Il fatto che i Dodici, i suoi dodici amici, non fossero delle cime in quanto a cognizione di ciò che Cristo diceva, non giustificò il Cristo ad abbassare l’asta della sua parola: “Chi mi ama mi segua, chi mi odia o mal sopporta mi insegua”, avrà fatto capire anche ai meno ferrati all’evidenza. Pietro, da parte sua – c’è da aggiungere, stavolta, anche Giacomo e Giovanni – sembra confondesse spesso i due estremi della faccenda: certuni giorni si aveva la vaga impressione che lui credesse in Dio, altri che credesse nella comodità di credere in Dio. “Almeno abbiate il coraggio d’andarvene via anche voi”, suggerì loro spesso il Maestro, più per pungolo che per voglia d’improvvisarsi prima donna. In altre giornate, poi, sarebbe venuto d’appendere al loro cuore il cartello: “Affittasi vuoto interiore dotato di qualsiasi confort”. Così, a volo d’uccello, sembravan anime di burro gli apostoli. Quando Cristo s’accorgeva – mostrò di conoscerli addirittura meglio di quanto loro conoscessero loro stessi -, piuttosto che cestinare la loro amicizia, cercava di rattopparne l’incredulità. Come quel giorno sul monte Tabor quando, sballottati come navi dai dubbi del Demonio, «prese con se Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare». Resosi conto che stavano perdendo il senso della misura – “Se fosse tutta una panzana come sta spiegandoci Satàn, Giovanni” – l’invitò a gustare in diretta lo spettacolo più paradisiaco che nessuna immaginazione era ancora riuscita a produrre: «Il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante». Tradotto: videro coi loro occhi le promesse di Cristo farsi carne e sangue. Fu uno tramortimento per i loro sensi.

Troppa bellezza li stese a terra: «Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno». Abituati, da parte loro, a sedersi sempre dal lato più comodo delle cose, del destino, della vita, addormentandosi fecero capire al mondo di quale pasta fossero fatti: con Cristo, fossero stati sposati, sarebbe stata una coppia di comodo più che di fatto. Essendo, invece, un’amicizia, si mostrò per quel ch’era davvero: un’amicizia di comodo. Esattamente di quelle che il Maestro rifuggiva: “Le scelte di comodo, amici miei – li rimbrottava sovente -: sarà proprio lì, nelle scelte di comodo, che andrà a suicidarsi il cuore”. Di fronte all’evidenza, però, la nebbia del dubbio scomparve. Apparve ‘egoismo: «Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè, una per Elia» suggerì Pietro improvvisatosi ingegnere. Ci pensa l’evangelista Luca, che sul Tabor quella volta non c’era, a metter le cose in chiaro: «Pietro non sapeva quello che diceva». Piccole sgomitate tra amici di Cristo: a colpi di penna, di particolari, di precisazioni. Rimane il succo di quella richiesta raffazzonata all’improvviso: «La comodità non è una prova di verità. La verità è spesso lungi dall’essere scomoda» (S. Vivekananda).

Cristo in persona sculaccia i tre amici capricciosi: “Ricordatevi che quassù c’è divieto di campeggio: potrete tornare quando volete, ma non restare”. Oggi come allora: bellissimo quel camposcuola, quel ritiro spirituale, quell’esperienza di eremitaggio monastico. Davvero bella, però – ci tiene a precisare il Cristo – “rimanerci per sempre sarebbe dolcissimo per chi resta ma non sarebbe il suo bene”. Quando Cristo concederà una grazia – perchè di questo si tratta quando il cuore esplode dall’evidenza di Lui – non sarà mai per aumentare la proprietà privata di qualcuno ma per diminuire l’oscurità pubblica: “Ritornate giù, in mezzo agli altri, a consolare la loro incredulità con la bellezza di cui sono pieni i vostri sguardi”. A quegli amici, il cui unico talento era di mettersi comodi in qualunque divano, l’Amico non farà mai alcun sconto in amore: “Almeno abbiate il coraggio d’andarvene anche voi – dirà -: a restare per comodità sono capaci tutti”. C’era un abisso tra loro e Cristo: Pietro ha in mente tre capanne di frasche, Lui ha in mente la Chiesa. Chiaro che gli amici non credevano affatto a Gesù: faceva loro comodo Gesù in tasca.

Fraintendersi, in amore, è rischiare di ridurre in poltiglia il cuore.

(da Il Sussidiario, 15 marzo 2025)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto (Vangelo di Luca 9,28-36).

Editoriali della Quaresima 2025

Mercoledì delle Ceneri, La Quaresima dei soldati stanchi, 5 marzo 2025
I Domenica di Quaresima, Satanasso, 8 marzo 2025

3 risposte

  1. Parlo per me, si anche io mi rendo conto che sono una cristiana comoda, ho tanti anni, una vita vissuta, adesso direi vuota ma non è stato proprio così. Adesso mi manca cosa…con un colpo dj bacchetta magica vorrei la fede e la gioia.

  2. È sempre bello estasiante leggere le tue parole,come trasformi tutto in una storia profonda che ci fa entrare.nel Vangelo grazie DON Marco

  3. Il qualunque divano fatto di riti e parole imparate a memoria, recitate sotto le luci,svuotate del loro significato. Difficile pregare al buio in attesa che la luce lo rischiari e poi esploda all’improvviso per lasciarti stanco e inebetito.

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