Come destarsi e tornare alla realtà: la s’immaginava a colori ma, aperti gli occhi, si presenta in bianco e nero. Al massimo sfumata di grigio. Quasi l’immagine del curato di campagna di Bernanos che, in fronte alla sua parrocchia, se ne stava rattristato nel vederla divorata dalla noia. Annoiata fino ad addormentarsi. La noia: una delle grandi conquiste del pensiero post- moderno in materia di esistenza. Disgustati fino a diventare teppisti, brevettarsi aguzzini, improvvisarsi ricattatori. Le chiamano baby gang ma forse di baby tengono solo l’età: per il resto sembrano professionisti addestrati all’uso.Ma se l’albero si riconosce dai frutti, allora sono semplici specchi di un orizzonte più vasto. Impensierisce e impaurisce l’eroismo che s’annida in pensieri che facilmente si traducono in gesti: abitando il “tutto e subito” si fatica ad avvertire il bisogno di una finalità nell’azione e di un significato da innestarci. “Adesso” è l’unico attimo in cui si gioca l’esistenza: ora o mai più. E, così facendo, certi attimi si caricano di una potenza e di una sorpresa che supera l’età di chi li firma. Artisti nell’emulazione, scopiazzano idee elaborate da mondi adulti che tentano poi di incarnare nelle loro vite. Nell’epoca di Facebook, di Msn e di Iphone – cioè nell’epoca della beatificazione delle relazioni virtuali – è facile immaginare di vivere in una second life. E pure intrigante, forse.Ma una generazione annoiata è anche l’urlo disperato di chi ha sete di creatività. Di fantasia e di potere d’immaginazione. Oggi una delle battaglie tra fede e non fede, tra vita e non vita, tra felicità e noia si gioca proprio nel campo dell’immaginazione. La potenza dell’immagine sta nel suo occultamento: più viaggia nascosta più s’addentra nell’immaginario collettivo. Certi studiosi dei cambiamenti culturali annotano che oggi il vero discernimento sta nell’arte di leggere in che direzione portano i desideri del cuore. Perché lì si nasconde il microchip di un’azione: tutto parte da un pensiero, un’emozione, un’intuizione. Che poi trova forma in un gesto. Si danneggiano stabili per noia, si ricatta per noia, ci si suicida per noia. Ma dietro ciò campeggia statuaria una domanda: in che direzione sta marciando l’immaginazione dell’umanità? Impossibile non scorgere dietro certi gesti un’esigenza creativa in risposta alla tirannia delle immagini. Un mondo stanco e ripetitivo – dove per paura di perdere una posizione ci si guarda bene persino dal proporre occasioni di rilancio – difficilmente risveglia nell’adolescente termini come fiore, notte, stella, rosa, terra, fanciullo. Dove tutto è competitività con fatica ci s’accorge di possedere un’interiorità dentro la quale forgiare un senso, un segno, un sogno.Rappresentativo un sondaggio del Corriere: la frase riconosciuta regina dell’anno è Yes, we can. Consolerebbe vedere che, al di là della fatica della giovinezza, su qualche zainetto si rielaborasse questa scritta con yes, we live.
Vivere: ossia credere che l’esistenza è tutto il contrario della nausea.