Non l’oro, come ci hanno sempre fatto credere. Nemmeno l’incenso, figurarsi la mirra: “Oro, incenso e mirra hanno regalato i Magi al Bambinello!” Figurarsi se, intelligenti com’erano quei tre, si sarebbero perduti dietro a delle chincaglierie così, immaginandosi all’ingresso della grotta: la spontaneità di quei doni, nel caso, sarebbe stata uguale identica alle risate del pubblico alla comparsa del cartello “Ridere”. Da uomini d’intelletto finissimo, era gente che aveva intuito il nocciòlo della festa: per i regali non spendete soldi, spendete del vostro tempo. Fu così che, solo a posteriori, si è intuito quale magnifico regalo gli fecero per l’occasione quei tre: “Noi, invece – pare di sentirli -: noi, invece che cose, gli abbiamo regalato un viaggio”. Non cose, oggetti, merceria d’abbellimento: bensì il tempo – dal loro tempo – per scomodarsi e andarlo a trovare. Perchè, già in quel tempo, i regali più belli erano le persone, non le cose. “Un viaggio?” ironizzò la gente d’allora sentendo Maria raccontare di quel dono inaspettato venuto da così lontano: “Un viaggio, sì: rovescio, però. Non per fare imbarcare il mio Figliolo per una destinazione ignota, ma per venire a trovare loro il mio Gesù”. Cosa sarebbe stato, al confronto d’un viaggio così, tutto l’oro, tutto l’incenso e tutta la mirra a disposizione? L’uomo dà ben poco quando regala parte delle sue ricchezze: offre il meglio di sé quando dona se stesso. Il suo tempo, ch’è la condizione stessa della sua esistenza: «Essi partirono (…) Vennero dall’Oriente a Gerusalemme». E già partendo, il Bambinello avvertì che nel suo cuore il regalo stava apparendogli: stavano regalandogli un pezzo della loro vita, un pezzo che non sarebbe mai più tornato indietro. Resta, ancor oggi, il regalo più grande che qualcuno possa fare a qualcun altro.

Partirono, dunque. E, strada facendo, sbagliarono completamente strada: piombarono nella grande città invece che nell’anonimo villaggio, bussarono ad una corte invece che ad una grotta, chiesero lumi su un Bambino ad un macellaio di bambini qual’era Erode. Il cielo, però, non appartiene alla geografia dello spazio, ma del cuore: che importa, dunque, se i tre sbagliarono strada nell’avvicinarsi al Bambino? Il Cielo mostrò d’apprezzare assai quel loro scomodarsi, l’intrepido battito di quei cuori inquieti e sbeffeggiò, di fronte a loro, il bullo di Erode: fu lui – che manco si accorse, imbecille com’era – a fornire loro l’indicazione precisa, facendola dire ai suoi consulenti: «A Betlemme di Giudea, perchè così è scritto per mezzo del profeta». Avrebbero potuto mandare in malora il viaggio, mandarsi in malora l’un l’altro per quell’imprecisione stradale: loro poi che, in Oriente, era tutta gente che sapeva leggere le direzioni intercettando il semplice luccicare delle stelle. Invece, da innamorati, ricalcolarono la rotta, ripresero il cammino: non si diedero per vinti. Convinti che quella sete che ardeva loro nel petto era la sete che, un giorno, quel Bimbo diventato Signore sognerà che la Samaritana gli regali: aveva sete della loro sete, avrà sempre sete della sete nostra. Eccoli, dunque: «Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono». Chi impara a credere impara subito dopo ad inginocchiarsi.

Sarebbe parso brutto, anche nella grotta di Betlemme, ricevere regali non graditi. M’immagino il perfetto sorriso di circostanza di Maria quando, scartando i regali dei tre ospiti, realizzava che dentro c’era soltanto dell’oro, dell’incenso e della mirra. “E’ tutto qua, Giuseppì?” avrebbe, forse, bisbigliato al suo bel carpentiere che, discreto, rimirava lei, il bambino e la scena tutt’intera. Il viaggio, invece, mostrò d’essere per loro un dono impareggiabile. Per il piccolo Gesù che, vedendoseli arrivare, scoprì d’aver iniziato ad essere importante per qualche uomo; per loro che, «per un’altra strada», ritornarono da dov’erano partiti, diversi da com’erano partiti. Furono in tanti a chiedere loro cosa s’erano aspettati da quel viaggio, se quello che s’aspettavano si era realizzato. La cosa buffa era che loro non si aspettavano nulla in cambio: “Se t’aspetti qualcosa – rifletterono – non sai regalare, sai barattare”. Diedero a Dio tutto loro stessi: tutto il resto, tutto l’oro del mondo, al confronto, sarebbe stato stato troppo poco. Quasi nulla.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Vangelo di Matteo 2,1-12).

8 risposte

  1. Buongiorno Don Marco, il dono più importante che i Magi hanno fatto al Gesù è stato credere nella venuta del Messia, mettersi in viaggio, cercarlo, prostrarsi davanti al Bambino Gesù. Non sono i doni ma l’esserci che conta.
    Buona festa dell’Epifania del Signore 🙏

  2. Il nostro tempo il bene più prezioso. Vivere e sentire l orologio che segna ogni momento della nostra esistenza
    Con il coraggio di affrontare le sfide.
    Il viaggio dei Re Magi è una iniziativa con tanti rischi da affrontare.
    Sono partiti….
    Buona partenza al nostro coraggio quando cerchiamo Dio .

  3. *Se ti aspetti qualcosa, non sai regalare, sai barattare “. E così deve essere.
    Grazie don Marco e buona festa dell’Epifania a te e a tutti voi 💫

  4. Ho capito oppure interpretato per la prima volta il significato di questa pagina del vangelo questa mattina durante l’omelia.Noi uomini dovremmo guardare in alto e non i nostri piedi per intraprendere un nuovo cammino poi superare il male la cattiveria la prepotenza e le vanità del mondo per arrivare alla cosa più importante cioè la vita sia materiale che spirituale riconoscibile nella semplicità della nascita di Gesù Bambino

  5. Regalare tempo…..nel ns tempo .
    A una nonna, una mamma, …..a un figlio a …….
    I Re Magi …. ci incoraggiano ci insegnano a (ri)partire ogni giorno
    Grazie Don Marco

  6. Questo Commento mi ha fatto molto riflettere e pensare che, forse, sono…sulla traiettoria giusta, Don!
    Il 23 Dicembre scorso, Udendo e riudendo nei corridoi e nelle aule scolastiche: “Buone vacanze!” ho pensato ad un regalo per Gesù Bambino, e l’ho scoperto nel desiderio di riparare quella frase inopportuna semplicemente dedicando a Lui un po’ del mio tempo quotidiano.
    Ho scelto di partecipare alla Messa ogni giorno (ho fatto un’assenza…giustificata 😊 il 3 Gennaio) presentando a Gesù Bambino i ragazzi.
    Senza chiedere nulla e senza aspettarmi nulla, semplicemente chiedendoGli di scusare la nostra superficialità e di notare i nostri difetti interiori di vista e di udito.

  7. Quante riflessioni. I magi sbagliano strada bel cercare Gesù ma non si arrendono…. Quando lo incontrano ritornano per un altra strada, cioè cambiano il loro percorso di vita.

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