«Ciò che si spreca per Gesù non è sottratto ai poveri. Al contrario, direi che proprio i poveri possono contare concretamente su ciò che viene offerto, in maniera esagerata, a Cristo.
I poveri e Gesù stanno nella stessa direzione. Un amore assoluto a Gesù si traduce necessariamente in attenzione verso il prossimo, verso i poveri, ossia di nuovo verso Cristo stesso che si identifica con essi.
La contemplazione, la preghiera non possono che portare in direzione del prossimo. I bisognosi che “ci saranno sempre nel paese” (e altrove) hanno tutto da guadagnare dalla gratuità, dalla pazzia di coloro che accettano di perdere la propria vita, non dai calcoli giudiziosi di coloro che amministrano prudentemente l’esistenza propria e altrui.
Dai primi riceveranno sempre tutto, dagli altri, al più, le briciole.
L’impegno sociale non può che nascere da una teologia della gratuità. L’alternativa non è tra attaccamento a Cristo e impegno di solidarietà, tra contemplazione e lotta contro la miseria e l’ingiustizia, ma tra una vita donata, spesa e il semplice dare delle cose, fornire delle prestazioni.
Cristo esige il dono totale. Ma non è un accaparratore. Si affretta a restituire ai poveri degli individui diventati essi stessi “dono”, dei pazzi incapaci di calcoli. I veri amici dei bisognosi sono sempre stati uomini irragionevoli, disposti a tutti gli eccessi».
(Alessandro Pronzato, Le donne che hanno incontrato Gesù)
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