Glielo raccomanda il bravo curato alla coppia di sposi che il giorno dopo si affacceranno all’altare come di fronte al panorama più mozzafiato: “Per quanto riguarda l’orario, mi raccomando: un po’ di ritardo fa bene all’appetito, tien desta la sorpresa. Troppo, però, crea nervosismo. Ecco: i cinque minuti stanno bene, di più non troverete più il parroco!” Un sollecito riservato soltanto alla sposa? E, si fa per dire, “che lo sposo, nel frattempo di questo ritardo, non inizi a pensare a brutte cose. Ad altri cuori!” Il ritardo, in una storia d’amore, può essere ricamo o richiamo: è ricamo quand’è appetitoso, diventa un richiamo quand’è troppo. E, senza volere pensare male, fa nascere un sospetto: “Ci tiene o non ci tiene alla sua dolce metà?” Perchè, dunque, la fede – ch’è la storia d’amore primordiale tra la creatura e il Creatore – dovrebbe andare in scena con altre scenografie? Il Dio cristiano è un wedding-planner navigato: sa bene che per rendere immortali certe giornate serve il pepe giusto. Tipo: il buio della penombra, il luccichìo delle lampade, il brivido dell’attesa, l’addetto alla porta, la sala preparata. Il meglio del meglio, perchè il cuore abiti l’attesa come fosse già la festa: «Il regno dei cieli è simile a (questa cosa qui)» racconta Gesù. Ad un incontro d’amore, dunque.
Sonno compreso: è bellissimo, in una storia d’amore, trovare che qualcuno riesce a prendere sonno soltanto tra le tue braccia, perchè nessun posto nella vita è più triste di un letto vuoto. Eccole, allora, le nostre dieci amiche vestite a festa: «Poichè lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono». Non presero sonno soltanto cinque, quelle a qui noi, da secoli, rinfacciamo d’essersi addormentate. «Si assopirono tutte (e dieci)», invece. Non fu, dunque, il sonno a far ingelosire lo sposo quando, nel pieno della notte, arrivò puntualissimo nel suo ritardo. La cosa che gli rese nervoso il cuore – e che gli permise di misurare l’amore di quelle donne per lui – fu che, dormendo, qualcuna tenne desto l’udito e qualche altra no. Qualcuna si comportò d’amante, come le madri quando van a letto e dormono ma, con un orecchio, ascoltano i rumori per capire quando la figlia, il figlio, ritorna. Altre, invece, presero sonno e basta: “Arriverà, e quando arriverà verrà in camera a cercarmi!” C’è chi dorme e basta e c’è chi, dormendo, continua a desiderare il suo amore: è un dormire a metà, anche perchè quando sei innamorato ti sembra che la realtà sia più bella del sogno. Dunque dormi ma non dormi completamente: è il dormiveglia di chi non riesce più a stare da solo. Le prime dormono come lucciole al buio, le seconde russano come marinai che bofonchiano al mare. «A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro». Chi dormiva con il desiderio sul cuscino, si destò, allacciò i sandali e corse incontro all’amato. Chi s’era addormentato senza più desiderio, si accorse all’ultimo di non avere più olio: «Dateci un po’ del vostro olio, perchè le nostre lampade si spengono». Spento il desiderio, con che cos’altro si potrà risvegliare il cuore al rumore di passi che s’avvicinano? «No!» risposero le amiche.
In cinque festeggiarono, le altre cinque rimasero con le lampade in mano, o andarono a truccare di cipria l’amarezza: “Pensare che mi ero appena appena addormentata, porcaccia miseria!” disse una all’altra, guardandosi allo specchio in compagnia. Tornerà un’altra volta lo sposo? Oppure, accortosi di non essere desiderato, se l’attaccherà all’orecchio questa notte in cui l’han lasciato solo, fuori di casa, ad aspettare? Il bello del racconto, Cristo lo sa molto bene, è che chiude la porta – «e la porta fu chiusa» – perchè si spalanchi il cuore di chi l’ascolta. E capisca, forse, che c’è sonno e sonno: «Perchè si dorme? Non tanto per riposare, quanto per dimenticare» (E. Cioran). Il problema, per Cristo, non è prendere sonno per la stanchezza. È addormentarsi pensando ad un altro che non sia Lui, non pensando più a Lui. Tanto che, quanto ritorna, trova il cuore disponibile ad ospitare altri amori. Cuori-lampada senza più l’olio del desiderio.
(da Il Sussidiario, 11 novembre 2023)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Vangelo di Matteo 25,1-13).
Una risposta
Sei sempre una grande ispirazione… Risvegli, scuoti, dai speranza. Grazie Don Marco. Buonanotte serena