Erano volati assieme con me e con il mio inseparabile Peppone nella terra d’America. Nascosti dentro le bianche carte dei quaderni, da qualche settimana avevano iniziato a prendere dalla penna energia, esistenza e vita. Li avevo scovati nella fantasia una notte di settembre, appollaiati in un angolo di Villa Pamphili: tristi, creativi e troppo carismatici per non scambiare con loro due parole. Un po’ me ne ero affezionato, fino a passare con loro più di qualche notte nelle strade di Roma per leggere i loro sogni, contemplare le loro creazioni, cercare di tradurre i loro modi di dire da fricchettoni romani. Muri colorati, menti vivaci, un quartiere mezzo in rivolta: compreso la fioraia che proprio ieri ha chiuso bottega. Affezionati a loro e pure a quel vecchio che, prossimo alla settantina di primavere, si decise di scommettere un patrimonio per mostrare la fallacia della rassegnazione.

Anche lui ho ospitato dentro le sudate carte nascoste nel bagaglio a mano.

Siamo decollati da Milano che c’era una storia scritta alle spalle, ma un finale che non sapevamo come potesse essere o diventare. Sbarcati al JFK di New York abbiamo spalancato gli occhi, ripulito l’incavo delle orecchie e allacciato le scarpe. Assieme abbiamo ascoltato, guardato e corso. Possiamo pure dirlo: abbiamo fatto anche una bellissima gara. Che a noi poco c’importava, a dire la verità (ma i miei personaggi adesso ne vanno pure orgogliosi): quello che non volevamo farci scappare erano le parole che sarebbero nate lungo la corsa, i pensieri che puntualmente si sarebbero accesi sotto lo sforzo, le intuizioni che assieme avremmo strappato centimetro dopo centimetro al rischio della disperazione.

Sotto il traguardo ci siamo guardati tutti e dieci in volto: Tutto chiaro, adesso! – È stata la nostra conclusione.
Di ritorno da laggiù, ultima settimana di gestazione e ieri notte finalmente hanno iniziato a vivere di vita propria. Ieri erano, oggi sono, domani saranno: è la legge della vita. La legge della corsa. Loro fra qualche mese – usciti indenni e vestiti a festa (o con la loro tuta da lavoro) dal percorso redazionale e di stampa – inizieranno a viaggiare. Il loro giovane papà letterario, che a costoro s’è affezionato così tanto da scoppiare a ridere mentre se li guarda (sopratutto quel matto furibondo del capitano D.), scomparirà per lasciare loro strada libera. O meglio: vivrà nascosto dentro le loro gesta. Come ogni allenatore vive nelle gesta dei suoi piccoli campioni.
Perché scrivere una storia significa sempre immaginare una nuova forma di vita.

Esplorando se stessi alla ricerca del mondo.

centimetro

(Il romanzo – consegnato in questi giorni sotto le vesti delle bozze – uscirà a metà gennaio 2011. Top secret il titolo: alto è il rischio che ci rapiscano i personaggi per clonarli prima che vedano la luce. Io e Peppone faremo loro da bodyguard fino al loro battesimo letterario. Un solo grazie a due amici che hanno già assicurato loro un futuro: la De Agostini Scuola (nelle vesti di Roberto Devalle e Francesco Turletti) e Alex Schwazer che ha fatto loro da padrino con un splendido benvenuto di prefazione. Tutto il resto lo racconteranno loro: non vorremmo mai s’arrabbiassero e anche noi, come la fioraia del quartiere, dover chiudere bottega come prezzo di un tradimento letterario.

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