Gesù prende la donna, là dove essa si trova, nella banalità del quotidiano, nei fastidi dell’esistenza comune, per condurla altrove.
Gesù suscita le attese della donna, la costringe ad esprimersi, parte da quelle. Ma poi, via via, le lascia cadere o le dilata. Dio non si lascia imprigionare dentro le attese anguste dell’uomo. Le forza oltre ogni limite.
E l’uomo deve misurarsi sul progetto di Dio, non costringere Dio nel proprio progetto riduttivo.
Dapprima, Gesù rivela la bellezza del proprio dono, poi segnala gli ostacoli che ne impediscono l’accoglienza.
Non spiega l’uomo a partire dal suo passato, ma a partire dal suo futuro. quasi dicesse: «tu sei quello che diventerai».
Un dialogo non è fatto solo di parole. È, prima di tutto, un incontro di volti. Si tratta di “gettare il cuore in faccia all’interlocutore”.
Allorché si vince una discussione, non è detto che sia Dio a guadagnarci.
Cristo cerca con delicatezza uno spiraglio verso il cuore. L’unica strada percorribile, per Lui, è quella dell’umanità.
Non si tratta di forzare, e neppure di portare a un facile consenso. Ma affrontare il rischio di camminare insieme, scoprire insieme.

(Le donne che hanno incontrato Gesù, Alessandro Pronzato)

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