Domenica 14 febbraio il Papa è andato in visita alla mensa Caritas presso la Stazione Termini, a Roma; tutto il mondo attraverso le immagini televisive ha visto i suoi occhi inumidirsi di commozione mentre ascoltava il saluto rivoltogli da una delle ospiti; mi sono chiesto quali potevano essere i meravigliosi pensieri e i sentimenti del Santo Padre in quel momento; certamente non dimenticherà mai quella situazione.
Vicino alla casa dove sono nato abitava Massimo, un giovane, mio coetaneo, affetto da distrofia muscolare; il tipo di distrofia di Massimo è una malattia progressiva. Da piccoli giocavamo e correvamo insieme, poi lentamente Massimo ha dovuto sedersi su una carrozzella, gli si bloccavano i muscoli uno dopo l’altro. È morto a 25 anni per soffocamento quando la distrofia aveva colpito i muscoli dell’apparato respiratorio.
Insieme con lui e ad altri ragazzi in estate andavamo a fare un campo vacanza al mare; sorretti da enormi salvagenti Massimo e altri giovani potevano nuotare liberamente: i suoi coetanei più robusti utilizzavano le camere d’aria dei camion… tutti ci divertivamo moltissimo. Durante una di quelle indimenticabili settimane di vacanza ho trovato la forza di riconoscere e accogliere la mia vocazione al sacerdozio.
Quando torno a casa cerco sempre di andare a visitare gli ospiti di un Piccolo Cottolengo di don Orione; è poco distante dalla casa di mia madre e in quella comunità sono accolti alcuni confratelli sacerdoti che necessitano di cure particolari; in diocesi c’è una casa del clero che ospita un gran numero di preti malati, meravigliosamente accuditi da suore e da personale laico. Durante i miei anni di seminario ho avuto la gioia di essere per quattro anni uno degli educatori dei ragazzi del Seminario minore; con i ragazzi del liceo tutte le settimane andavamo in un ricovero a imboccare i malati gravi e spesso li portavo a trovare i sacerdoti anziani. Visitare gli infermi è una delle sette opere di misericordia corporale; è citata da Gesù in uno dei brani più importanti del Vangelo, al capitolo 25 di Matteo: ero malato e mi avete visitato. Andare a trovare i poveri, i malati, i sofferenti è un ‘ fioretto’ quaresimale che economicamente non costa nulla, va bene per i portafogli vuoti di molti giovani e riempie il cuore, rende ricchi e gioiosi più di ogni altra vincita: provare per credere!
(Don Nicolò Anselmi, L’avvenire, pagina 32)
«Economicamente non costa nulla, va bene per i portafogli vuoti di molti giovani e riempie il cuore»

Buongiorno!

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