Domenica se ne stavano sdraiati per terra. A ricordo della nullità umana
senza la potenza di Dio. Distesi per terra perché dalla terra sono stati
creati: da Mani divine. Mentre venivano consacrati i 29 nuovi sacerdoti il
silenzio dominava: silenzio austero, celeste, potente. Il silenzio dell’attimo
in cui la terra s’accinge a toccare il cielo.
Assorto nella liturgia, pensavo che il giorno prima qualcuno lo
incrociavo nei corridoi della Gregoriana. Vicini di banco sentivamo parlare del
pluralismo religioso, della teologia dialettica ed ermeneutica,
dell’antropologia e del metodo trascendentale, della Teodrammatica di von
Balthasar e dell’ecclesiologia di Padre Ratzinger. Tomi di libri, enciclopedie
di sapere, trattati e summe da perderci la vista. Riflettevamo sul valore
dell’identità religiosa, della sfida dell’Islam alla teologia cristiana, del
metodo di Lonergan in teologia. Dei modelli di chiesa, dei cerchi concentrici
del dialogo. Dei concili ecumenici: da quello di Gerusalemme al Vaticano II.
Cioè discutevamo di cose grandi, giganti, teologiche! E nella discussione ci
scaldavamo pure.
La Basilica di San Pietro, nel frattempo, rimbombava di
applausi: per una volta dedicati a tutta quella giovinezza fasciata di Santo
Spirito. Una realtà inspiegabile il sacerdozio: un mistero che, a pensarci, ti
congela il cuore. Ti scalda l’anima. T’accende i sogni.
Domenica erano commossi. Lunedì c’è stato un piccolo imprevisto. Gli
applausi vennero sostituiti da un biglietto che recava scritto: "Da oggi si balla con i lupi".