Fidandosi
di loro, una volta elaborato, il programma sarebbe dovuto diventare la magna charta – versione XXI° secolo –
facente funzione di vaccino antivirus per un’Italia sempre più infiacchita da
un’influenza generale. Un’elaborazione che costò, a giudicare dai mass media e
dalle benzina delle auto blu, corse tra montagne di rifiuti e segreterie di
partiti, uffici cardinalizi e sale presidenziali, studi tv, giornali di gossip
e proiezioni truccate. Progettazione faticosa che ha concepito fotocopie
riaggiornate di vecchi propositi puntualmente smentiti una volta accasatisi
sulle poltrone. Con l’aggiunta di qualche velina e qualche gaffe "stile
Bersani". Una campagna elettorale ironica, a questo punto, renderebbe meno
noiosa la visione della fiction "veltrusconiana",
per dirla alla Beppe Grillo! E chi non accetta si becca pure gli improperi del
fans club dello "status quo".
Come
accadde sul bordo della piscina di Siloe quando un uomo, cieco dalla nascita,
con un prodotto d’alta erboristeria (saliva e fango) mescolato da Mani divine, da
non vedente divenne fotografo della novità di Dio. Ridicoli gli scribi e i
farisei (di ogni tempo): volevano costringerlo ad ammettere che non ci vedeva.
Perché non sapevano come inquadrare quel miracolo, disturbava le loro teorie
costituzionali, scombussolava l’assetto religioso, rischiava di candidare
premier l’Amore. Per due volte spiega loro com’è stato guarito. Ma non vogliono
capire. La terza volta, provocante nella sua stanchezza, sbotta (magari lasciandosi
cadere le mani): "Ve l’ho già detto e non
l’avete ascoltato". E poi aggiunge: "Volete
forse diventare anche voi suoi discepoli?". Improperi, insulti, sberleffi,
derisione: perché quella reazione? Forse che avevano davvero nostalgia di un
"programma elettorale" di novità? Un programma non scritto su fogli (fossero
anche solo 11 pagine e mezzo) ma su un Volto.
Chiedo
gentilmente scusa per un’associazione (speriamo non sia a delinquere) che mi
scappa inconsciamente in questi giorni. Guardo i candidati premier (e i loro
chierichetti) e in filigrana m’appare quel celebre forno delle Grucce, che
stava sito nella Corsia dè Servi, assaltato la sera dell’arrivo di Renzo nella
Milano manzoniana da gente "trasportata
da rabbia comune" (cap. IX). Manzoni criticò quella rivolta cieca e
distruttiva, ma tanto valse: hai voglia di ragionare quando le budella segnano
"riserva".
M’assilla
questo pensiero perchè la storia è un po’ come i programmi: potremmo pur
chiamarla "crema di mais" per grattare qualche volto in più, ma rimarrà sempre
la polenta di ieri.