Che strano fine settimana. Partenza da casa alle 9 del mattino di sabato, rientro a Milano la domenica per le 16 (ingresso in redazione e lavoro sino alle 24). In mezzo oltre settecento chilometri in auto e 31 di corsa. Ma non solo, un matrimonio, un pranzo lungo il Brenta, l’esibizione delle Frecce Tricolori sul mare di Jesolo, il ritorno di The Run, il prosciutto a cena, la notte in viaggio verso Bassano del Grappa, l’arrivo in hotel e la nanna in una camera tripla alle 2 e sino alle 7. E poi di nuovo colazione da atleti, l’incontro con gli organizzatori della mezza del Brenta, il riscaldamento, la gara, le gambe che girano felici, poi il mignolo (sì, il mignolo: anche le formiche nel loro piccolo….) che s’infiamma, il cuore che fatica ma arriva al traguardo. Poi ancora un massaggio spettacolare e decisivo, il palco, i microfoni, le foto, la doccia e l’auto. Un altro viaggio per tornare a Milano e tornare alla scrivania.
Intenso? Sì, un week-end pieno. Di chilometri e di emozioni, di piacere e di scoperta, di passione e di fatica. Ma domenica notte rientrando a casa mi sentivo felice. Ero riuscito a portare a termine tutto, senza intoppi e il progetto “A New York con fede” è partito alla grande anche su strada e per le strade. Ora si tratta soltanto di continuare, di cullarlo, farlo crescere, coccolarlo e portarlo oltre. Anche oltre New York visto che insieme a don Marco correremo ancora a Fidenza (ultima tappa di The Run by Powerade) il 24 ottobre. Ma prima di quel giorno saremo a spasso per l’Italia, io con base Milano lui con base Roma (of course!), io che me ne vado a Berlino lui che nello stesso 26 settembre affronterà la Ascoli-San Benedetto – un lungo perfetto sulla strada per NY, da dove poi ripartiremo alla volta della maratona di Milano e delle scuole, dove è posto il grande traguardo di tutto il nostro tentativo. Poi il viaggio, il racconto, anche per immagini (foto e video) che presto speriamo arriveranno anche da voi, ci stiamo preparando a riceverli e selezionarli.
E’ stato davvero un fine settimana eccezionale. Anche sul fronte atletico. Mi sono regalato un 10k in 45 minuti, riuscendo a controllare la mia corsa. Un primo chilometro in 4 minuti, poi un ritmo adeguato, un minimo rallentamento e poi lo “sprint” negli ultimi due. E così in 45′ scarsi ho tagliato il traguardo insieme a don Marco, che dopo aver celebrato messa e matrimonio al mattino mi aveva accompagnato a Jesolo. Insieme ci eravamo fatti il segno della croce a pranzo, insieme abbiamo girato per strade e spiagge insieme a Roberto e la sua telecamera. Insieme ci siamo scaldati e siamo arrivati al traguardo, scortati anche da Enrico, appena 18 anni e tanti chilometri da correre (velocemente) davanti a se. Non è stato il 10k più veloce della mia vita, è vero, ma è stato il più bello grazie a loro e grazie a Jesolo, che davvero sa come abbracciare una corsa, regalando entusiasmo e applausi lungo quella strada – piena di negozi e ristoranti – invece che il classico misto di stupore, curiosità e fastidio che spesso ci accompagna tutti nelle nostre piccole/grandi “imprese”.
Così dopo il traguardo e i saluti ci siamo regalati una meritatissima cena (segno della croce, quindi prosciutto e melone, pasta bianca con le verdure, acqua – e solo per me anche una birretta, utile per il clima berlinese…) e siamo ripartiti, un inedito trio alla volta di Bassano e di un’unica stanza dove ci siamo regalati un breve pisolino notturno (io adoro dormire, e mi pare che don Marco non sia da meno… nanna alle 2 e risveglio poco dopo le 7 per la colazione: troppo poco per entrambi) trasformandoci definitivamente in don Camillo e Peppone, come ama definirci il don. L’entusiasmo, il nostro ma anche quello degli organizzatori – che sui nostri pettorali avevano anche fatto stampare i nostri attuali “nomi da corsa” – e di tutti gli altri runner ci ha svegliato e accompagnato. Un’altra bella corsa – dal centro storico di Bassano sino a Marostica (castello e mura davvero incantevoli) – un altro traguardo tagliato insieme, con un altro “trucco” benevolo: la sera prima il don aveva corso piano al mio fianco, per lui era stato un riposo attivo, domenica è scattato via con i migliori ed ha chiuso con i primi venti, in 1.21′, mentre io cercavo di impostare un’andatura sopportabile tenendo d’occhio i battiti del mio cuoricino. Due terzi di gara a 5’/km poi un rallentamento graduale e la stanchezza, vera e tanta, negli ultimi chilometri quando don Marco è tornato ad affiancarmi per accompagnarmi al traguardo. Acqua, the, massaggio (bella sorpresa, decisivo per il mio ottimo recupero di oggi) ma anche podio, microfoni, premiazioni e miss. Io? Ci ho messo 1.51′ ma non ho mai smesso di correre ed oggi mi sento bene, un leone. E’ stato un ottimo allenamento, non sono ancora pronto e non so se riuscirò a recuperare per la maratona più veloce del mondo, però so che posso provarci e che ho ancora un po’ di tempo per crescere. E don Marco, ops, don Camillo anche a distanza, troverà il modo di aiutare il suo Peppone.
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