Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Il Vangelo non ammette lo sfruttamento della persona: del caporalato, nelle sue forme più svariate, non c’è traccia nelle parabole inventate dal Cristo. Lui, per quanto gli compete, mette in piedi un’azienda – più una cooperativa tra soci che un’impresa a responsabilità limitata – nella quale la tutela della salute dei lavoratori campeggia al primo posto del suo statuto: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un pò». Gesù è un attento osservatore dei volti dei suoi dodici soci. Soci di una strana cooperativa di pesca: dopo il primo blocco di lavoro – mica è cosa semplice essere la longa manus di Dio dentro le strade del mondo – si accorge che sono sfiancati, leggermente spossati dalla passione e dall’impegno che ci hanno messo. E, accorgendosi, non fa la solita finta di non accorgersi, ma si preoccupa della loro stanchezza. Si prende cura della loro fiacca fisica: «Non avevano neanche il tempo di mangiare» da quanto la gente stava loro appresso, chiedendo l’inverosimile. Pretendendo che le loro richieste fossero esaudite per ieri. Senza tenere conto che, pur amici del Cristo, erano pur sempre uomini dalla fibra comune, dalla durata fisica limitata, con un forte senso del dovere che, spesso, mandava fuori giri il fisico. Vedendoli così – e sapendo quanti impegni c’erano ancora segnati nell’agenda dell’azienda -, il rischio di chiedere loro di tenere duro era alto: “Siamo pochi, tenete duro, serve uno sforzo di volontà di tutti. Mette in conto di dover rimanere in parrocchia anche dopo li settantacinque anni. Occorre far fronte alle esigenze del popolo”.

Cristo non ci sta a questo gioco al massacro. Sa bene, da buon figlio di un imprenditore, che se i dipendenti non stanno bene, è l’azienda stessa a soffrire. Il capitale umano, a casa sua, verrà sempre prima di quello materiale: vedendo «tutto quello che (gli amici) avevano fatto e quello che avevano insegnato», Lui chiede loro di riposarsi. A preoccuparlo, degli amici, è quella tonalità scura di stanchezza che affiora sotto i loro occhi. È bellissima, la considera un valore: è il valore di chi non si è risparmiato, di chi non si è accontentato di fare il minimo sindacale ma ci ha messo tutto in quella faccenda. Per ora è sotto controllo ma li monitora perchè sa bene che quando la stanchezza diventa sfinimento tu non minacci più, non avvisi più, non preghi più. Non corri, non insegui, non guardi e non ti interessi più. Ti fermi: chiuso, spento, buio. Cala il sipario, punto. Solo chi è amante, briccone, geloso, avaro, ambizioso non riposa. Soltanto «i giocatori non conoscono riposo» (N. de Chamfort). Potrebbe spremerli con fossero delle arance e loro, forse, accetterebbero pure d’essere spremuti pur di rimanere con Cristo vicino. Invece impartisce loro una delle sue più belle lezioni. “Riposatevi, amici miei. E non sentitevi affatto in colpa: è dolce riposare dopo aver compiuto bene il proprio dovere”. Averne di superiori così, capaci di accorgersi che, certe volte ci si stanca di dare 1000 a chi sa contare solo fino a 100. Dio è un signore.

Poi, perchè nessuno dica che l’azienda si prende più appalti di quelli che è capace di seguire, mentre loro si riposano manda avanti Lui gli impegni presi: vedendo che la folla, quella che andava dietro ai suoi amici stanchi, somigliava a delle «pecore che non hanno pastore, si mise a insegnare loro molte cose» (cfr Mc 6,30-34). Il segreto di Cristo è spicciolo, come quello di nonno: del tipo che “una mano lava l’altra, in tutti si fa tutto. Che nessuno sarà mai un grande generale d’armata se, all’occorrenza, non saprà indossare anche i panni del soldato semplice. L’invito a riposarsi è l’esatto contrario dell’invito ad oziare: chi è abituato ad oziare non sa nemmeno cosa voglia dire godersi una giornata di riposo, perchè non se l’è nemmeno guadagnata. Colpisce, anche t’imbarazza, quest’attenzione all’umano da parte di Cristo. O, forse, è proprio questo l’amore: incontrare qualcuno che si prenda cura di te meglio di come faccia tu stesso. Sono persone indimenticabili, con ancora nessuna cura disponibile per alleviare una loro eventuale perdita.

(da Il Sussidiario, 20 luglio 2024)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Vangelo di Marco 6,30-34).

2 risposte

  1. In questo mondo in cui si è sempre meno altruisti e senza valori penso sia importante avere delle figure di riferimento.
    In base alla mia esperienza mi piacerebbe, senza tornare agli eccessi del secolo scorso, che anche i sacerdoti siano perdone su cui contare e a cui ” affidare” la propria anima.

  2. Riusciranno a debellare queste ingiustizie?? E i caporali?? Finché trionfa interesse e soldi e nessuno condanna .. cosa possiamo fare noi???

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