Editoriali

Tra le macerie, il sorriso di Aala

Le persone non sono numeri. Sono tutti i loro legami, le relazioni: ce lo ricorda il sorriso di una bambina, estratta viva dalle macerie. Due sorelline, impaurite, spaventate, raggomitolate sotto le macerie, prima che i soccorritori potessero estrarle. A Idlib, in Siria, in uno dei tanti luoghi raggiunti dalla furia del terremoto.

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Dalla tempesta alla liberazione

Ci sono stagioni della vita in cui ci potrebbe venire chiesto di fare un lungo percorso dentro di noi. Eppure, poi si approda all’altra riva. Ci vuole tempo. Ci vogliono anche compagni di viaggio, si imbarca talmente tanta acqua che senza non sarebbe possibile. Noi possiamo anche combattere con la Legione che ci abita per contrastarla, ma la verità è che solo il Maestro ha il potere di liberarci definitivamente. Solo così Lui potrà risalire sulla barca con altri, per altri, e noi essere testimoni della Misericordia e della Liberazione accordataci.

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Il potere della normalità

Il passo indietro di un leader – fosse anche quello di un semplice parroco d’una parrocchia sperduta (figurarsi un premier, addirittura il Papa!) – è sempre un qualcosa che incuriosisce, divide la platea, che desta stupore. Se un leader, però, avverte di non essere più all’altezza del compito che gli vien chiesto, cosa dovrebbe fare? Continuare a rimandare in onda, sul canale della gloria, la solita faccia da “condannato al potere” o farsi da parte mostrando che una mancata morbosità verso di esso? Anche il potere può diventare una sofferenza.

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Parole di ripartenza

Ricominciare è un verbo che mi piace assai. In realtà, lo ammetto, adoro e impazzisco per tutti quei verbi che amano ospitare la particella ri,

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Quanti Gesù nascono a Natale?

hanno capito che Gesù non va messo in anticipo, perciò lo nascondono dietro la capanna.

Ma la meraviglia mi ha colto qualche giorno fa, mentre spegnevo le luci su quel piccolo panorama palestinese… Dietro la mangiatoia non c’era più un Gesù bambino, ce n’erano tre. Uno per ogni figlia, uno per ciascuno.

Quale genio hanno i bambini lo sa solo il buon Dio. Noi adulti, infatti e giustamente, pensiamo che Gesù sia uno per tutti, ed è così, effettivamente. Ma i bambini devono concretizzare questo suo “essere per tutti”, devono rendere visibile che Lui è per te, per me, per noi. Perciò eccolo lì, dietro la capanna, in attesa anche lui, visibile in tre statuine simili, ma non uguali.
Quelle tre statuine insegnano a me, questa volta, che proprio perché il figlio di Dio è per tutti, ognuno instaura una relazione personale con Lui, nella propria vita, nelle stanze del proprio cuore. La relazione che avrò io con Lui non sarà quella di un altro, mai, sarà originale e irripetibile. Questo lo hanno capito tre bambine che insieme non fanno ancora sedici anni. Quella statuina rappresenta il loro piccolo, enorme, desiderio di avere, di intessere una relazione a tu per tu con Gesù. È un simbolo tenerissimo e magnifico della loro fede nascente.

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