sognando di diventare ballerina
Nacque bambino perchè i bambini somigliano tanto ai marinai: ovunque si posano i loro occhi si allarga l’immensità. “Diventerò il Bambino più grande mai apparso nel mondo!” rimuginò in quella culla tra stelle e stalle. Lo fece: fece di tutto per diventare il più grande facendosi il più piccolo, senza mai smarrire le sembianze bambine. Per spiegare al mondo che morire-bambini è l’attestato di grandezza più enorme: «I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta» scrisse l’uomo-bambino Antoine de Saint-Exupéry. Non sarà per niente facile: tutti i bambini sono degli artisti nati, la cosa difficile sarà rimanerlo da grandi. Nacque di notte, perchè di notte ci appaiono in sogno tutte le cose che abbiamo spostato di giorno: “E’ necessario un Dio qui in terra?”: parola dell’eminentissimo Lucifero che mal sopporta, mai sopporterà, un Bambino così. Chi lo intravide nella culla per primo – pastori, magi e arcangeli – giura d’avere avvertito nell’aria un’annunciazione: «Non c’è nulla di più triste in questo mondo che svegliarsi la mattina di Natale e non essere un bambino» (E. Bombeck). Si lasciò prendere per mano. Per questo nasce bambino, perchè coi bambini è cosa facile capirsi: quando ti prendono per mano, hanno già scelto di fidarsi di te. Dio si fiderà dell’uomo: l’esempio varrà sempre più del rimprovero.
Lo chiamarono Gesù: si avverò la promessa dell’arcangelo a sua Madre. Il paese della madre, varrà come cognome di localizzazione: “Gesù di Nazareth”. Nome e cognome, con l’aggiunta del soprannome, come nei paesi di montagna dove chi nasce per ultimo è già contenuto dentro una storia, quella del casato di appartenenza. Ogni nato è un antenato! Gli diedero il soprannome di Emanuele (“Dio è con noi”), perchè i conti abbozzati tornassero appieno. Fu un anticipo di posizione acquisita: “con-noi”, il complemento di compagnia più grande che ci sia. Mai sopra-noi, sotto-noi, contro-noi: sempre con-noi, a nostro favore, per la nostra felicità. Apparve al mondo così: così piccolo d’apparire insignificante, da scivolare via sotto-traccia, in punta di piedi come un ballerino che esordisce nel suo ballo. Nascere già grande sarebbe stato un gioco da bambini per chi, come lavoro, fa nascere al mondo gli uomini. Scelse, dunque, la via più impervia, ch’è quella di nascere bambino: “E’ più difficile costruire bambini forti che riparare uomini rotti”, dirà un giorno con il suo silenzio, senza affatto dirlo. “Come accadde a Betlemme quella notte” si dirà nei secoli a venire: non si citeranno parole, ma il gesto compiuto, la scelta fatta. La posizione assunta, quella più in basso. Il più grande tra i bambini nasce tra i più piccoli della storia: “Sono dei piccoli!” dirà un giorno, ripetendo la frase dei bambini quando vanno all’asilo. E’ il gigante più piccolo mai apparso sulla faccia della terra.
Volle nascere piccolo perchè è solo facendosi piccoli che si scopre ciò che è grande. L’universo, quella notte, fu la sua scatola di giocattoli: immerse dentro le mani per tirare fuori quanto di bello era nascosto dentro. Da piccolo, poi, farà diventare altissimo ciò che è basso, tramuterà il nulla in tutto. Vivrà in un guscio di noce, colmerà l’universo intero del suo sorriso: Gesù è il sorriso di Dio, ha sorrisi da vendere. E domande da ascoltare: «Vi fu un tempo in cui facevi delle domande perchè cercavi risposte: eri felice quando le ottenevi. Torna bambino: chiedi ancora» (C.S.Lewis). Ha deciso, dunque: nessuna cattedra, nessun’aula, nessun libro da leggere. Il Bambino sarà poeta, così poeta che ai poeti la gente dirà che assomigliano a Dio per la quantità di fantasia, il potere della creazione. I poeti sono bambini: quando si siedono ad una scrivania, non toccano mai terra con i piedi. Lui, invece, li sorpassò tutti: toccò terra coi piedi senza per questo farsi il vanto d’essere Dio. Fu il Dio dei piedi-per-terra: che nessuno pensasse mai che il Dio-atteso avesse i piedi e la testa per aria.
Ancor oggi, a Betlemme, è affisso un avviso: “Si prega di rimanere bambini per non perdere la felicità acquisita”.

Buon Natale!

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Luca 2,1-14).

scultura

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