Sono figlio del liceo classico
“E’ la madre di tutte le storie – ci disse il prof di letteratura greca all’inizio di quell’anno-: se non vi sforzerete a scoprire questa
“E’ la madre di tutte le storie – ci disse il prof di letteratura greca all’inizio di quell’anno-: se non vi sforzerete a scoprire questa
Il passo indietro di un leader – fosse anche quello di un semplice parroco d’una parrocchia sperduta (figurarsi un premier, addirittura il Papa!) – è sempre un qualcosa che incuriosisce, divide la platea, che desta stupore. Se un leader, però, avverte di non essere più all’altezza del compito che gli vien chiesto, cosa dovrebbe fare? Continuare a rimandare in onda, sul canale della gloria, la solita faccia da “condannato al potere” o farsi da parte mostrando che una mancata morbosità verso di esso? Anche il potere può diventare una sofferenza.
Ricominciare è un verbo che mi piace assai. In realtà, lo ammetto, adoro e impazzisco per tutti quei verbi che amano ospitare la particella ri,
Mistica del cinema C’è chi fa cinema e c’è chi fa cinema con gli occhi puntati nell’insondabile mistero di Dio. Chi opera in questa maniera,
Lo stupore Se una parola può definire il pontificato di Joseph Ratzinger, questa è: sorpresa.Ci ha sorpresi la sua elezione, ci ha stupiti con le
hanno capito che Gesù non va messo in anticipo, perciò lo nascondono dietro la capanna.
Ma la meraviglia mi ha colto qualche giorno fa, mentre spegnevo le luci su quel piccolo panorama palestinese… Dietro la mangiatoia non c’era più un Gesù bambino, ce n’erano tre. Uno per ogni figlia, uno per ciascuno.
Quale genio hanno i bambini lo sa solo il buon Dio. Noi adulti, infatti e giustamente, pensiamo che Gesù sia uno per tutti, ed è così, effettivamente. Ma i bambini devono concretizzare questo suo “essere per tutti”, devono rendere visibile che Lui è per te, per me, per noi. Perciò eccolo lì, dietro la capanna, in attesa anche lui, visibile in tre statuine simili, ma non uguali.
Quelle tre statuine insegnano a me, questa volta, che proprio perché il figlio di Dio è per tutti, ognuno instaura una relazione personale con Lui, nella propria vita, nelle stanze del proprio cuore. La relazione che avrò io con Lui non sarà quella di un altro, mai, sarà originale e irripetibile. Questo lo hanno capito tre bambine che insieme non fanno ancora sedici anni. Quella statuina rappresenta il loro piccolo, enorme, desiderio di avere, di intessere una relazione a tu per tu con Gesù. È un simbolo tenerissimo e magnifico della loro fede nascente.
Ovunque è già da tempo “Buon Natale!” Eppur non è proprio così per tutti: c’è anche chi al Natale risponde con rabbia o fastidio, maledendo
Dio arriva, come nell’agguato a Giacobbe al guado di Yabbok[6], come quando il Maestro si accompagna ai due di Emmaus[7], proprio da dove non ci aspetteremmo, nel modo in cui non siamo preparati ad accoglierlo, come un ospite – perennemente – inatteso. È questo lo stile di Dio: “passare per le vie più piccole”
«Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere
Gli studenti non solo sembrano dipendenti dallo smartphone, ma appaiono fagocitati, inghiottiti, divorati da un strumento che non sanno controllare. Per chi educa, resta la grande sfida di guidare i giovani al corretto utilizzo del telefono. Partendo da noi, dando l’esempio di un uso moderato e consapevole del mezzo, portandoli a riflettere sul tempo come dono e kairos, cioè come tempo che si presenta sempre come supremo, da cogliere, gustare e far fruttare, più che da buttare o da perdere. Educhiamoli educandoci, imparando insieme che anche il tempo è un dono di Dio, poiché il tempo è la vita stessa e merita di essere vissuta perché porti molto frutto, senza che nulla vada sprecato.
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