ribellioneFossi in voi, giovani, ci proverei per davvero: l’occasione è così ghiotta che stavolta non farebbe l’uomo ladro – come dice il proverbio – ma lo renderebbe protagonista della sua esistenza. Che importa se siete nati “senza camicia”, fragili e con nessuna attenzione nei vostri riguardi? Ognuno scalda il forno che gli viene dato nella vita, ma non è detto che un giorno non gli capiti di diventare nobile e avveduto, così tanto da firmare qualche novità dentro la sua vita. Fossi in voi ci proverei: non abbiamo più nulla da dimostrare o da perdere, abbiamo solo ed esclusivamente da guadagnarci. Ci dovete provare perché, fra qualche giorno, tornerete chini sui banchi di scuola a studiare, a massacrarvi sulle versioni di Erodoto e Plutarco, a sciogliere equazioni e algoritmi, ad apprendere i segreti della manualità e del pensiero. Vi toccherà anche quest’anno una fatica immane che, forse, non vi lamenterete di addossarvi. Sappiate, almeno, che tutta questa fatica potrebbe non servire a nulla perché il vostro futuro lo stanno già decidendo altri per voi: se non vi muovete sarà troppo tardi. Pensate che meraviglia se per un anno intero una classe di studenti – disinteressata di una votazione che ormai non è più rappresentativa di nulla – chiedesse ai suoi insegnanti passione per la materia, convinzione che la vita ha un senso splendido e capacità di aiutare un ragazzo ad organizzare la speranza nel suo cuore. Penso che anche voi siate stanchi di dovervi sorbire mattinate intere ad ascoltare gente che dalla cattedra parla di nozioni alle quali non ci crede minimamente, che fa imparare poesie che loro spiegano sbadigliando, che chiede applicazione e metodo quando le lezioni sono improvvisate e frutto di concetti ripetuti per annate intere. Non tutti, ma troppi sono così.
Voi avete visto quest’estate cosa significa lasciare il potere in mano ai dinosauri: loro la testa ce l’hanno troppo piccola e non riesce più a governare tutto quel corpo che si è ingrassato a dismisura. Continuare ad affidare a loro le vostre sorti potrebbe rendervi complici di un presente che non vi dice più nulla. D’altronde a che cosa serve studiare se poi sapete già che loro non vi lasceranno usare il vostro pensiero libero per organizzarvi la vita? Fossi in voi sceglierei quest’anno come quello ideale per attaccare in contropiede: l’hanno fatto i vostri coetanei che abitano sulle sponde del Mediterraneo e stanno vincendo perché hanno capito che un gigante inizia a morire non quando lo ammazzi ma quando inizi, sassolino dopo sassolino, a togliergli la terra da sotto i piedi. Diventa bellissimo, allora, contemplare il loro volto: sembravano onnipotenti e invece li vedi tremare, arrampicarsi sugli specchi, scappare di notte ed evitare i comizi, darsi per ammalati pur di non affrontare la gente, chiedere monologhi pubblici senza contraddittorio. Voi tutta questa gentaglia la potete girare come un calzino per il semplice motivo che loro non hanno mai accettato di aggiornarsi, di imparare alfabeti nuovi, di immaginare un futuro in cui le loro idee avrebbero potuto venire smascherate.
Sarebbe proprio bello quest’anno vedere professori che entrano in classe e non trovano nessuno, preti che iniziano la messa con le chiese vuote, politici che organizzano comizi e restano senza platea. Non lo faremmo per puro gusto del divertimento ma per dire loro che siamo stanchi di stare ad ascoltare gente dai pensieri marciti, che non crede più in quello che dice e che non riesce a trasmettere la passione per la vita in ciò che fa e in ciò che dice. Basta! Vogliamo riprenderci il presente perché dove la politica diventa un gioco, dove la chiesa rimane puro devozionismo e dove la scuola rimane un call center di frasi fatte non riusciranno mai a brillare quei frammenti di luce che sono nascosti dentro l’animo dei giovani.
E di chi, seppur vecchio nell’età, è rimasto giovane nello spirito.

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