nel santuario di Schio c’è aria di casa, che mi sento accolto e sto bene in compagnia delle sorelle: il mio cuore è avvolto da una coperta di affetto e vicinanza. Così per tutto il 2020 lo frequento, con una cadenza mensile, e ogni volta torno a casa leggero, un po’ sgravato da quella fatica che mi abita il cuore. Certo il nostro desiderio di famiglia è sempre presente, a volte lo sento pressante: ma lo vivo con più serenità e in questo credo proprio di essere stato aiutato da Bakhita.
Forse era giunto il momento di presentarle anche mia moglie Laura: è Domenica 10 gennaio 2021, festa del Battesimo di Gesù. Al Santuario c’è già aria di festa: il giorno precedente e quella stessa domenica mattina su Rai1 era andata in onda “A sua Immagine” e, all’interno della rubrica “Le ragioni della speranza”, una puntata speciale, condotta proprio da don Marco, su Bakhita nel ricordo del suo battesimo il 9 Gennaio 1890. Quando arriviamo nel pomeriggio, suor Maria Carla accoglie Laura con un grande sorriso. Ci dice: “Sapevo che sareste arrivati, così ho lasciato Gesù Bambino sul letto di Bakhita”. C’è il tempo per una preghiera insieme e per le nostre intenzioni lasciate sotto le lenzuola della Santa. È per noi un momento di grande intensità: sento forte la comunione con Laura nell’accoglienza che riceviamo in modo affettuoso e gratuito.
È lunedì 8 febbraio 2021, festa liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, quando ritorno a Schio. Sono di corsa, dopo la scuola nel trevigiano (dove insegno e sono preside), ma non voglio mancare al mio appuntamento con Bakhita. Ho anche delle rose per lei, da mettere sopra il letto in cui abbiamo depositato le nostre intenzioni: me la voglio coccolare questa Santa che ci sta offrendo la sua vicinanza. Suor Maria Carla, al termine della Santa Messa delle 17, mi scorge da lontano, in mezzo a un piccolo capannello (se ne formano spontaneamente e spesso intorno alle sorelle, dopo le messe in santuario: attirano le persone con la loro accoglienza). Mi riconosce, e mi saluta così: “Ciao, papà!”. A fine mese Laura ed io scopriamo con gioia che le nostre preghiere sono state ascoltate: stiamo aspettando un figlio. Siamo timorosi, abbiamo quasi paura che questo avvenimento così prezioso si sciupi solo a dirlo; ma appena vediamo la data presunta del concepimento ci manca il fiato: 5 febbraio. Dunque Suor Maria Carla aveva ragione. E un po’ di paura se ne va, davanti alla prova che ancora una volta siamo accompagnati, letteralmente presi per mano da Bakhita. L’8 marzo, festa della donna e giorno della nomina a Vescovo di Rumbek (Sud Sudan) del mio amico Christian Carlassare (che in seguito benedirà il pancione di Laura), entriamo all’ospedale di Santorso per la prima ecografia. Io penso che nel mio cuore non ci stia più gioia di così. Mi tocca aspettare Laura all’esterno, come succede a tutti i papà in tempo di Covid. Quando Laura, ammutolita, mi porge i fogli dell’ecografia capisco: si tratta di due sacchi, quindi due gemelli! Non ci possiamo credere: vogliamo urlare ma non abbiamo parole, vogliamo festeggiare ma non c’è nessun bar aperto, anche se nel sedile della mia Peugeot c’è un mazzo di fiori già pensato per la Festa della mia Donna. Così, ci sediamo in macchina, in silenzio, e osserviamo, come se fossimo davanti ad un Drive-in dell’esistenza, come le nostre vite siano state benedette e come cambieranno per sempre. Secondo i nostri desideri. Scopriremo poi che nemmeno l’8 marzo è stata una data casuale: si tratta infatti di due femminucce. Decidiamo che l’8 di ogni mese al Santuario ci sarà una messa speciale, secondo le intenzioni di Laura e Sandro. Durante una di queste messe, suor Maria Carla mi avvicina e mi confessa: “Sai Sandro, forse non ti avevo mai detto che anche Bakhita era figlia gemella, per voi sembra aver chiesto la misura piena!”.
In tutta questa vicenda di straordinaria grazia nella quotidianità, ci è balenato per la mente di rendere onore a Bakhita dando questo nome a una delle due bimbe: un nome impegnativo, certo, ma sentivo di dover dire grazie, un riconoscimento che, comunque, mai avrebbe ripagato l’enorme dono che ci era stato fatto. Padre Christian, però, mi illumina: è più importante educare le bambine sulla figura di Bakhita, che dare un nome di cui non si è pienamente convinti. Così anche la diatriba del nome giunge al termine e siamo ormai pronti al loro arrivo. Il 24 settembre è il momento: finalmente, all’ora di cena, arrivano Emma e Ginevra, un concentrato di amore puro. Stanno bene, e io non posso non pensare che accanto a me e Laura, in sala parto, c’è stata sicuramente Bakhita a stringerci la mano. In occasione del Natale consegniamo anche noi il nostro piccolo ex voto: un quadretto in cui ho voluto Bakhita, le tipiche capanne africane, e due bimbe che porgono dei palloncini alla santa. Faccio incidere “A Bakhita, figlia gemella, per il dono delle nostre gemelline Emma e Ginevra”. Bakhita sarà con noi anche il giorno del Battesimo, il 6 febbraio 2022 (Giornata per la Vita): la invocheremo nelle litanie e sull’altare ci sarà una statua proveniente da Schio che ricorda la sua presenza.
Questa è la nostra storia: la vicenda, cioè, di come un grumo di cellule è molto, molto di più, se lo guardiamo con gli occhi della Divina Provvidenza. Da quel “Ciao papà” la mia vita si è incendiata di un amore che non credevo possibile prima, e tutta la fatica, gli sforzi di fiducia, i passi stentati hanno trovato un loro posto. La vita è proprio strana: un momento prima ti sembra che sia tutta in disordine, e un momento dopo ecco che scorgi una sagoma, un accenno, un senso. Io ho semplicemente unito i puntini, come nelle riviste di enigmistica: ma per farlo ho dovuto vederli, tracciarli, uno a uno. E soprattutto: chiedere aiuto. A volte i Santi non aspettano che questo: che noi ci avviciniamo col granello di speranza che ci resta in mano. È la cosa più preziosa che possiamo offrire: a noi stessi, a loro, ma soprattutto a Dio. E allora, con le parole di David Sassoli, auguri alle due nostre piccole speranze, auguri a quelle di tutti noi, perché è solo nei desideri e nella fede che cresce la realtà dei nostri sogni.
Sandro Pozza
(testimonianza tratta da www.canossianebakhitaschio.org)