Il dettaglio che fece la differenza – e che, probabilmente, sfuggì ad Israele che quella volta attendeva il ritorno di Mosè accampato sotto il Monte Sinai, fu la pelle rovente del pastore. Che nemmeno lui sapeva di avere: «Quando Mosè scese dal Monte Sinai – portando in mano le Tavole della Legge – non sapeva che la pelle del suo viso era raggiante. Poiché aveva parlato con il Signore» (Es 34,28). Non è una faccenda di lifting o di chirurgia estetica: il fatto è che la luminosità della pelle è la conseguenza di avere fatto esperienza di Dio. Un’esperienza impressa a fuoco sulla pelle, una sorta di cicatrice o tatuaggio di luce. Dunque non sono più delle semplici lettere quelle scolpite nella pietra ma è la grandiosità di Dio che rifulge attraverso di esse. Un privilegio mai capitato ad alcun popolo o nazione: saranno parole destinate a garantire e consolidare la libertà che Dio ha restituito al suo popolo. Israele, in 430 anni di schiavitù, aveva respirato così a fondo l’Egitto e le sue logiche da essere diventato egiziano nell’anima: non sarà per niente facile, per Dio, cancellare la memoria dell’Egitto – con la comfort zone che gli aveva fatto trovare in cambio della cessione della libertà – dal cuore del popolo. Israele, a forza di restare schiavo, non si ricordava nemmeno più che cosa fosse la libertà: la libertà non è un divano con il poggiatesta recrinabile, col suo comodo poggiapiedi estraibile in lino antracite: la libertà è un deserto davanti a te che può diventare spaventoso se non lo sai abitare. Per questo, non soltanto Israele, molti sceglieranno di tornare ad essere schiavi pur di non dover rischiare nell’abitare la libertà. La libertà, ricordiamolo, pretende un’uguaglianza di rapporti. Tra la tua libertà e quella del vicino.
L’ultima puntata del nostro programma “I 10+2 comandamenti” non a caso ha come titolo: “Istruzioni per l’uso” (in onda stasera, 23.05, RaiUno). Assieme allo scrittore napoletano Erri De Luca e alla biblista Antonella Anghinoni, la sfida è quella di rileggere l’intero Decalogo alla luce delle storie incontrate nel nostro viaggio fatto attraverso l’Italia. Perchè le Dieci Parole (+ due), che magari ci hanno fatto imparare a memoria come le tabelline al punto da farle diventare delle frasi vuote, in realtà sono la parola che Dio si impegna a mantenere quando firma la sua alleanza con Israele. Tipo: “Carissimo amico mio Mosè, sappi che se io, tu e il popolo ci uniamo, prometto che non sarete più schiavi di nessuno”. È una legge scontata per chi cammina: se tu conosci la giusta direzione del tuo cammino, ti sentirai anche più motivato nell’andare. Diversamente da quando capita di vagare di qua e di là senza la minima idea di come orientarti. È semplice la faccenda, dunque: le Dieci Parole sono la segnaletica che aiuterà ad orientare meglio la vita, le istruzioni d’uso della libertà: «Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 118,105). Siccome, poi, Israele fu il primo a trovarsi a sperimentare la durezza e la bontà di queste istruzioni, il Decalogo potrà considerarsi a tutti gli effetti un «corso di avviamento alla libertà» come lo definisce nella puntata lo scrittore Erri De Luca. La garanzia da parte di Dio della libertà, necessariamente legata alla possibilità che vengano trasgredite queste norme: ogni legge, anche quella divina, acquista senso soltanto se ammette la facoltà di trasgredirla. Non ci potrà mai essere gioia senza la libertà.
Il desiderio, preso da sé, è un coccodrillo ingordo e senza limiti: un divieto, com’è ovvio, costringe il desiderio a darsi dei limiti, quanto meno di sapere che il mio desiderio convive accanto al desiderare dell’altro. Resta, però, una domanda al termine di questo nostro viaggio: “Davvero l’uomo ha bisogno di un Dio terribile per fare buon uso della sua libertà?” Gesù Cristo disse di amarsi gli uni gli altri, lasciando intendere che, nel caso, non ci sarebbe stato bisogno di alcuna regola. Il mondo, però, sembra non fidarsi di questo segreto. E, così, i comandamenti diventano fardelli: “Temetevi gli uni gli altri e osservate i comandamenti”. Da qualunque parte la si guardi, rimane un cruccio di dimensioni grandi come un grattacielo: è un gran casino gestire la propria libertà.
(da Il Sussidiario, 4 settembre 2024)
La settima e ultima puntata de “I 10+2 comandamenti” (in onda stasera, RaiUno, 23.05) ha come titolo: “Istruzioni d’uso”. Ambientata nella splendida scenografia della Casina Pio IV in Vaticano, sede della Pontificia Accademia delle Scienze, nella puntata si ripercorrerà l’intero Decaloglo – con sullo sfondo le storie incontrare e raccontate – in un intreccio di riflessioni tra don Marco Pozza, lo scrittore Erri De Luca e la biblista Antonella Anghinoni
Il programma, in sette puntate, è prodotto da Officina della Comunicazione in collaborazione con Rai Documentari. La regia è firmata da Luca Salmaso con la supervisione di mons. Dario Edoardo Viganò. La sesta puntata è stata girata nella Città del Vaticano a fine giugno 2024. Tempo di durata: 60′.
Riepilogo degli articoli
Introduzione al programma, I 10+2 comandamenti (RaiUno), domenica 21 luglio 2024
I 10+2 comandamenti, I^ puntata. Dio, 24 luglio 2024
I 10+ 2 comandamenti, II puntata. Il tempo, 31 luglio 2024
I 10+2 comandamenti, III puntata. Il corpo, 7 agosto 2024
I 10+2 comandamenti, IV puntata. La menzogna, 14 agosto 2024
I 10+2 comandamenti, V puntata. Il desiderio, 21 agosto 2028
I 10+2 comandamenti, VI puntata. La cura, 28 agosto 2024
Puoi rivedere l’intero ciclo di puntate, cliccando su RaiPlay.