Piacenza, Napoli, Costa Volpino (BG), Pescara, Paderno Dugnago: nomi di città che, in questi mesi, s’abbinano al sangue. Una geografia del dolore che, da Nord a Sud, lega l’Italia giovane e assassina. Mandando in onda uno di quegli annunci che fanno suonare l’allarme: “Il mostro non dorme sotto il letto: dorme accanto a te, dentro te”. C’è una violenza muta, cieca e sorda che, come una scossa elettrica, attraversa il paese: conoscere il nome del colpevole non ci basta più per ritrovare la tranquillità. Resta un’allerta che sembra durare molto più a lungo del giorno dei funerali: l’ijndifferenza. Sembra non ci siano colpevoli, visti che tutti lo sembriamo: chi per un fatto, chi per un altro. Non essendoci più colpevoli, resta che questi drammi vanno perpetrandosi nell’indifferenza sempre più dannosa: non ci si può difendere dall’indifferenza. Pochi vogliono capire che il cuore dell’uomo, dell’uomo giovane, è un trono molto ambito da tutti. Dal male.

Si uccide anche per futili motivi, come a Napoli: “Mi hai sporcato la scarpa, bastardo! Ti uccido”. La violenza è stupida, la stupidità e violenta. Mi consola, in questi giorni, rileggere la storia di fra Cristoforo, personaggio leggendario de I Promessi Sposi. L’uomo sulle cui spalle Manzoni poggia la Provvidenza di Dio. Prima di diventare frate e cambiare nome, lui si chiamava Lodovico. Un giorno incontra per strada un nobile arrogante: tra i due c’è un odio ricambiato. Nasce un diverbio per una banale questione di cavalleria: chi dei due dovesse cedere il passo. Lo scontro degenera, quel nobile uccide Cristoforo, un servitore di Lodovico che, a sua volta, ammazza il nobile provando poi rimorso e vergogna. Prima di morire, quel nobile perdona Lodovico e chiede a sua volta perdono. Una storia di sangue e di banalità che aiuterà Lodovico ad indossare la tonaca e diventare frate. Prendendo il nome del servitore ucciso: frà Cristoforo, appunto.

Il sangue rimane sangue: il colore dell’amore rimane il “rosso passione”, non il “viola tumefatto”. Resta anche il fatto, però, che dal male banale potranno, un giorno, germogliare indizi di storie nuove, imbarazzanti al punto tale da farci dire che “son solo romanzi. Cosa potrà insegnarci uno scrittore del 1600?” Potrebbe insegnarci, per esempio, che la violenza è una una mancanza di grammatica. E che studiare “I Promessi Sposi” a scuola non è passione per l’antiquariato ma imparare a fare manutenzione alla vita. Per “imparare a stare al mondo” come dicono i nonni. Ma anche i nonni, si sa, sono “pagati” per dire quel che dicono. Soprattutto se quel che dicono costa fatica farlo.

(da Specchio de La Stampa, 10 novembre 2024)

In tutte le librerie e negli store on-line il nuovo libro di Marco Pozza dal titolo “Chi ultimo arriva meglio alloggia (Rizzoli, 2024) sul commento ai vangeli domenicali dell’Anno C

«Beati gli ultimi perché saranno i primi. A sorridere della spudoratezza di Dio». È la vecchia storia della maglia nera che c’è stata al Giro d’Italia dal 1946 al 1951: a indossarla, e dunque a vincerla, era colui che si classificava ultimo. Era, chiaramente, l’esatto opposto della maglia rosa, quella indossata dal primo arrivato. Valeva tanto quanto. Uno che se ne intendeva era Luigi Malabrocca, famoso proprio per aver indossato una maglia così epica e strana. Non è mai entusiasmante, nel mondo degli uomini, arrivare ultimi. Quando, però, incontri un ultimo diventato primo, è l’attimo nel quale ti si svela l’evidenza di quell’apparente assurdità architettata dal Cristo: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,44). Il Cristo che, quando voleva deteriorare alla base le verità dei presunti santi, insospettiva con creanza e savoir-faire: «Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (10,31). Detto e fatto. Detto e rifatto. Con lo stile dissacrante e profondo che ormai gli è proprio, il parroco del carcere di Padova, vicino da sempre a Papa Francesco, segue il Vangelo di Luca per andare in gita dentro le sue provocanti immagini, in un cammino mai prevedibile come quello di Gesù, per ritornarsene poi nella vita di tutti i giorni con un’evidenza più luminosa. Come se, specchiandosi nelle pagine dei Vangeli, la vita – quella che, sovente, fatichiamo a leggere nei minimi dettagli – si ripresentasse ai suoi occhi in alta definizione. È la magia di parole, quelle evangeliche, che non hanno mai finito di raccontare tutto ciò che sognano di raccontare ai loro innumerevoli lettori» (dalla quarta di copertina).

Per acquistarlo e farlo arrivare direttamente a casa tua, clicca qui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: