MadonnaDellaSeggiola
La Donna-maiuscola è l’ossessione dell’essere-minuscolo: la Madonna, da quand’è nato al mondo il mondo, è l’ossessione di Lucifero, il suo cruccio, il suo invasamento demoniaco, per l’appunto. “Dite che Maria è l’invidia di Satana, poi avete detto tutto” sintetizzò un mio professore amante della Donna. Da quando Dio emise, sotto giuramento, il mandato di cattura internazionale che pende sul capo dell’Immondo – «Metterò inimicizia fra te le a donna (…) Ti colpirà al capo e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,14) – il pensiero di Maria stette sveglio tutta la notte e divenne l’ossessione del Demonio: l’ossessione è qualcuno che resta nella tua testa più di quanto l’hai lasciato rimanere nella tua vita. Pensare a Lei, dunque, è sentirsi arrabbiato al punto tale da non riuscire a prendere sonno. Le idee ossessive, poi, mutano spesso in depravazione: “Benvenuti nel regno del Demonio!” Non esiste al mondo creatura umana che, al pari di Maria, possa rendere nervoso perfino il principe delle mosche: se potesse, è l’immagine della Madonna che cancellerebbe, appena dopo quella di Cristo. Che la gente reciti il rosario, poi, più che nervoso gli ricorda che la sua fine è vicina: quella corda di cinquanta grani, un giorno non molto lontano, diventerà la corda che il suicida userà per impiccarsi, firmando il suo fallimento. Date tempo al tempo!
Nel frattempo, nella storia quaggiù la sconfitta è stata plateale, la batosta letale: Maria fu assunta in cielo. In Lei, parole sue dette alla cugina Elisabetta, «Grandi cose ha fatto l’Onnipotente, santo è il suo nome»: Maria è l’opera d’arte di Dio, il capolavoro meglio riuscito, la creatura che più gli assomiglia senza per questo essere Dio. Non sopporta, Satana-predone, com’è terminata la vita di Maria quaggiù: fare sì che la morte entrasse nel mondo è stato il suo colpo da maestro, d’allora ogni creatura ci fa i conti. Non c’era la morte nel sogno di Dio: «è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono» (Sap 2,23) Bastardo quell’essere-immondizia: non riuscendo a competere con Dio direttamente, sporcò la creazione col peccato. Fu peccato di sospetto: “Attenzione, gente: Dio è geloso della vostra felicità! Vuole sapervi sottomessi a Lui, per questo vi disse di non mangiare di quell’albero. Svegliatevi, seguite me!” I nostri avi, Adamo ed Eva, ci credettero: pagarono pegno, d’allora tutto il mondo nasce sotto questo segno, la creatura ha insita in sé la tentazione di ribellarsi a Dio. E’ la conseguenza di un’eredità ricevuta: ci si appropria dei crediti, anche dei debiti. Dei guadagni, delle perdite. Con Maria il Cielo usò una precauzione: pur creatura, fece sì che fosse concepita senza peccato originale. Si volle, a tutti i costi, che nel mondo ci fosse almeno un prototipo di ciò che era il sogno primigenio di Dio. Fu la risposta di Dio alla ruberia di Satana: facendola nascere senza il peccato, rubò a Satana l’unico appiglio per devastarle l’anima, lo rese impotente di fronte a Lei. Lo umiliò: “Ecco chi sarebbe l’uomo, la donna, senza la tua avvenuta depravazione” gli grida il Cielo innalzando Maria. Satana rode: nessuno ama vedersi smascherare le proprie panzane.
Non morì Maria. Se la morte è entrata nel mondo per invidia del Demonio, nulla potè, potrà, la morte contro colei ch’è nata senza punti d’appoggio per una discesa del Demonio. Divenne, piuttosto, l’invidia dell’Invidia: una ritorsione aspra da digerire. L’Assunzione di Maria è un giorno di lutto nazionale per Lucifero: ogni creatura, pregando Maria, ha modo di vedere come sarebbe stato il suo giorno finale se il peccato non avesse guastato il tutto, se Lucifero non avesse ferito il cuore della storia. Non la morte, ma l’assunzione in cielo: nessuna angoscia, ma l’addormentarsi nelle braccia di propria madre, il suggello di una promessa antica e sempre nuova: “Risorgerete!” Ecco perchè chi confida in Maria non si sentirà mai un fallito. Ecco perchè, oranti di Lei, si odia la Bestia: ci ha avvelenati. Eravamo splendidi, inespugnabili, porco-demonio: Santa Maria, ora pro nobis.

(da Il Sussidiario, 15 agosto 2020)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua (Luca 1,39-56).

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Dal 3 giugno in tutte le librerie I gabbiani e la rondine. La Via Lucis di Papa Francesco (Rizzoli), il nuovo libro di Marco Pozza

La sofferenza, la rinascita, la bellezza nella Via Crucis che ha commosso il mondo.
Roma, 10 aprile 2020, Venerdì Santo. Nel pieno della pandemia, la Via Crucis celebrata dal Papa non si svolge in mezzo alla folla, nel Colosseo, ma nella piazza San Pietro deserta, sotto lo sguardo dell’antico crocifisso della chiesa di San Marcello al Corso. Le parole che risuonano nella notte della morte e del dolore provengono dalla parrocchia del carcere di Padova: a meditare sulle quattordici stazioni della Passione di Cristo è un’intera comunità di uomini e donne che abita e lavora in questo mondo ristretto. “Mi sono commosso” ha scritto Papa Francesco. “Mi sono sentito molto partecipe di questa storia, mi sono sentito fratello di chi ha sbagliato e di chi accetta di mettersi accanto a loro per riprendere la risalita della scarpata.” In questo libro, partendo dalle meditazioni sulla Via Crucis raccolte e scritte insieme alla giornalista e volontaria Tatiana Mario, don Marco Pozza ha costruito un racconto sulla fede e la risurrezione dei viventi: la Via Crucis di Gesù diventa così una Via Lucis degli uomini, la cui sofferenza è stata riscattata da Cristo in persona. “Mai celebrata una Via Crucis così” scrive l’autore. “Pareva davvero d’attraversare l’Odio desiderando l’Amore.”
(Per acquistarlo clicca qui)

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