Frugherò nel Vangelo alla ricerca affannosa di un passo che renda serenità alla confusione partorita nel vedere l’uscita di quell’inenarrabile fila di auto blu dal Vaticano (si stava ricevendo "l’amico George Bush" fuori da ogni logica di protocollo) e la calata in via della Conciliazione del jet set internazionale causato dalla coppia Briatore-Gregoraci (con tanto di cardinale a consacrare l’eternità sacra del vincolo). Mi s’è risvegliata improvvisa e improvvida quell’intuizione che svolazzava creativa nella fantasia di Charlie Chaplin quando riferì di aver avuto l’ispirazione di girare un film religioso. Una delle scene avrebbe dovuto svolgersi nella pista da ballo di un locale notturno, con gente seduta a chiacchierare e a bere attorno ai tavoli. Ad un certo punto, al centro, qualcuno si mette a crocifiggere Gesù. Scena cruenta, sporcata di sangue, disturbata da urla, ma nessuno sembra interessato. Solo un ubriaco che siede in disparte, improvvisamente si alza, si mette a gridare piangendo: "Ma non vedete che lo crocifiggono? Che cristiani siete?". Gli fa eco il Gesù di Matteo in questa domenica: "quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti".
Cioè imparate l’italiano! Perché di chi crede si dice "credente", non "creduto". Il participio presente chiede di allargare lo spazio, di dilatare la credibilità, di spostare giorno dopo giorno il limite della propria abitudine a Cristo. Credere è una missione, una lacerazione, un comando diretto sceso da altezze dis-umane. Predicatelo nei tetti: non bastano più le chiese e le sacrestie, le canoniche e gli oratori, i sagrati delle chiese e i canali preferenziali. Sui tetti, adesso: per sfidare senza vergogna i megafoni della modernità, per rendere ragione della speranza che fa vibrare le nostre scelte, per accettare la sfida di un mondo sempre più allergico alle pappardelle filosofico-religiose. E senza paura perché "v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato". Peccato che oggi quando si parli dei tetti tra i ministri del Regno lo si faccia solo per illustrare il finanziamento da ricevere in Regione!
Rendo omaggio all’anima di un mio maestro, Mario Rigoni Stern, da giorni tornato nella baita dell’eternità. Accompagnato sull’Ortigara a presenziare ad una messa in memoria dei caduti, lui – testimone oculare prima che narratore prolifico – sbottò dicendo: "ma chi l’ha detto che attorno alla Colonna Mozza si debbano ripetere le solite fiabe del catechismo con il moralismo da messa prima?" Arrivederci, maestro! Riconoscente per aver predicato e urlato dai tetti che la storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli orrori.
Ma tutto ciò è una speranza, non una certezza.