Il rischio, anzi la grande tentazione – la più grande di tutte le tentazioni – se la teneva bene impressa in mente Cristo: era quella che gli amici, i pavidi fuggiaschi del venerdì santo, vivessero a rimorchio di Lui per tutta la vita. Che usassero Dio come una sorta di stampella per stare in piedi, quasi che da soli non ce la facessero. Dopo la morte, dunque, Cristo ritornò dagli amici suoi: “Capisco la botta – deve avere pensato tra sé -: si saranno spaventati. Ritorno, li rincuoro: spero, però, che stavolta sia la volta buona”. Tornando, ancora una volta andò Lui in cerca di loro, non viceversa: nella battigia del mare, nella clausura del cenacolo, in giro a zonzo dov’erano andati a cercarsi case e mestieri in affitto. Dio, da parte sua, lavorò di rammendo: con pazienza, misericordia, testardaggine riaccreditò i disertori e li rimise seduti nel loro posto, nel posto per il quale erano nati e venuti al mondo: a tavola, accanto a Lui. Tutto come prima, insomma. E tutto come prima dev’essere parsa loro la vita: una pacchia rimediata. All’appello mancava soltanto Giuda: aveva abbandonato il gruppo. “Ci ha fatto solo che un piacere, liberandoci della sua presenza”: non è difficile ricostruire qualche leggerissima resa di conti nel primo gruppetto (pettegolo) di preti: d’allora, tutto come allora tra i preti. Mancare d’attenzione è la peggior forma d’abbandono. Mica lo capirono, mica lo capiscono: figurati se han voglia di capirlo.
Da risorto, aveva scelto Lui d’avere le ore contate: “Ritorno, li rincuoro tutti. Poi, però, devono farcela da soli: basta con questa storia del sussidio permanente. Non posso fare loro da badante una vita intera”, deve aver pensato Cristo se, dopo poco qualche giorno – più di quaranta, meno di cinquanta -, «fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio». Il messaggio era d’una chiarezza trasparente: “Se non tolgo loro le rotelle dalla bicicletta, figurati se un giorno questi impareranno a pedalare da soli”. Detto così, come la più premurosa delle madri, il più stimolante dei padri. Come il più profondo intenditore dell’amore: amare è abbandonarsi senza sentirsi mai abbandonato. “Eccolo, l’illusionista: li ha mollati tutti per strada! Ve l’avevo detto di non tornare a fidarvi di costui” borbottava, di nascosto, il citrullo di Satàn. Non capì, pirla squisito e maiuscolo, che «Dio soltanto ha il privilegio di abbandonarci. Gli uomini possono solo mollarci» (E. Cioran). Lui, anzi, è uno che non abbandona, s’insedia alle calcagna, insiste come un pazzo infuriato. E non capisce che, nel suo caso, abbandonare sarebbe il piacere più grande da fare all’uomo: quello di liberarlo dalla sua presenza. Invece ama tenerlo stretto, schiavo: ti fa credere che lasciarti le rotelle al triciclo sia una forma di premura, non un anticipo di schiavitù. Certe presenze, insomma, sono più dolorose di certi abbandoni: Satàn, porco-demonio, è il più grande costruttore di rotelle per biciclette. La produzione non conosce crisi.
Cristo, d’improvviso, accelera: li prende per mano, li porta appena fuori Betania, fa credere loro che li stia tenendo per le spalle. Nel frattempo, però, ha tolto loro le rotelle dalla bici. S’è innalzato sopra di loro, li ha lasciati correre da soli. Tutti noi ricordiamo quant’è stato difficile imparare a pedalare: senza rotelle siamo caduti, ci siamo sbucciati le ginocchia, abbiamo avuto i gomiti rossi. Eppure, anni dopo, di quell’avventura ricordiamo il ricavato finale: “Però ho imparato a pedalare!” ammettiamo tutti fieri. Fu così che nacque anche la Chiesa: da un abbandono d’amore, un gesto di fiducia, la scommessa di un Padre-servo, non Padre-padrone. “Senza rotelle ho paura, no: ti prego, lasciami le rotelle ancora qualche settimana!” gli avrà gridato uno dei due figli di Zebedeo. E Lui, convinto delle potenzialità degli amici più di quanto lo fossero loro stessi, già li vedeva scalare le montagne, disegnare le discese, a fare acrobazie lungo le strade. A ruota alta, con una mano soltanto sul manubrio: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura». A loro pareva che l’Allenatore esagerasse: “Figurati, come si fa a pedalare senza rotelle! Tu sarai capace, Pietro?” si domandavano. Il Maestro, di nascosto, già li vedeva sfidarsi su traguardi olimpici: «(Nel mio nome) scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (cfr Mc 16,15-20). Vinse Lui la scommessa: tolte le rotelle, dopo la prima caduta si rimisero in sella. Anche dopo la seconda, la quarta, l’ennesima. Oggi pedalano a-tutta, dappertutto. Chi, nella Chiesa, vive a rimorchio, oltre a non essere cristiano è uno che pedala sul triciclo a cinquant’anni: è così triste da dondolare tra il ridicolo e il diabolico.
