Anche Cristo, come ogni uomo in terra, è circondato da un esercito di spie volontarie: «I Giudei – lascia annotato Giovanni – si misero a mormorare contro Gesù perchè aveva detto “Io sono il pane disceso dal cielo”». I pettegolezzi, per quanto sporchi siano, passano di bocca in bocca, come il più appetitoso tra tutti i pasti: è molto più facile credere alle cattiverie, avete mai fatto caso? Credere a qualcosa d’inedito, una sorta di sorpresa ad occhi chiusi, non è poi così facile. Il sospetto, dunque, è che la bellezza sia sempre astrattezza, la bontà rimanga un principio teorico, la verità un concetto filosofico. Nessuno s’immagina che tutto ciò che riesce a far battere il cuore abiti ad un passo da lui: «Costui non è forse il figlio di Giuseppe?» Lo è, per davvero, tra l’altro con molta fierezza a sentirlo parlare: il problema, dunque, qual’è? Sempre il solito, ch’è tutt’ora in corso: che non ci si capacita di come un Dio si sia scomodato per noi. Glielo aveva appena detto che era disceso dal cielo, ma non ci potevano credere che Dio, dall’alto del suo onnipotente apparato di comodità, andasse ad infognarsi nel bailamme della storia umana per tentar di redimere i figli suoi. L’avvenimento accaduto, la magia del Natale, fa annaspare i Giudei medesimi. Troppo vasta per capirla.
Come poteva, d’altra parte, fare la guerra alla guerra se non entrando Lui stesso in guerra? Entratoci – Dio ha perso la testa! – si nascose nel petto della sua artiglieria umana: da dentro, dunque, ammaestrerà l’uomo ad andare a fare guerra al Demonio. Non una notizia da poco per l’uomo che, all’alba di un primo mattino, «ha trovato un Dio che si cala nell’abisso del nulla dell’uomo. E che da lì lo fa risalire» (C. Péguy). La magia, però, appartiene a Dio: si chiama Grazia. E, fedele al suo nome, è gratuita: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato». D’allora, allora, è ora tutto chiaro, tutto scuro: non si diventa cristiani per una somma di dottrine imparate a memoria, per partecipare ad una crociata parrocchiale, per una somma smisurata di sforzi di volontà: o si è attratti, o non si diventa cristiani. “Padre – chiede spesso la gente – mi dica lei come faccio a spingere mio figlio in chiesa. Non ne vuole più sapere, io divento matta se va avanti così”. Spingere è verbo di pressione, di forzatura, di vite che si vogliono far andare per quella parte. Attirare è verbo d’attrazione, spartisce la logica della seduzione, ha un che di eccitante tra le sillabe. E’ Cristo la risposta alla donna, all’istanza della donna in apprensione: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato». Scelse l’attrazione, Cristo: a volte ci sono parole che non dicono niente, e sguardi che dicono tutto. Dell’attrazione mi piace che non esiste un: “Ci devo pensare un attimo!”. Non esiste un’opzione nell’attrazione: l’attrazione è. E’ la seduzione a tutti i problemi dell’anima.
La soluzione a tutti i problemi. C’è un’unica necessità, però: che la libertà vada incontro alla Grazia. Scrive il buon peccatore (amico mio) Péguy: «L’uomo è come la città assediata. Il peccato è quell’assedio perfettamente organizzato. La grazia è quell’esercito reale che viene in aiuto». Si necessita, dunque, che la libertà dell’uomo accetti di lasciarsi incontrare da questo esercito soccorritore. Per non venire scassinata in eterno, per venire custodita per l’eternità: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Un Dio-Pane buono come il pane, sottomesso alla libertà delle creature sue, in attesa e in agguato, un passo indietro con lo sguardo in avanti. E’ (di)sceso dal cielo – Lui che non era per nulla obbligato a farlo – per regalare all’uomo la sua eterna giovinezza. Ecco perchè, certe volte, come uomo avrei voluto peccare ma le circostanze, che sono la Grazia di Dio in borghese, me lo hanno impedito. Ecco perchè in quella chiesa buia, spoglia e senza più fedeli, la lampada del Santissimo è rimasta accesa. Lui, Dio, è in attesa: la guerra santa è ovunque. Abitiamo crociate quotidiane, con un esercito di Pane a soccorrerci.
(da Il Sussidiario, 7 agosto 2021)
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Giovanni 6,41-51).