Trattasi di fegato sui generis: concilia Verità e Menzogna. Appena pochi giorni prima Livia Turco, ex ministro della salute, tratteggiò parole di delicata moralità: "Chiedo coraggio, schiena dritta, dobbiamo costruire un nuovo senso civico". Salvo poi essere pizzicata a fare la "pianista" votando anche per un collega assente. A Roma, al tempo delle elezioni, il comune viaggiava in buone acque economiche: parola dell’allora sindaco. Sale Alemanno, la cui elezione divenne sismografo di un’insofferenza diffusa nell’altra sponda, e spoglia l’altarino: un buco a segnare i cui zeri non basterebbe una bic appena comperata. Nei discorsi, sciacquati di apparente interesse per l’umano, tutti i grandi a sentirsi vicini alla povera gente, a piangere un mutuo che loro stessi faticano a reggere, a definirsi poveri tra i poveri. Ma poi vengono sorpresi su lussuosi yacht quando i loro presunti simili per una settimana in spiagge anonime si giocano il risparmio di un anno.
Vergognandosi, magari, di non poter permettersi dell’altro. A questo punto deduco che povertà sia sinonimo di dignità se pure i ricchi si raccomandano alla sua ombra. Anche la povertà vera è mangiare pane e acqua veramente. Non per spot e poi, nell’altra sala, gozzovigliare tra buffet di rappresentanza, pantagrueliche mangiate, prelibatezze riservate.
Essere povero è l’opposto di far finta d’essere povero.
Comunque "finchè la barca va, lasciala andare" cantava Orietta Berti.
Che vada, ma quando si fermerà ci sarà di che ridere. O piangere.