Quella italiana è la Costituzione più bella del mondo. Quando parla dei detenuti, l’umano più detestabile, sembra quasi superarsi: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» (art. 27). Che sia la più bella non significa, però, che sia la più rispettata: siamo davvero convinti che la sfida che abita le galere sia quella di rieducare il detenuto? Rieducare è un verbo bellissimo che odora di manovra e di manovalanza, di rischio e di profezia, di avvedutezza e di trama, di passione e di umanità. Far diventare storia questo verbo dentro le galere, non è da tutti: occorre essere umani fino in fondo, spassionatamente poeti più che generali d’armata. Uomini di cuore, non caporali d’esecuzione.
Il carcere “Due Palazzi” di Padova, negli anni, da Costituzione è diventato storia feriale, grazie alla guida di un uomo, Salvatore Pirruccio, che ha saputo coniugare il rispetto della giustizia con l’intuito della misericordia. Un uomo la cui furbizia non è stata tanto la logica del sotterfugio e del carrierismo quanto l’aver ceduto la scena alla fantasia della carità. Rimanendo dietro le quinte, ha diretto e messo in scena il buon cuore di uomini e donne che, assieme a lui, negli anni hanno condiviso un sogno da giganti: l’uomo, ovunque esso si sia ficcato, è una scommessa che si può addirittura vincere, non solo giocare. Il carcere, a Padova, nell’immaginario collettivo non è più solo una galera: è un incrocio di scuole, un panettone fragrante, una parrocchia-ospedale-da-campo. Oltre ancora: storie riconciliatesi con le vittime, riconciliatesi anche con Dio, riconciliatesi sopratutto con se stesse. Storie rieducate, nel senso più nobile.
C’è un mondo che guarda a tutto ciò come ad una speranza che rimane quando tante speranze sono morte: non è più impossibile, qualcuno ci riesce, proviamoci! E’ il tam-tam dell’emulazione, del contagio di una passione. In un carcere così, non sembra nemmeno d’essere in carcere: lo dicono le migliaia di persone che ci entrano a far visita, lo dicono i generali “a spasso” sotto le elezioni, lo dicono loro, sopratutto: i detenuti che, sentendosi valorizzati, mettono in libertà il meglio di loro stessi. E’ lo spettacolo più bello da vedere: l’uomo che si rialza, il peccatore che si redime, il lupo fregato dalla bellezza.
Un direttore-educatore come Salvatore Pirruccio dev’essere tolto dalla circolazione, con effetto immediato. E’ deleterio al sistema: c’è il rischio che altri lo prendano come modello, investendoci davvero nell’uomo, non per finta. E’ anche l’occasione per una lezione da lasciare ai suoi seguaci: la bontà, dietro le sbarre, ha le ore contate. Qui l’uomo deve patire e abbruttirsi il più possibile. Con buona pace di chi pensava che la Costituzione più bella fosse anche la più praticata.
(da La Difesa del popolo, 11 ottobre 2015)