Dall’altare alla polvere.
Nel giro di pochi giorni tre storie appesantiscono la difficile avventura degli educatori. La storia di Morgan, l’istrione di X-Factor, che ammette con orgoglio l’uso del crack: salvo poi nascondersi dietro un ovvio fraintendimento come nella migliore forma di arte politica. La storia di John Terry, capitano della nazionale inglese di calcio, pizzicato a letto con l’ex fidanzata di un compagno di squadra e costretto alla panchina causa decadimento di uno stile poco da leader. La storia di Danilo Di Luca, immagine di un ciclismo all’attacco e forse all’arrembaggio, incappato per la seconda volta con le mani nel fango del doping.
Tre volti mediatici che riportano alla ribalta la questione dello stile e dell’esempio di chi sa d’essere motivo di emulazione da parte dei più piccoli e deboli di carattere. Se un idolo racconta in mondovisione che le scorciatoie fanno parte della furbizia per restare a galla, chi si trova agli incroci di qualche decisione non ci penserà due volte a scegliere la minor fatica per rubare la maggior gloria. Con buona minaccia di tutte quelle persone ed agenzie che nell’anonimato sudano e s’affaticano per addestrare alla nobile arte della pulizia del cuore: consci che i megafoni della nave oramai sono nelle mani del cuoco di bordo che dice cosa si mangerà e non più del capitano che conosce la rotta.
Più di qualcuno trucca il sentiero, sposta la segnaletica, ruba passaggi di comodo: certamente qualcuno c’arriva con la sola arma dell’intelligenza e dell’onestà. Ma nessuno è così forte da concedersi il lusso d’accendere nell’immaginazione dei giovani figure e parole pericolose. Già le avventure politiche di certuni hanno rimesso in auge il dibattito tra responsabilità pubblica e scelte private: ognuno è libero di giocarsi la vita nella migliore delle ipotesi possibili. Ma nessuno dovrà essere così folle, una volta caduto nel fango, d’invitare alla resa altre anime solo per il gusto di non vedersi fallito da solo. D’altronde se questi sono i maestri a cosa servirà abbattersi contro una generazione che si sta scollando sempre più dai grandi ideali? Se chi sale in cattedra immagina la vita come qualcosa di ripetitivo, di stanco e di annoiato come potremo noi pretendere che la classe s’accenda, s’appassioni e s’addentri al fascino dell’esistenza?
A Sanremo Morgan non lo vogliono più. In nazionale a capitan Terry gli hanno riservato la panchina, le salite del Giro Di Luca le vedrà proiettate sullo schermo.
Peccato, comunque, che il danno perpetrato sia inestimabile: quello lo stiamo già vedendo in diretta.