the old man in the mirror by vergylÈ buffo notare come, nonostante in tutto il mondo imperversino violenze di tutti i generi per le quali, molto spesso, i primi (o gli unici) difensori dei più deboli sono (o si ritrovano ad essere!) proprio i cattolici (un esempio, tra i più recenti), alla faccia degli organismi internazionali preposti alla difesa e alla tutela dei diritti umani (che, il più delle volte, permangono, quieti e paciosi, dietro ai protettivi vetri dei loro palazzi o – al massimo – pontificano in qualche sede istituzionale, quasi sempre situata a distanza di sicurezza da ogni rischio).
Arriva, però, ad essere inquietante che si giunga ad esporre richieste che, non solo suonano come anticostituzionali e contrari al principio dell’eguaglianza giuridica dei cittadini davanti alla legge, ma è addirittura fortemente in contrasto persino, da un lato, con la cultura imperante del “possesso” del proprio corpo, dall’altra, con la garanzia della riservatezza dei propri dati, per la quale la prova del DNA non può mai essere imposta. Tra le altre cose, è proprio questo che si chiede: la prova del DNA per certificare gli eventuali figli illegittimi avuti dai sacerdoti. Dal momento che ciò non è obbligatorio per alcun cittadino, è evidente che una tale norma sarebbe evidentemente discriminante, nei confronti di una categoria di persone, che si ritroverebbe con l’avere minori diritti alla privacy rispetto agli altri cittadini.
Più di uno ha inoltre fatto notare come queste posizioni siano prese “per il bene dei bambini” proprio da parte di chi suggerisce, propone e talvolta, proprio nei paesi più poveri ed indifesi a causa dell’ignoranza, impone l’aborto in nome della “salute riproduttiva”. Come se non fosse l’uccisione di un figlio. Come se non fosse la distruzione di una madre. Come se non fosse evitabile in molti altri modi, prima e dopo.
Che si siano verificati – non solo: che, senza dubbio, si stanno verificando e si verificheranno – episodi di pedofilia non è scontato, ma va dato per certo. Non è una giustifica, è il necessario sguardo sulla realtà. La Chiesa ha accolto in sé schiere di santi che l’hanno adornata di purezza, candore, mansuetudine, purezza, mitezza, fortezza, temperanza, timor di Dio, sapienza, intelligenza.
Tuttavia, la Chiesa non è esente da corruzione, malizia, cattiveria, ignavia, lussuria, prepotenza, arroganza, sopraffazione, arrivismo sete di successo e di potere.
In una parola: il Male è in seno alla Chiesa, così come è in seno al mondo. In base a quale motivo – di catara provenienza – dovremmo pensare che la Chiesa ne sia preservata?
Certamente addolora esserne consapevole, ma l’adesione a Cristo non è – di per sé – garanzia di essere intangibili al fascino del male o a pulsioni contrarie alla natura e al buon senso.
«Siete nel mondo, ma non siete del mondo». Un modo come un altro per invitare a non sentirsi “arrivati”, per pungolare a una progressione continua e costante verso il bene, possibile solo se non si abbassa la guardia. Siamo nel mondo. Immersi nelle sue contraddizioni, nelle sue lusinghe. Nella sua disinformazioni. Eppure, tutto ciò non ci appartiene. È un po’ come camminare coi piedi in due scarpe. Almeno una delle due ci stringerà un pochino, quando va bene.

Sempre più spesso, mi sembra che ci sia una falsa idea della Chiesa, come fosse la Chiesa ad essere santa al posto di Cristo e non Cristo che la santifica – per così dire – di riflesso, con la sua presenza. Forse è proprio in questo senso che sono da leggere tali critiche. Positive se possono spingere a migliorare, ma di base sempre negative, per il semplice fatto che partono ad anni luce di distanza dalla realtà “oggettiva” delle cose. Inutile ricordare che, fin dagli albori, la Chiesa si è sempre presentata come una compagnia, piuttosto scalcinata, di uomini semplici della Galilea. Un raggruppamento eterogeneo e mal assortito sulla cui durata ben pochi avrebbero scommesso alcunché.
Mi pare tuttavia infantile e fuori luogo attribuire ad un collettivo le colpe di un singolo, così come mi pare fuori dal mondo avere pregiudizi sul popolo tedesco perché ha ospitato il nazismo (quando, a ben guardare, ben poche sono le nazioni in cui non abbia abitato, anche solo per un breve periodo qualche potere dittatoriale e dispotico che, per definizione, si mantiene al governo con la forma della violenza e dell’intimidazione). Delitti e misfatti ci sono in ogni epoca e in ogni società.
Di più, credo che, potenzialmente, abitino il cuore di ciascun uomo.
Ogni uomo è giusto sia chiamato a rispondere delle proprie colpe personali (siano esse dirette, indirette o di omissione, qualunque sia l’incarico che occupi), prima davanti agli uomini e poi senz’alcun dubbio davanti a Dio (che non può dimenticarsi il dolore di alcun innocente sulla faccia della terra), ma non sia, per l’ennesima volta, la ricerca di un capro espiatorio la soluzione “di comodo” di un problema ben più profondo e radicato.
Alla luce, per altro, di una verità oggettiva che è ben diversa da quella proclamata: basta infatti anche solo una superficiale ricerca su Internet per trovare documenti che comprovano l’impegno assunto a livello ufficiale per contrastare un fenomeno che ha purtroppo causato tanto dolore verso i più piccoli e che è tanto più grave in quanto compiuto da chi era chiamato ad amare nel nome di Cristo.
Di tutta questa storia torna ben poco. Ci sarebbe quasi da ridere, non fosse tutto, assurdamente, drammatico.
Ma non se ne sono accorti.
Forse.



Alcune fonti:

Storie di stupri e pedofilia all’Onu

L’opinione di Massimo Introvigne

Vaticano, le norme della Chiesa

L’operatività di Benedetto XVI

Famiglia Cristiana, don Fortunato di Noto

La voce sociale, don Fortunato Di Noto

Avvenire

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