Uno degli sport
più amati dai teenager britannici è chiamato "hit and run" che consiste nel
marinare la scuola, andare in giro per le strade assieme ad uno o due amici,
colpire sulla testa un passante, fargli una foto e far circolare le immagini
tra i coetanei.
Leggendo con una
mano il giornale e con l’altra la Scrittura Sacra, in questi giorni ho pensato che
nel nostro piccolo mondo sta capitando un po’ quello che succede con le
autoradio, quando la domenica pomeriggio, in macchina, si vuole ascoltare tutto
il calcio minuto per minuto. Dopo che sei riuscito a selezionare il programma
giusto nella selva di trasmissioni analoghe, è quasi impossibile seguirlo fino
in fondo perché continuamente frantumato dalle interferenze. Che, guarda caso,
si scatenano sempre nei momenti di maggior interesse. Intasati dalle interferenze,
siamo confusi nel capire la programmazione della nostra "civile" società.
A Torino un ragazzo autistico viene
picchiato in classe: centonovantun secondi di pura follia gettonatissimi nel
mondo solitario di Internet. Bullismo? Nel vocabolario è violenza allo stato
puro, è seguire e imitare, eccitati come una muta di cani, qualcuno che
irresponsabilmente si improvvisa capobranco! Dico la verità: a me non piacciono
gli eroi. Preferisco che i ragazzi vivano qui sulla terra e non nel posto
riservato agli eroi nel cielo. Mi fa paura il bisogno di eroismo dei ragazzi.
Quante volte penso di arruolare qualche anziano – che troppo presto abbiamo
cacciato dalla nostra casa – per costituire un pool di "mani sporche" – esattamente contrario a quello sorto per
giudicare – capace di calarsi in profondità nel pozzo di questa confusione per
spiegare che certe vigliaccate più che malvagie, sono imbecilli perché tutti un
giorno ci troveremo "disabili" rispetto a qualcun altro altrettanto stupido e
brutale con noi. Questo esercito di straccioni – di cui forse non fanno parte
solo giovani attori – non si cura con una terapia di gruppo, ma valorizzando in
loro l’anima. Le cronache raccontano che mentre si preparava la disfatta di
Caporetto i capi dell’esercito e della Nazione erano distratti, o affaccendati
in altro. E uscì una triste pagina di storia! E’ la "tragica normalità" – ha
commentato il procuratore per i minorenni Ugo Pastore. O forse una "tragica
inadempienza"?
Ma contro la
stupidità – ce lo ricorda F. Schiller – gli dei stessi lottano invano!