Una goccia d’acqua che riflette il cielo e un
granellino di sabbia che si distende sulla sabbia dell’oceano infinito: due
immagini di quotidiano vivere alle quali K. Rahner, teologo tedesco del ‘900,
s’aggrappava per proporre una teologia della "ferialità della vita". Applaudito
e controbattuto per il suo "cristianesimo anonimo", tentò in tutti i modi di
far combaciare la storia della salvezza a tutta la storia umana. Nella Chiesa
si sta celebrando la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Una
constatazione, uno scandalo, un’occasione. L’occasione – persa o afferrata – di
realizzare il sogno di Dio: che tutti siano uno. Forse a pregare perché si
ritorni all’unità c’abbiamo preso l’abitudine. Cioè preghiamo senza sapere il
perché. Oggi, se ci credessimo veramente, la sfida s’innalza. S’ingigantisce:
il credente dovrebbe mettersi in ginocchio per esplorare in profondità la sua
scelta di fede. Tremendamente contemporanei i tre aneliti che servivano a
Rahner come condizione necessaria per ammettere, seppur inconsciamente, una
ricerca di Dio: l’amore del prossimo, l’esperienza della morte, la speranza nel
futuro assoluto. Tre grida che, sopraggiungendo da altezze "a rischio
dimenticanza", scuotono l’uomo nella profondità del suo essere, ne risvegliano
suoni infossati, ne inalberano speranze ultime.
Ma le vie di Dio rimangono ostruite a chi non conosce
le vie dell’uomo.
Una settimana, ideata per ricomporre un mosaico dalle
tessere sgretolate, per meditare sulla bellezza drammatica e divina della
nostra Chiesa. Per non aggiungere al suo peso millenario la debolezza della
nostra testimonianza. La Chiesa,
per l’uomo di fede, va abitata all’interno: se ci limitiamo a gettare qualche
occhiata dall’esterno non riusciamo a capire che in essa noi non vediamo altro
che rispecchiata la nostra debolezza. Magari un giorno ringrazieremo Dio per la
fatica di avvertirci divisi: oggi le sue strade, per noi neo-patentati,
sembrano ovviamente sconnesse! Lo ringrazieremo per averci dato l’occasione di
sperimentare le Verità ultime e la profondità delle nostre radici più
chiaramente di quanto non succederebbe se fossimo tutti uguali.
Anche se il sogno di Cristo è che tutti siano una sola cosa!
Un grande profeta, Henri de Lubac – prima allontanato dalla
Chiesa poi creato cardinale alla tenerissima età di 90 anni – ammoniva: "Non è vero che l’uomo possa organizzare la
terra senza Dio. È vero invece che, senza Dio, non si può che organizzarla
contro l’uomo".
Nella divisione…nostalgia di unità. Forse!