apeI sogni si realizzano perché dietro la freschezza dell’intuizione di uno c’è sempre un treno frequentato da gente che ci crede. Magari alla fine tutti assieme si può anche perdere: ma bisogna sempre vedere se si vince o si perde da uomini.
Questo grande sogno – partito piccolo da New York e in fase di crescita verso Milano 2011 – deve il suo germoglio a chi si è affezionato alla nostra passione, a chi sta sostenendo la nostra missione educativa, a chi sta rischiando qualcosa per far sì che un ideale spicchi il volo e vada lontano. Come api che trasportano il nettare di fiore in fiore.

Questo romanzo che uscirà a breve (scortato e impreziosito da uno splendido video) è dedicato a tutti loro. Prima di tutto ai miei amici che hanno voluto tenere coperti i loro volti ma ci hanno messo del loro, oltreché l’affetto e la simpatia: Mario Fontana di Trento, a Fabio V. e Domenico D., Francesco e Giordano, Emilio Z. di Schio, Elio R. di Vicenza, Rolando, Tiziano, Stefano, Maurizio e Paolo, Chiara, Betty, Luca, Paolo, Diana, Annalisa, Roby, Massimo, Jojo e Gianluca. E a chi per discrezione nemmeno un segno di passaggio vuol trovare. Sono volti anonimi che hanno messo le ali ai nostri sogni. E con loro tutti quelli che sin dall’inizio della spedizione m’hanno permesso di dormire sonni quasi tranquilli, libero di scavare e immaginare strade nuove senza l’assillo di dover pensare a ciò ch’è pure necessario. Una bellissima famiglia – quella che nasce giorno dopo giorno lungo la strada che porta ad Emmaus – che sogna di avere una discendenza numerosa. Come le stelle del cielo e come i sogni che abitano sulla sponda del cuore.
A tutti voi il grazie più grande. Tradotto in una storiella.

“Una volta un’aquila domandò al corvo: Dimmi, corvo, perché tu vivi a questo mondo trecento anni e noi viviamo in tutto solo trentatré?”.
“Perché – rispose il corvo – tu bevi il sangue vivo, mentre io mi nutro di carogne”.
L’aquila pensò: “Proviamo anche noi a nutrirci nello stesso modo”.
Dunque l’aquila e il corvo si lanciarono. Videro un cavallo morto e si calarono. Il corvo si mise a beccare di gusto. L’aquila beccò una volta, beccò un’altra volta, ma poi disse al corvo: “No, fratello corvo, piuttosto che nutrirsi trecento anni di carogne, meglio è bere una sola volta il sangue vivo, e poi sia quel che Dio vuole”. (A. Puskin)

A New York campeggiava ovunque una scritta: “I’m in, we’re in”.

Il mondo non cederà a disperarsi.

Nemmeno noi a gioire!

 

Dio vi benedica e mostri a voi il Suo volto.

Donandovi la Sua pace.

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