Lei custodiva tutto, momenti e parole: “E’ la regola dell’amore, Giuseppe. Se ne parli con qualcuno diventa un gioco: perdi tutto”. Di Maria, Giuseppe s’era forse invaghito per questa sua arte della custodia: “Accogliere, comprendere, custodire, mendicare, consolare. È così che si diventa belli, Maria. Hai ragione: si diventa così belli da diventare a immagine e somiglianza di Dio”. Poi, ogni tanto, ambedue lo toccavano quel Bimbo, ch’era strano anche solo da raccontarsi: ”E’ nostro figliolo – dicevano ai visitatori -, è anche il nostro Dio”. Provate, voi, a toccarlo senza romperlo d’affanni, se ci riuscite. I loro sguardi – gli sguardi che si scambiavano loro tre – erano istantanee destinate a rimbalzare nella memoria del cuore: in quel tempo, il tempo di Betlemme, si era nel tempo in cui le foto si facevano per custodire un ricordo, non per prendere dei like. Lo guardavano, lo riguardavano: “Ci (ri)guarda, Maria” le diceva Giuseppe mentre, per regalarle qualche sprazzo di sonno, si prendeva lui la briga di cambiargli i pannolini, asciugargli le bavette, fargli le coccole. Cristo, appena nato, capiva già tutto di loro due. Li capiva da come lo toccavano, con il sacro timore di violarne l’umanità e la divinità: quando ti toccano le mani giuste, capisci che del tuo corpo non sei il padrone, ma soltanto il custode. Mai quei due pensarono fosse proprietà privata loro quel pargolo divino: «Le cose che si amano non si posseggono completamente. Semplicemente si custodiscono» (G.V. Catullo). E lei, la Madre sua, in fatto di custodia resterà nei secoli l’artista più in voga e rinomata: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose». All’esibire, Lei si scelse per sempre il custodire: nei secoli, a ragion veduta, le daranno sempre più ragione.
Custodiva, la Madonna, tutte queste cose «meditandole nel suo cuore». A Giuseppe glielo aveva già anticipato quando le prime doglie del parto iniziavano a farla traballare: “Sono convinta, Giuseppe, che se ci terremo a Lui, lo custodiremo sottovoce. Ti avviso: così custodirò e proteggerò il nostro bambino. Il nostro Dio”. Così fece: lo custodì nel cuore senza esaltarsi per gli elogi che gli riservavano, senza scoraggiarsi quando, di lì a poco, udrà parole sul destino del suo Dio da farle incenerire i capelli. Il meditare fu la sua più grande faticaccia: dopo due o tre ore era esausta come dopo aver viaggiato per cento chilometri sulla groppa dell’asino. Quand’era stanca di meditare e voleva solo riposare, affidava al Bambino la stanchezza e lo stupore. Meditava non per il gusto di tacere o per paura di rispondere ma perchè lei sapeva fare solamente due cose: pregare e meditare. Quando pregava parlava a Dio, quando meditava ascoltava la sua risposta: tutto qui il suo segreto di madre, sposa, di ragazza. “Se ci dimenticheremo di meditare, Giuseppe mio, diventeremo nevrastenici e mediocri. Meditando è come se mi specchiassi negli occhi di mio figlio”. Un giorno insegneranno anche al Cristo il loro segreto: “Gli insegneremo la meditazione e la preghiera, Maria: così la sua anima si dilaterà” le faceva eco il suo sposo, tutto premuroso e imbarazzato.
Quando, quel giorno, arrivarono i pastori, «trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino»: di più, cos’altro avrebbe potuto sognare di trovare quel popolo di pecorai avvezzi all’attesa, alle stelle e alle scintille di fuoco? Trovarono l’immenso, posizionato davanti a loro: lo trovarono non soltanto perchè si erano fidati della segnalazione angelica ed erano andati «senza indugio». Lo trovarono perchè avevano lasciato aperte tutte le porte e Dio, nascendo bimbo, aveva intravisto un posto gettando lo sguardo dentro la porta aperta. Dopo averlo visto, però, non riuscirono più a tacerlo, con nessuno: «Riferirono ciò che del bambino era stato detto loro». Niente da fare: ce l’avevano sempre sulla punta della lingua quella Bellezza fatta carne. Quel volto bambino era come un colpo in canna puntato all’altezza del cuore: colpiva tutti, tanto che «tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori». Maria, da parte sua, custodiva e meditava. Già d’allora mostrava percentuali di eleganza non indifferenti. Lei era l’eleganza fatta carne: sapeva fare silenzio quando gli altri facevano rumore.
«Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace» (Nm 6,22-27)
Buon Anno!
don Marco Pozza
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo (Vangelo di Luca 2,16-21).
2 risposte
Grazie sempre don Marco. Auguri a te e a tutte le Anime del carcere e non..
Maria vi e ci porti nel suo cuore così saremo al sicuro. 🙏❤️🙏
Buon anno don Marco, quant’ è difficile per me misera custodire e meditare,mi affido a Maria Santissima perché mi dia la forza nel vincere le distrazioni che mi allontanano dal silenzio del cuore.auguri a tutti i tuoi ragazzi 🙏🙏🙏