MichelleHunziker
Nella vita dell’uomo, quaggiù, capita sovente la medesima cosa: la paura non puoi metterla a dormire, rimane sempre sveglia. Tutti, allora, abbiamo paura. La differenza sta in una domanda: “Paura di che cosa?” L’Ave Maria è iniziata con un annuncio smisurato, la più alta dichiarazione d’amore mai udita prima: «Ave Maria, piena di grazia». Per troppa grazia, però, si ha persino paura d’iniziare a credere: “Perché proprio a me tutta questa grazia” avrà interpellato Maria il suo cuore. Rimarrà domanda-senza-risposta: è Dio a volere così. Chi(ama) quando vuole, chi vuole, dove vuole: nella solitudine di deserti, caverne, montagne. Nel trambusto della città, nell’eremo della propria stanza. Poi, quando s’accorge che la creatura ha paura, le cuce addosso un’imbragatura: «Il Signore è con te». È il suo modo geniale, ricco d’affetto, per dire: “Non temere, siamo in due: io e te”. E’ il tema della seconda puntata del programma di Tv2000 Ave Maria, in onda martedì 23 ottobre, 21.05: “Il Signore è con te”. E’ complemento di compagnia, anche un complimento di fiducia: Dio ha scelto te. Fidati: non ti abbandonerà.
È facile a dirsi. Un po’ meno a dirlo, sopratutto se il destinatario dell’annuncio è una donna come Vera Vigevani Jarach, una delle mamme di Plaza de Mayo, quelle i cui figli sono stati ammazzati, dopo il sequestro e la prigionia, con i voli della morte durante la dittatura argentina di Videla. Donne alle quali non è stata concessa nemmeno la grazia di una tomba nella quale sedersi e piangere: «Mi chiamo Vera Vigevani Jarach. Ho due storie – mi racconta questa giovanissima signora di novant’anni, col sacro-fuoco dentro il petto – Sono un’ebrea italiana e sono arrivata in Argentina nel 1939 per le leggi razziali; mio nonno è rimasto ed è finito deportato ad Auschwitz. Non c’è tomba. Dopo molti anni, altro luogo, in Argentina, altra storia: mia figlia diciottenne viene sequestrata, portata in un campo di concentramento e viene uccisa con i voli della morte. Non c’è tomba». La storia le ha cucito addosso due genocidi: quello di Hitler e quello di Videla. Il secondo ha avuto come truce palcoscenico l’Argentina: Buenos Aires è la sua capitale. Qui, fino alla primavera del 2013, il cardinale si chiamava Jorge Mario Bergoglio. Queste mamme, gioco-forza, lui le conosce molto bene. La loro lotta così tenace, ha messo al muro la dittatura, smussando le pietre di quella piazza dove si davano appuntamento. «Le lotte per il bene non sono mai perse – giura questa militante della memoria – La vera sconfitta è restare inermi». Il Male alza la voce, è un gradasso. Il Bene, ch’è timido ma non pitocco, a bassa-voce gli fa un promemoria: chi ha voluto cancellare qualcosa o qualcuno ha sempre finito per fare i conti con il rumore di quella cancellazione che lo ha reso tristemente eterno alla storia. Il Signore è con lei, donna ebrea.
C’è un solo modo, nell’Ave Maria per disintegrare il male, guardandolo negli occhi: credere nella speranza. Quella che – quant’è bella l’intuizione di Agostino – ha due figli: lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle. Quel coraggio di cui mi ha parlato Michelle Hunziker, l’altra compagna della prossima puntata. Una storia d’inferno la sua: «Ero morta dentro – mi racconta Michelle – ma chi mi vedeva in tv non lo poteva minimamente immaginare». L’inferno più truce è appaltare le proprie sofferenze agli altri: ad una setta, com’è accaduto a lei. È anche storia di risurrezione, la sua, però. “Michelle, il Signore è con te”: «Nessuno si salva da solo, è anche vero che nessuno si salva se non accetta di lasciarsi salvare. Era l’amore di Dio che avevo cercato per anni. L’avevo perso, l’ho riscoperto tramite Maria». La solitudine è il campo da gioco di Satana.
Il Cielo, in campo, entra a gamba tesa: Non temere, il Signore è con te. Pronunciata a Nazareth, Cafarnao. Assisi, Avila, Siena. A casa mia sono parole per me. Parole che abbattono qualsiasi mura. Da ascoltarsi in punta di orecchi. 

(da Maria con te, 20 ottobre 2018)

VeraVigevaniJarach

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