[…] E quando cadrò ormai stanco vorrei ascoltare ancora una volta quella canzone che mia madre un tempo cantava:
Le foglie cadono, cadono
come se giardini lontani avvizzissero nei cieli.
E nelle notti cade, cade la terra pesante da tutte le stelle.
Noi tutti cadiamo. Questa mano cade.
Eppure c’è Uno che senza fine, dolcemente,
tiene questo cadere nelle sue mani. […](Brano tratto da un testo di Alessandro D’Avenia)
Di seguito, riepiloghiamo gli ultimi contributi pubblicati.
- L’amarezza dell’impotenza. Il Cardinale e quell’ultima intervista.
- L’involuzione della specie. L’elisir dell’abbruttimento
- In Italia succedono “cose strane”. Meno male.
- (Bis)abili. L’evoluzione della rassegnazione
- Il principio della pizza e le Pussy Riots
Buona settimana!