Come due opposti che s’incitano alla guerra. Da una parte Kenny Random, artista di strada padovano, che ha nascosto nel cuore della città trentadue opere firmate dalla sua mano di writer: nascoste perchè la gente le trovasse e se le portasse a casa come regalo inaspettato. Dall’altra parte il vaticinio dei Maya che preannuncia l’ennesima truffa circa la fine del mondo. Una giornata che a Padova ha messo in scena due aspetti meravigliosi di interpretare la vita sotto lo stesso cielo: abitare e scrutare ogni angolo della propria città alla ricerca di un frammento di bellezza e, dall’altra parte, fuggire e nascondersi dentro qualche bunker – fosse anche solo l’oscurità della propria stanza – per attendere una fine del mondo più opera dell’illusione che dell’esatta percezione del compimento della una storia universale.
Le opere di Random oltre che essere ammalianti erano anche nascoste. E questo ha costretto la gente a passeggiare attenta per i vicoli stretti di Padova, a scrutare curiosa ogni angolo delle sue splendide piazze, a buttare lo sguardo dietro ogni piccola angolatura di una città ricca di seduzione e di vita. Una città vista migliaia di volte, luoghi e chiese conosciute a menadito, vie e musei studiati da mezzo mondo. Eppure stavolta qualcuno aveva nascosto una bellezza “in più”, un qualcosa che rendeva ancora più amabile la vita di una cittadina: il sospetto che dietro ogni muro, o nel nascondimento di un portico, qualcuno avesse nascosto un qualcosa che richiamava la bellezza. Ne è uscita una caccia al tesoro inimmaginabile. Con l’accredito d’aver sperimentato quella dolce sensazione di ricercare un qualcosa che già sappiamo essere bello e prezioso: perchè la bellezza è nascosta dentro la quotidianità feriale, tra mercanti di frutta, contrabbandieri di cocaina e maglioncini di cashmere.
La profezia dei Maya, dal canto suo, ha banalizzato la bellezza e aiutato l’uomo ad alimentare la sua inquietudine della notte. La bellezza chiede lo sforzo di essere cercata e nello stesso tempo cattura l’animo per farsi cercare; l’oscurità fa capolino da sola e aggomitola l’animo fin quasi a fargli prendere paura del tempo che scorre. Non stupisce, dunque, il potere della magia sull’immaginazione della gente a corto di speranza: cancellando o facendo sembrare ridicolo il tempo dell’attesa, fornisce risposte e illusioni da trovare subito sul davanzale della propria abitazione. E agganciandosi alla sembianze delle vecchie favole, altro non compie se non ridicolizzare la speranza. Si scavano bunker per difendersi da soli, si consumano vecchi risparmi e si mangiano le ultime forze, ci si trastulla nell’attesa di una fine che chiuda la partita di una storia più simile ad un calvario che ad un giardino. Anche qui c’è una ricerca, forse paradossale e misera: quella di trovare un aggancio alle nostre conferme di distruzione della speranza. Speranza che, costringendoci ad investire nel tempo futuro, appare più come nemica che come fontana di beltà.
Alla fine ha vinto Kenny Random: sul volto dei proprietari delle sue opere è stato immortalato il sorriso di chi ha scoperto ch’è valsa la pena mettersi alla ricerca per assaporare la bellezza. I Maya oggi saranno meno credibili, forse: e nel cuore di chi ha combattuto l’inutile attesa della distruzione, la felice scoperta che ancora una volta la luce dell’aurora ha soffocato le tenebre della notte.
Nessuno se n’è accorto eppure la caccia al tesoro di Random è stata la migliore preparazione d’Avvento per la città di Padova: nascondendo la Bellezza e costringendo a trovarla, altro non ha fatto che mettere in mostra il Presepio di Betlemme. Laddove Dio s’è “nascosto” nella storia perchè l’uomo inebri di Bellezza il suo sguardo. Una proposta d’avvento d’incantevole stupore.
(da Il Mattino di Padova, 23 dicembre 2012)