woman praying

L’arsero tutta viva Giovanna: era femmina infuocata, un’anima in amore, una di quelle scorze dure perfino a farle ardere sulle braci: «Tenete la croce in alto, cosicché io possa vederla anche attraverso le fiamme» chiese con cortesia mentre la cuocevano lenta sul fuoco. Originaria della città di Arco, mentre ardeva svelò la sua più vera identità: era di Lui, Gli apparteneva. Veniva dallo sguardo di Cristo come si proviene da un paese: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra» (liturgia della XX^ domenica del tempo ordinario). Non l’elemento primitivo, ma uomini e donne infuocati, cuori ardenti, gole eccitate.
Il Cristo è consanguineo del Dio-guerriero dell’Antico Testamento, quello che faceva derivare l’indice d’amore dalla quota di esagerazione disposti a mettere in gioco. Figlio di Padre-guerriero, accese il fuoco appena giunto in terra: «Padre contro figlio, figlio contro padre; madre contro figlia, figlia contro madre; suocera contro nuora, nuora contro suocera». Tutti contro tutti: non è il vangelo-della-giungla, è la condizione sua. Per la libertà, quella d’essere santi. “Quando con te ho rotto il ghiaccio, non pensavo di trovarci sotto il fuoco” dice la creatura al suo Creatore. Fuoco sotto il ghiaccio, anche brace sotto la cenere. L’amore, nei rotoli sacri, è imparare a giocare col fuoco, nel senso più nobile dell’arte ludica: «Il grande vantaggio del giocare col fuoco è che non ci si scotta mai. Sono solo coloro che non sanno giocarci che si bruciano del tutto» (O. Wilde). Giocarci senz’esserne posseduti è autolesionismo, il diletto del dio-di-fumo qual’è Satana: a soffiare sulla brace spenta, invece di accendere il fuoco ti annerisci la faccia. Lasciarsi giocare sapendosi posseduti, è ardere del fuoco di Lui. La fiamma è precaria, vacillante, basta un soffio per disfarla? Basta anche una scintilla a riaccenderla.
Il fuoco non sopporta il fango, e viceversa: «Essi allora presero Geremia, lo gettarono nella cisterna che si trovava nell’atrio della prigione» (Ger 38,4-6.8-10). La macchina-del-fango è l’antidoto di Satana, dio-affumicato, al fuoco rovente di Cristo, dei suoi: “E’ pazzo, non dategli retta. Sapeste voi cosa si dice di lui! Ha una doppia-personalità. Non fidatevi della sua passione”. Ma l’amore è come il fuoco, «che se non si propaga si spegne» annotava Giuseppe Papini. Siano benedette, dunque, cisterne e graticole, dicerie e calunnie, pettegolezzi e denigrazioni. Cristo, i suoi tizzoni ardenti, li lascia pure malmenare; prima della morte, però, si dovrà fronteggiare Lui, cuore di femmina-scatenata: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia». Che si faccia pure di tutto per spegnere in loro il fuoco; che s’accetti anche che Lui faccia di tutto per tenerli in vita: «Il cuore vive finchè ha qualcosa d’amare, così come il fuoco arde finchè ha qualcosa da bruciare» (V. Hugo).
Il miracolo, pare a questo punto logico, non sarà quello di camminare sulle acque: il primo Papa ci provò e, senza il salvagente di uno Sguardo, annegava. Il Cielo rispetta le leggi della fisica: vero miracolo sarà camminare sulla terra col fuoco addosso. Tra gente-di-casa-e-chiesa che ti darà della mattità solo perché, dopo esserti ustionata al suo Amore, non sei più quella di prima, non ti saziano più le cose di prima. Perché, adocchiato assieme a Lui il dopo, il tuo prima ha perduto fascino, ebbrezza, magari pure la passione per le carni. Padre contro figlio, madre contro figlia, tutti contro tutti, e tutto: tra l’adorazione del fumo e la custodia del fuoco, nel mezzo s’è intromesso l’Amore. Eri fumo e ti pensavi fuoco? Lascia il fumo e salva il pensiero di diventare fuoco. Per Dio è linea di partenza: «Il fuoco non ha più fumo quando è diventato fiamma» (Rumiz).
A pensare Cristo pacifista ci si ustiona le membra, si smarrisce la bussola. Meglio conoscerlo per com’è: un guerrafondaio delle mezze-misure, il nemico di Satana-fumogeno. Andate e incendiate il mondo! è la missione-prima per i suoi, anche se paiono deboli come Geremia. Cotti da/di Lui, si tramutano in cavalli da corsa con l’istinto dei muli: quando la fatica piega il corpo, raddrizza lo spirito. E le cisterne, da tombe ch’erano, si tramutano in segnaletica.
Anche dentro casa-chiesa.

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