Formalmente corretto, sostanzialmente disobbediente. Formalmente scorretto, sostanzialmente ubbidiente. Il bianco e il nero del Vangelo: spazio a metà strada tra terra e cielo in cui mani d’uomo s’avventurano in strane contorsioni. Il Vangelo odora di pane, di mani, di fuso, di legno. Di vita quotidiana. Di storie mai scoloratesi nel tempo.
La medaglia e la sua faccia bella. "Un uomo aveva due figli. Rivoltosi al primo gli disse: Figlio, và oggi a lavorare nella mia vigna. Rispose: Sì, signore; ma non andò" (Mt 21, 28-32). Formalmente corretti tra le navate: consigli pastorali, lezioni di catechismo più o meno ortodosso, associazioni fantasma, progetti pastorali parlati, ripetuti, usurati. Vestiti, parole, atteggiamenti. All’apparenza impeccabili, ma nella vigna poi non si va a lavorare. Formalmente corretti nella politica: integrazione sbandierata, bene comune sbraitato, sorrisi inclusi nel pacchetto elezioni (con relativi inchini al Santo Padre). Strette di mano, contratti firmati, promesse sussurrate. La facciata c’è tutta, ma nella vigna poi non si va a lavorare. Formalmente corretti nello sport: proclami mastodontici, massacranti propositi, facce pulite. Sforzo, passione, bugie. L’immagine campeggia eroica, ma nella vigna non ci si presenta all’appuntamento. Eppure c’è tutto, c’è la perfezione, c’è il formalismo. La "sindrome della fotocopia" vanta innumerevoli cittadinanze onorarie. Madonna originalità sembra essere attanagliata da fastidiosi giramenti di testa.
L’altra faccia della medaglia. "Al secondo disse lo stesso. Ed egli rispose: non ne ho voglia. Ma poi, pentitosi, ci andò". Nella chiesa: apparentemente scontrosi, irascibili, disobbedienti. Restii alle abitudini, insofferenti alla collaborazione, sfiduciati della storia. All’apparenza svalutati, ma poi nella vigna si decide di zappare, di dissodare terreni, di piantare giornate. Disposti a sgobbare: perché abitati dalla profondità del cielo. Politicamente scorretti nella politica: antipatici, polemici, avversi agli applausi. Anti-divi, provocatori, aizzatori di polveri da sparo. Inaffidabili a fidarsi di uno sguardo zingaro. Ma poi sono nella vigna a sgobbare. A fare volontariato, a condividere lo stipendio con il girovago, a stringere mani odorose di strada. Screditati nello sport: derisi per la passione, esteriormente sviliti, poveri nei contratti. Ma poi nella vigna pure loro ci vanno. Con compromessi rifiutati, allenamenti appassionati, fedeltà inaspettata. Loro e capitan Pinocchio alla conquista del cuore di Cristo. Naso di legno, cuore di stagno, pan di mollica, scansafatica, Pinocchio s’intrufolava dappertutto, qualche volta se la faceva un po’ sotto. Dei grandi se ne infischiava e un terremoto doveva fare per provare gusto. Da "cagione di tanta paura" per Maestro Ciliegia a operaio inesausto per un bicchiere di buon latte per il padre. Nella vigna disse di non volerci andare. Ma poi ci andò. Eccome!
La formalità premia. Innalza. Regala carriera, prestigio, inchini. L’informalità è derisa. Disturbati dallo sbraitare del cane, l’ammazzarono feroci per poter dormire. E farsi svaligiare allegramente.
Per non aver creduto che sono i cani fedeli quelli che abbaiano.
Foto: Lorri37 (licenza Creative Commons)