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano (Marco 16,15-20).
Editoriali della Quaresima e del Tempo di Pasqua
Mercoledì delle Ceneri, Ricordati che sei polvere (di stelle), 17 febbraio 2021
I^ Domenica di Quaresima, Cristo in controvento, 20 febbraio 2021
II^ Domenica di Quaresima, Il divino Lavandaio, 27 febbraio 2021
III^ Domenica di Quaresima, Vendono il sole per comprare una candela, 6 marzo 2021
IV^ Domenica di Quaresima, Chiaroscuri sui pipistrelli, 13 marzo 2021
V^ Domenica di Quaresima, La voglia di Te è più forte della voglia di me, 20 marzo 2021
Domenica delle Palme, Il Diomendicante e il frutto della Passione, 27 marzo 2021
Giovedì Santo, Masticami, Giuda. Ovverosia del Giovedì Santo, 1 aprile 2021
Venerdì Santo, Pilato e Veronica. Ovverosia, del Venerdì Santo, 2 aprile 2021
Sabato Santo, Silenzio per cena. Ovverosia, del Sabato Santo, 3 aprile 2023
Domenica di Pasqua, Tana libera tutti. Ovverosia, del mattino di Pasqua, 4 aprile 2021
Domenica in Albis, Ferite da leccare o da lucidare, 11 aprile 2021
III^ Domenica di Pasqua, L’intoccabile chiede d’essere toccato, 18 aprile 2021
IV^ Domenica di Pasqua, Non al lupo, attenti al (falso) pastore, 25 aprile 2021
V^ Domenica di Pasqua, Chi non fa luce è pregato di non fare ombra, 1 maggio 2021
VI^ Domenica di Pasqua, Marco, tra noi è (in)finita, 8 maggio 2021
Da lunedì 19 aprile 2021, in tutte le librerie, L’invidia di Satàn (San Paolo, 2021), il nuovo libro di Marco Pozza su Maria di Nazareth.
(dalla quarta di copertina) – Adesso è facile, «basta il suo nome, Maria, perchè gli uomini esagerino, non capiscano più nulla. La chiamano povera donna, Madonna, bella donna. L’Immacolata, l’Avvocata, la Regina. I poeti hanno grattato il fondo del barile per escogitare le parole più giuste, le meno slabbrate, le più ardite». Lei, però, ama presentarsi con passi felpati, raccontata dalle nonne ai bambini, pregata dai bambini per i nonni. Invocata da santi, delinquenti e criminali.
Marco Pozza, “alla prova di Maria”, ne celebra l’unicità tessendo in armonia la devozione popolare, la teologia cattolica, i racconti paesani. Rievoca la storia di Gesuina, una vecchia amica della nonna che, solo nel nome, teneva nascosto l’agguato di Maria. Del suo Figliolo: «Perchè Gesuina è la versione femminile del maschile Gesù». Maria è il Gesù in miniatura, «la versione umana più vicina al Dio (dis)umano». Dalla nonna, mentre cucinava i broccoli impastava i dolci, faceva la pasta a mano: l’ha conosciuta lì, l’autore, la Vergine di Nazareth.
L’invidia di Satàn, l’imbecille fatto carne.
Il libro è un viaggio dissacrante e profondo attraverso le quattro stagioni della Vergine, con sullo sfondo i venti misteri del santo Rosario, «la corda di impiccagione di Satàn». Una storia ch’è tutt’ora muro di cinta tra il tempo e il non-tempo. Tra l’uomo mortale e il suo Dio.
Storia di una Madre, affidata alle labbra: «Dovevate sentire nonna recitare il rosario!»
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