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La storia era di una bellezza struggente: dopo la notte di Betlemme, dove si festeggiò il primo Natale della storia – «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14) -, Dio ha preso casa in mezzo alle nostre case. Lo ha fatto in maniera definitiva: Dio-con-noi. Troppo bello per non infangarlo: Satana sferrò un colpo basso, mettendo in circolazione voci strane tramite Nestorio, un pensatore dell’epoca: “Dio ha una doppia personalità: prima era Dio, adesso è anche uomo”. Attaccarono il Figlio, portarono in tribunale Maria, la madre: “È madre solo di Gesù, non di Dio”. Duecento vescovi si danno appuntamento ad Efeso, affacciati sul mare Egeo: chiusi in concilio, decretano che Maria è anche Madre di Dio, non solo di Gesù: “Sono un tutt’uno” scrivono. Nacque nel 431 il dogma della Divina Maternità di Maria: «(Santa Maria) madre di Dio», non madre di Gesù. Fuori della cattedrale il popolo, nel frattempo, si era attrezzato: aveva preso in mano i bastoni qualora i vescovi non avessero firmato.
È la perla delle perle. La maternità di Maria sarà il tema della VI^ puntata del programma di TV2000 Ave Maria, in onda martedì 20 novembre, alle ore 21.05: «Madre di Dio». Se è vero che Maria è madre di Dio (e non solo di Gesù), allora tutto cambia, cambia tutto: Dio – quello dipinto vecchio, con la barba bianca, lo sguardo accigliato – in realtà è un bambino appena nato, in braccio alla Madre. E’ per questo che la fede cristiana è una storia da dipingersi tutta per terra più che in aria. È la leggerezza dell’essere madre: «Non temo di essere calpestata. Calpestata, l’erba diventa sentiero» scrisse la poetessa B. Dimitrova. Gennaro Troia (nella foto sotto), invece, più che scrivere, dipinge volti. Il volto di Maria. Dipinge per terra, sulle strade o sui marciapiedi. Si è accorto che la gente va di fretta: testa bassa, tutt’al più sul display, e via. La bellezza ne risente: sono in pochi ad esser pronti ad alzare ancora lo sguardo: «È anche per questo che un madonnaro disegna per terra: perché la bellezza faccia inciampare lo sguardo e le gente, così, alzi la testa». Lui è uno dei madonnari di Napoli. Le sue opere lo fanno assomigliare ad un cantastorie che porta la religione di paese in paese. Una vera e propria catechesi di Maria alla portata di tutti. Declamata per strada, perché il salotto di Maria è stata la strada, non il capitello dove l’abbiamo messa, impauriti del suo innato senso della realtà. Il Madonnaro disegna opere che hanno la durata di un lampo: un’intera giornata di lavoro potrà essere cancellata da un acquazzone improvviso. Ciò che conta, però, non sarà il risultato: ad importare è il processo. Fosse tutto chiaro, l’arte non esisterebbe. È la storia di chi diventa madre, la storia di Maria: le mamme sono donne nate con la predisposizione ad essere calpestate. Per diventare sentiero. Per far strada al frutto dei loro ventri.
Cristina Parodi (nella foto sopra), invece, mamma lo è per davvero. Madre naturale, anche una madre simbolica: madre dell’informazione. Con uno stile garbato, educato, entra nelle case degli italiani: «Il mio compito di giornalista è di raccontare. Verificare le notizie, dare loro voce (ha contribuito alla nascita del TG5 di Enrico Mentana, ndr) – Per fare una televisione aggressiva e non volgare, serve tempo». Per fare di una storia semplice, una storia da batticuore, serve rispetto e libertà: «Nessun uomo dovrebbe mai mettere una donna nella condizione di non poter dire di no». Tra le righe, questa è stata la grandezza di Maria, anche della proposta del Cielo: Maria avrebbe potuto dire di no. Ha detto sì: per questo la sua risposta è ancor più degna d’attenzione. Di venerazione e d’adorazione. Di fede, fedeltà.
Pur strana, la maternità di Maria è un gioco-a-due. Nell’Ave Maria, Giuseppe non è citato. Però, di nascosto, c’è: umile come il legno, caldo come il ferro da battere. Per questo la nonna, dopo l’Ave, aggiungeva: “Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuoricino e l’anima mia”. Con loro tre sarebbe stata una notte-buona.

(da Maria con te, 17 novembre 2018)

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