Ovviamente la colpa è della sinistra. Come la colpa sarebbe stata della destra avesse governato la sinistra: parafrasando il vecchio detto di Aron – per il quale “l’idèologie est l’idèe de mon aversaire” – la colpa è sempre dell’avversario. Da qui nascono i 54 articoli, divisi in tre campi, che formano la manovra firmata dal nostro governo. Una manovra correttiva che al cittadino risulterebbe difficile trascrivere indovinando gli zeri da apporre ai numeri iniziali. Ci viene chiesta dall’Europa: per salvare le famiglie e le imprese, rassicurano. Come chi, volendo far bere il Lisomucil al bambino che non l’accetta, cerca di infilarci assieme lo zuccherino sfruttando l’apertura momentanea della bocca.
Tutto perfetto, fino a quando usa un’immagine che è una condanna: “siamo tutti nella stessa barca”. Ci può anche stare, metaforicamente parlando: certo che non è il Custom line 124 di 37 metri e costato 18 milioni di euro – con 4 suite e una sala fitness – di proprietà del VicePresidente di Mediaset. E nemmeno lo yacht “Force Blu” sequestrato alla famiglia Briatore che tanto disagio psicologico ha apportato al loro infante che, potesse parlare nella sua purezza, assicurerebbe alla mamma che sono altri i drammi che segnano inesorabilmente l’infanzia dei piccoli. Insomma: è sempre snob parlare della gente che fatica a campare se la si guarda dall’alto, circumnavigando i quartieri vestiti di polvere, profumati di sudore e segnati dalla fatica di vivere.
Ma la gente, seppur povera, in situazione di emergenza sa sfoderare quell’ironia che le ridà signorilità: così è nata su Facebook la colletta “Dona anche tu 1 euro per ricomprare yacht a Nathan Falco Briatore”, oppure il Fans Club del Signor Gogol (trascrizione letterale della pronuncia di Google in versione premierale). L’ironia come forma di salvezza per le offese inflitte con un sorriso piacente. E supportate da megalomania di fronte alla quale Giulio Cesare, Napoleone e Carlo Magno sembrano indegni “portaborracce”. Perchè, comunque, se non si capisce una manovra è perchè non la si è letta bene: come se si perde è colpa di chi non sa leggere l’impresa dietro la sconfitta. E così la realtà sfugge di mano: a noi e a coloro che il nostro ruolo ci affida come educandi. Perchè se un TG di 30 minuti riserva i primi 7 per cantare la vittoria di una squadra, relegando fatti socialmente drammatici ai titoli di coda, la lezione è sottilmente dannosa: si capovolge nell’immaginario il grado d’importanza delle notizie e dei fatti che meritano segnalazione. Ma anche qui il problema si risolve: si licenzia la presentatrice perchè con la mimica sfodera giudizi.
Chi è fesso si fa prendere in giro. Chi non lo è studia un’alternativa: si butta nel web e crea una ragnatela di consensi, organizza proteste virtuali, s’ingegna tattiche imprevedibili. Cosicchè t’accorgi dell’invasione di 4000 giovani solo nell’attimo in cui t’appaiono per invadere il bel Prato. Quando dietro ci stanno mesi di appuntamenti, reti di agganci, tanto di progetto e idea già attestata. D’altronde c’è ancora qualche mamma che, ignara della possibilità di una vita virtuale, ingabbia il figlio in camera come punizione e continua serena a cucinare i fegatini: senza rendersi conto che là dentro si stanno consumando viaggi, avventure e proiezioni sempre meno controllabili e immaginabili.
Quando si dice che chi ha il potere non ha l’immaginazione e chi ha l’immaginazione non ha il potere. Ma è più dannosa la manipolazione genetica o la manipolazione mentale?